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La piroetta di Maurizio Landini su Sergio Marchionne

Maurizio Landini in una recente dichiarazione ha dovuto riconoscere i risultati conseguiti da Sergio Marchionne nella gestione del gruppo automobilistico. Certo, sarebbe stata opportuna anche un’autocritica sulla linea di condotta della FIOM che ha fatto di tutto per contrastare una linea di politica industriale e di relazioni sindacali che quei risultati hanno prodotto, mentre è stato possibile consentirli grazie al coraggio delle federazioni della CISL e della UIL che si assunsero la responsabilità di quegli accordi, nonostante le contumelie e le critiche a cui furono sottoposte. Non solo sul piano sindacale.

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A quando l’autocritica della Confindustria che, con il suo atteggiamento rinunciatario e sostanzialmente favorevole ai sindacati, provocò l’uscita della Fiat dall’associazione? Sarebbe il caso che i candidati alla presidenza di Viale dell’Astronomia spendessero qualche parola in proposito.

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“Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Così recita l’articolo 49 della Costituzione. Dove sta scritto che questa norma debba essere “attuata” come vorrebbero fare alcuni progetti di legge depositati in Parlamento? In Italia i partiti sono stati delle importanti realtà come libere associazioni (così erano stati voluti dal legislatore costituzionale). Oggi sono un pallido fantasma di ciò che furono. Ma volerne imprigionare la vita e l’attività (compresa la formazione dei gruppi dirigenti) all’interno di disposizioni legislative, significa scavar loro la fossa. E consegnare ancor di più  la politica all’invadenza della magistratura.

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