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La lettera di Ettore Gotti Tedeschi a Papa Francesco

Ettore Gotti Tedeschi e Gian Luigi Gigli

Il prof. Ettore Gotti Tedeschi, vecchio presidente dello IOR (Istituto Opere Religiose) del Vaticano, anch’egli stanco della inconcludente politica socio-economica, priva di etica e di valori morali condivisi, ha scritto direttamente al Papa per invitarlo ad assumere iniziative concrete con i responsabili politici degli Stati per un’opera politicamente concreta.

La condizione di povertà e di precarietà in cui l’Italia è immersa da anni chiama alla mente ricordi nefasti di un tempo definito in modo goffo di rivoluzione, le rivoluzioni servono a cancellare il potere costituito per sostituirlo con quello costituente. Invece, chi ha saccheggiato con abile menzogna la politica degli anni dal 1946 al 1994 mirava solo ad ereditare il sistema, niente di più. Era opinione comune che con tangentopoli la “catarsi fosse completata”, e che la coscienza collettiva fosse ormai purificata, candida che più candida non si può.

Gli ex comunisti, con astuta maestria, agitavano la questione morale, per presentarsi all’appuntamento storico col potere come purificatori della coscienza nazionale. Il pentapartito guidato dalla DC nel contempo spazzato via come neve al sole, non per incapacità di governare, ma perché in certi santuari internazionali economico-finanziari si era così stabilito. E la manovra di palazzo andò a buon fine, grazie anche alla missione molto zelante di una parte della magistratura italiana, che con inumana e barbara azione riuscì a distruggere partiti e leader politici del peso di Andreotti, Forlani e Craxi.

C’è chi ancora oggi sostiene che l’aiuto di poteri stranieri, allergici al sistema di economia mista pubblico-privato del nostro Paese suscitasse notevole fastidio al mondo anglo-americano soprattutto, perché quasi perfetto per mantenere equilibrio sociale, senza creare notevoli diseguaglianze. Il diavolo però fa le pentole e non i coperchi e chi “di spada ferisce di spada perisce”. Chi agli inizi degli anni novanta del Novecento indossò la divisa di carnefice oggi è costretto a vestirsi da vittima. La campana oggi suona per i comunisti moralisti di allora, che moralisti non erano, tanto da vendersi allo straniero pur di andare al potere. Erano coloro che godevano per la fine dei democristiani, i quali lasciavano il potere nelle mani di eredi sconclusionati, sia culturalmente che politicamente.

Il dato confortante e più vero però è che i democristiani non sono mai morti, al limite sono stati commessi delitti impuniti contro di loro, ma mai morti. Invece, quelli della dittatura del proletariato e della lotta di classe sono morti e seppelliti, dei veri e propri zombie. Molti di loro sono stati costretti a vendersi a Renzi e sono continuamente sbeffeggiati e ricacciati in un angolo angusto senza capacità di reazione. Mortificazione più nera non poteva esservi. La non-politica, i silenzi, i voltafaccia, le doppiezze, un campionario di incongruenze etiche, da far impallidire anche esponenti politici navigati.

Una tale condizione non può che influire negativamente sull’andamento della vita politica italiana, che vede giorno dopo giorno Renzi allargare il suo potere, sia a destra dove Berlusconi è diventato un patetico figurante, immagine comoda ai mezzi di informazione pro Renzi, che a sinistra dove non ci sono idee per contrastare il PD renziano. Allora che fare? Affidarsi a Renzi a tutti i costi? Ma a che serve? Il prof. Ettore Gotti Tedeschi ieri su Il Giornale ha chiamato in causa direttamente, con una bella lettera, Papa Francesco sulla necessità di costruire un partito politico, che si ispiri ai valori cristiani, gli unici, dopo aver sperimentato altre ricette, che possono dare una seria spinta a ridurre le diseguaglianze in questo tempo globale e a realizzare bene comune.

Altre utopie hanno fallito, è tempo di approfondire valori, principi e documenti peculiari del pensiero cattolico, da un ventennio abbandonati e rinchiusi nello sgabuzzino dei vecchi arnesi. E’ arrivato il momento di tirarli fuori e, per chi ne ha la capacità, di usarli con genuina sapienza.


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