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Buona Pasqua a…

Buona Pasqua al presidente della Repubblica Sergio Mattarella: la seconda del suo settennato. Che la sorte gli risparmi un autunno politicamente infernale, quale sarebbe se al presidente del Consiglio Matteo Renzi dovesse capitare di perdere il referendum confermativo sulla riforma costituzionale e dimettersi, come ha annunciato o minacciato di fare mettendo il capo dello Stato in un’apprensione tanto nascosta quanto grande. Altro che le tensioni e i malintesi di cui si scrive, o si chiacchiera, ogni tanto tra Palazzo Chigi e Quirinale su nomine militari e simili.

Mattarella in caso di crisi si troverebbe in autunno o a inventarsi una soluzione transitoria all’insegna dell’emergenza, o a rassegnarsi allo scioglimento anticipato delle Camere. Che però, rinnovabili con due leggi elettorali diverse, la Camera con la nuova disciplina chiamata Italicum, e il Senato col vecchio Porcellum mutilato dalla Corte Costituzionale, ben difficilmente sarebbero in grado di accordare entrambe la fiducia ad un nuovo governo.

La terza ipotesi sarebbe quella di scongiurare Renzi a ripensarci, rinviarlo alle Camere per una reinvestitura, ancora più dipendente dagli odiati voti di Denis Verdini e amici, e cercare di improvvisare un’altra, più commestibile riforma costituzionale ed elettorale. Ma nel frattempo potrebbero esplodere fra le mani del presidente del Consiglio, uno alla volta o tutti insieme, i vecchi o nuovi problemi del suo partito, dell’economia, dell’immigrazione e, naturalmente, del terrorismo islamista. Roba, francamente, da brividi.

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Buona Pasqua al presidente del Senato Pietro Grasso, perché interrompa il suo eterno e ottimistico sorriso e si lasci tentare dal dubbio che quella di diventare nel 2013 la seconda carica dello Stato non sia stata una fortuna ma una disavventura.

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Buona Pasqua alla presidente della Camera Laura Boldrini, col permesso dell’Accademia della Crusca, perché, sia pure su un gradino sotto Grasso, da terza carica dello Stato, non ne condivida dubbi e timori.

 

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Buona e doppia Pasqua a Matteo Renzi, come presidente del Consiglio e come segretario del Pd, perché non si penta di avere tentato l’impossibile: raddrizzare le gambe alla sinistra, almeno a quella dichiaratamente riformista. Impresa alla quale si cimentò inutilmente, e drammaticamente, Bettino Craxi per una ventina d’anni.

 

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Buona Pasqua ad Angelino Alfano, perché non perda la buona fortuna avuta sinora come ministro dell’Interno di un Paese minacciato dal terrorismo islamista. E perché nell’uovo di cioccolato presumibilmente offertogli da Renzi trovi come sorpresa “quel certo quid” sottrattogli da Silvio Berlusconi dopo averlo fatto acclamare segretario del partito, cioè delfino, dall’allora suo “popolo della libertà”.

 

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Buona Pasqua allo stesso Berlusconi, perché ricordi anche per sé ciò che, da più giovane o meno anziano, soleva ricordare agli amici: quanto fossero pieni i cimiteri di presunti insostituibili. O, come diceva Giulio Andreotti, di “ex aspiranti Napoleoni”, fra i quali egli considerava anche quanti si fossero proposti di far diventare i treni italiani puntuali come quelli della Svizzera.

 

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Buona Pasqua a Massimo D’Alema, perché l’azienda vinicola della sua famiglia si riveli di un amalgama meglio riuscito del suo Partito Democratico: suo, non si sa ancora per quanto.

 

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Buona Pasqua a Pier Luigi Bersani, perché trovi in qualche scatolone del Viminale o palazzi simili i voti che gli mancarono nel 2013 per vincere le elezioni alla guida del Pd, come gli ricorda con crudeltà Renzi. Che giustamente non crede alla favola di chi, non potendo cantare vittoria, si consola negando di avere perduto.

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Buona Pasqua a chiunque riuscirà a giugno ad essere eletto sindaco di Roma, uomo o donna, perché sarà ben difficile rinnovargli gli auguri l’anno prossimo. Il vincitore o la vincitrice della lotteria capitolina, visti i problemi di Roma, potrebbe insomma ballare come sindaco una sola estate, parafrasando il famoso film di Arne Mattsson dell’ormai lontanissimo 1951.

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Buona Pasqua al governatore della Puglia Michele Emiliano, perché possa godersi a lungo le cozze pelose di cui è ghiotto, ma di cui vorrebbe privarsi demolendone gli allevamenti attorno alle trivelle marine alle quali ha dichiarato guerra col referendum del 17 aprile, che porta ormai il suo nome.

 

Ma la vittoria storica del 18 aprile porta un altro nome e un’altra data: Alcide De Gasperi, 1948. Vinsero allora le trivelle della democrazia, non quelli che le volevano fermare o demolire.

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Buona Pasqua a Beppe Grillo, perché il ritorno sul palcoscenico, da campione della comicità com’è, lo ripaghi delle amarezze alle quali sarebbe destinato se gli capitasse davvero di governare per una congiura degli avversari: la stessa temuta dall’amica parlamentare che trema immaginando le cinque stelle sul torrino del Campidoglio.

 

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Buona Pasqua a Matteo Salvini, perché scenda finalmente dalla ruspa e dismetta le sue felpe, ringraziando il Signore di avere salvato la Lega dall’estinzione alla quale l’avevano condannata i suoi disinvolti cassieri.

 

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Buona Pasqua infine a Papa Francesco perché conservi a lungo l’amicizia e l’ammirazione di un fedele anomalo, perché senza la fede da lui rappresentata, come Eugenio Scalfari. L’augurio, che è di lunga vita, vale naturalmente per entrambi.


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