Certamente è stato un voto di fiducia dato al governo sulle Unioni civili per coerenza con i valori laici e liberali ereditati dalla cultura dei partiti dai quali proviene il gruppo dirigente di Ala (Alleanza liberal-popolare per le Autonomie) di Denis Verdini.
Proprio lui, l’ex coordinatore di Forza Italia, viene dal Partito Repubblicano. Il suo capogruppo al Senato, Lucio Barani esibisce all’occhiello della giacca il garofano rosso del Psi di Bettino Craxi. Il senatore Ciro Falanga viene dai Radicali. E “socialista craxiano”, come lui tiene a sottolineare, era il vero braccio destro di Verdini, Riccardo Mazzoni, ora vicepresidente vicario del gruppo a Palazzo Madama, giornalista, toscano come Verdini, con il quale collabora da lungo tempo.
Ma ora, come sottolinea lo stesso Mazzoni in questa intervista a Formiche.net, una cosa appare chiara: “I nostri voti pesano eccome al Senato”. Dalla sera di giovedì 25 febbraio Verdini ha messo un piede decisivo nella maggioranza di governo. Sottolinea Mazzoni: “Il voto di fiducia è sempre politico ma non sempre ha delle conseguenze… Ma diciamo che siamo importanti per mandare avanti la legislatura e fare le riforme”.
Senza i verdiniani sul ddl Cirinnà Renzi non avrebbe raggiunto i 161 voti necessari ad avere la maggioranza assoluta. La legge sulle Unioni civili sarebbe passata lo stesso con 155 voti, ma per altre votazioni fatidiche come ad esempio quella sulla Legge di Stabilità Renzi dovrà raggiungere quota 161. Quella maggioranza assoluta che da mercoledì sera non c’è più.
Senatore Mazzoni, allora con questo vostro primo sì alla fiducia al governo Renzi si è sancito il vostro ingresso in maggioranza, cosa che sta agitando tanto la sinistra interna del Pd, i Cinquestelle e anche Forza Italia?
No, non siamo entrati in maggioranza. Sulla legge delle Unioni civili è accaduto quanto è già avvenuto sulla riforma costituzionale dove eravamo stati determinanti. Così come determinanti lo siamo stati nella votazione sul rinvio del ddl Cirinnà di una settimana, perché se si metteva al voto l’emendamento-canguro Marcucci la maggioranza sarebbe andata sotto.
Ma molti, compreso il presidente emerito Giorgio Napolitano, sottolineano che i vostri sono voti aggiuntivi e non sostitutivi. Come replica?
Io non commento le parole di un Capo di Stato o di un ex Capo di Stato. E, comunque sia, voglio ricordare che questa legislatura è nata senza una maggioranza al Senato. Prima c’era il governo Letta di grandi intese, poi c’è stato il Patto del Nazareno, noi le fiducie al governo Letta quando eravamo in Forza Italia le abbiamo già votate, così come abbiamo fatto per la riforma costituzionale e la nuova legge elettorale e ci siamo dichiarati disponibili per coerenza a un percorso riformista. Quindi, noi le riforme che ci convincono del governo Renzi le votiamo. La legge Cirinnà, enorme passo in avanti sui diritti civili, che colma innanzitutto un vulnus con il Paese, che è molto più avanti della politica, l’abbiamo condivisa dall’inizio. Io la condivisi già da quando, come senatore di FI andai in commissione Giustizia il giorno stesso in cui parlava Maurizio Gasparri ( FI, vicepresidente del Senato, ndr) proprio per rappresentare l’anima laica di Forza Italia. Quindi, il nostro è un percorso coerente.
Ma poi è spuntata la fiducia al governo e dai principi si è passati a scelte politiche.
Renzi ha giustamente scelto la scorciatoia del maxi emendamento per evitare che con decine di voti segreti la legge finisse nella palude. Allora che dovevamo fare? Affossare la legge come hanno rischiato di fare i Cinquestelle che ne hanno fatto una questione procedurale contro il canguro (soppressivo degli emendamenti, ndr) o mandare avanti la legge? Abbiamo deciso di votare la fiducia proprio per farla approvare.
E’ stata una fiducia tecnica per coerenza con i principi o una vera e propria fiducia politica che prelude a altri scenari?
No, non è stata una fiducia tecnica, il voto di fiducia è sempre un voto impegnativo e per sua natura politico. Ma non si può trarre da questo voto un immediato effetto politico… La politica, essendo in democrazia, la decidono i numeri e se saremo determinanti anche in futuro per le altre riforme in agenda noi le voteremo. Renzi ha fatto una grande apertura di credito nei nostri confronti all’Assemblea del Pd di domenica 21 Febbraio. In quella sede ha riconosciuto che la maggioranza non sempre è autosufficiente e che quindi ben vengano altri voti. Ma ha detto qualcosa di più: ha parlato di un accordo forte con Verdini.
Il Colle, ricevendo Verdini, ha dato la benedizione a una nuova maggioranza?
Assolutamente no. Ma è stata comunque una importante legittimazione per Verdini e per Ala.
Ingresso a breve in maggioranza?
Non credo proprio. La Politica ha i suoi tempi, le sue regole e a volte le sue conseguenze.
Siete però ormai decisivi?
Diciamo che siamo importanti per mandare avanti la legislatura e fare le riforme. Non lo dico io, lo dicono i numeri.
Intanto, la sinistra interna del Pd e ministri come il Guardasigilli Andrea Orlando (leader dei Giovani turchi) sono contrari al vostro ingresso. Come giudica queste posizioni?
Voglio solo ricordare che Verdini (da coordinatore di FI) gli accordi prima che con Renzi li ha fatti con uomini di Bersani. Poi se non vanno bene i nostri voti aggiuntivi, la sinistra Pd ha tutto il diritto di trarre le conseguenze politiche che ritiene.
Ci sarà una gara o un accordo in futuro con il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano per costituire un’area di centro.
Per aggregare l’area moderata che non si riconosce più in un un centrodestra guidato da Matteo Salvini ci sono due anni di tempo. Ma ci vuole un leader che guidi questa area, con tanti piccoli leader non si costruisce niente.
Forza Italia dà l’impressione di non toccar più palla. E’ così?
La scelta di mettersi a rimorchio di Salvini è stata drammatica per Forza Italia, perché un centrodestra senza guida moderata non può aspirare a un vero rilancio.