Il processo Vatileaks 2 si tinge ogni giorno di più di un alone di mistero che lo rende assai simile a una soap opera, con malori in Aula, accuse reciproche, viaggi a Dubai e cellulari recapitati in Vaticano nascosti dentro una confezione di ciambelle.
LA MISSIONE A DUBAI
L’ultimo colpo di scena è il viaggio di monsignor Lucio Vallejo Balda, uno degli imputati, a Dubai, in compagnia dell’ex colonnello dei Ros Giuseppe De Donno. Proprio quest’ultimo, a Repubblica, conferma tutto: “Siamo andati a Dubai insieme per tre giorni, mi pare a cavallo tra il dicembre 2014 e il gennaio 2015”. E qui viene il bello: Vallejo Balda avrebbe consegnato a un uomo dei servizi segreti cinesi una finta cartella clinica del Papa. Ma tra i documenti, anziché notizie circa la salute di Francesco, c’erano le analisi del sangue e l’elettrocardiogramma della madre ottantaduenne di Balda. De Donno cade dalle nuvole:
“NON METTEREI LA MANO SUL FUOCO”
“A me pare davvero inverosimile. Non mi ha dato l’idea di essere coinvolto in una tresca del genere. Era il primo viaggio che facevo in sua compagnia. Dopodiché, la mano sul fuoco non ce la metterei”, ha aggiunto De Donno sempre al quotidiano diretto da Mario Calabresi. Lo scopo della messa in scena? Forse accreditarsi presso interlocutori importanti, ma l’indagine sul punto è ancora aperta.
L’AMMISSIONE IN AULA
Solo qualche giorno prima, in Aula, aveva ammesso di aver “passato documenti ai giornalisti”. Il motivo? “Perché temevo per la mia vita”. Confermando tutto – e cioè di aver dato a Gianluigi Nuzzi cinque fogli contenenti le 87 password utili a leggere i file riservati della Commissione Cosea – ha però aggiunto di aver sempre avuto la “netta sensazione che (Nuzzi, ndr) le possedesse già”. Il dito, Balda, l’ha puntato contro Francesca Chaouqui, accusata di averlo manipolato e di aver esercitato su di lui ogni tipo di pressione psicologica. Chaouqui – che il 15 marzo scorso in Aula ha accusato un malore legato alla gravidanza – stando ancora al racconto di Balda in Aula, millantava di essere il numero due dei servizi segreti italiani”. “Avevo paura di essere perseguitato e anche per la mia integrità fisica. Avevo paura ed ero in un momento di forte stress. Ero in una situazione senza uscita”.
LE MINACCE DI CHAOUQUI
Il monsignore ha anche riportato un messaggio WhatsApp che la donna gli aveva inviato: “Ti distruggerò davanti a tutti i giornali e sai che posso farlo”. Escluse, invece, minacce “dirette o concrete” da parte dei giornalisti – anch’essi sotto processo, Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi: le minacce venivano “da Francesca Chaouqui, non dai due giornalisti”, che comunque riteneva far parte “dello stesso gruppo”. Gruppo che Fittipaldi ha definito “fantomatico” e che le frasi a prima vista compromettenti contenute nelle chat su WhatsApp altro non sono che un modo per “assecondare” la fonte giornalistica”. Un processo che, ha aggiunto il giornalista dell’Espresso fuori dall’Aula, è sempre più “farsesco. Non mi viene nemmeno più contestato di aver fatto minacce ma di aver fatto domande”.
VALLEJO BALDA DI NUOVO IN CELLA
Nei giorni scorsi, il monsignore spagnolo era stato nuovamente arrestato, perché trovato in possesso di un telefono cellulare che avrebbe usato per almeno “otto ore” di conversazione con l’Italia e con l’estero. Il tutto è stato confermato da Padre Federico Lombardi, portavoce vaticano: “E’ vero, è stato nuovamente arrestato perché ha contravvenuto alla indicazione di non comunicare con l’esterno, una delle condizioni in virtù delle quali gli erano stati concessi gli arresti domiciliari”. Il telefono cellulare, una scheda sim e un caricabatterie nascosti dentro una confezione di ciambelle recapitata al Collegio dei Penitenzieri, in Vaticano, dove Vallejo Balda era stato trasferito dopo l’arresto di novembre.
IL CALENDARIO DELLE PROSSIME UDIENZE
Il calendario delle prossime udienze è già stato fissato: si torna in Aula lunedì mattina alle 10.30 e il giorno dopo alle 15.30. Quindi il 31 marzo, il 1° e il 2 aprile.