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Gli Stati Uniti credono di aver ucciso Abu Alaa al Afri, il numero due dello Stato islamico

Un’operazione americana ha probabilmente ucciso il secondo in comando dello Stato islamico: Abu Alaa al Afri, nome vero Abd al Rahman Mustafa al Qaduli, iracheno di etnia turkmena nato a Tal Afar, nei pressi di Mosul.

Quando ad aprile scorso il Guardian pubblicò la notizia del ferimento del Califfo Abu Bakr al Baghdadi ─ colpito gravemente alla spina dorsale da un airstrike americano secondo il giornale inglese, ma notizia mai confermata definitivamente ─ il nome di al Afri era associato ad una sorta di reggenza del Califfato.

L’uomo, noto anche come Haji Imam, è considerato uno dei leader religiosi più anziani dell’organizzazione: grande studiosi dell’ideologo al Suri, è laureato in fisica e gravita nel gruppo fin dai tempi di Abu Musab al Zarkawi, di cui era vice ed emiro di Mosul.

A quanto pare il leader jihadista è stato eliminato in un blitz dei commandos americani, avvenuto in Siria giovedì mattina all’alba, ha detto il segretario alla Difesa Ash Carter, che ha annunciato la notizia in conferenza stampa. Sarebbe stato colpito a bordo del suo veicolo, dopo un pedinamento durato giorni.

Questo non è la prima volta al Qaduli viene segnalato ucciso. Nel mese di luglio 2015, il ministero della Difesa iracheno ha sostenuto che fosse morto in un attacco aereo della Coalizione che lo aveva colpito proprio a Tal Afar. Sulla testa di Al Afari c’era una ricompensa “dead or alive” da 7 milioni di euro, la più alta dopo i 10 milioni per Abu Bakr al Baghdadi. Personaggio chiave, indicato tra l’altro come il capo delle finanze dell’organizzazione.

LE MISSIONI MIRATE

“Stiamo eliminando sistematicamente il gabinetto dell’Isis” ha detto Carter. Negli ultimi periodi si è assistito ad un incremento delle operazioni mirate contro la leadership dello Stato islamico, e anche al miglioramento della loro efficacia. In successione al Afri è il quarto leader del Califfato targeted nelle ultime quattro settimane. Prima di lui era toccato ad Abu Athir al Absi, ex waly di Aleppo e responsabile di un network di comunicazione; poi ad Omar al Shishani, ministro della Guerra e uno dei comandanti militari più simbolici; e infine al capo del comparto armi chimiche, oggetto di un blitz della Delta Force in Iraq. Impossibile non associare l’efficacia di queste attività con l’invio di una unità americana con incarichi specifici che prende il nome expeditionary targeting force (ETF), composta proprio da 200 operatori Delta, con il compito di individuare, catturare, eliminare, o segnalare come bersagli, i notabili dello Stato islamico. Un team analogo si trova nel nord siriano, ed affianca una coalizione di ribelli diretta verso Raqqa, la capitale del Califfato.

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