Cari lettori, siamo in grado di rivelarvi un retroscena che non troverete su nessun altro mezzo d’informazione: Gianluca Gemelli è un agente segreto del movimento No Triv. Questo è un dato certo, non siamo invece riusciti (non ancora) a capire se Federica Guidi è la sua musa ispiratrice o la sua vittima consapevole. Cercheremo di appurarlo nella prossima puntata. Intanto vediamo su che cosa si basa la nostra affermazione apparentemente paradossale.
Il referendum cosiddetto sulle trivelle (anche se le trivelle, cioè i grandi cavatappi che cercano idrocarburi, non c’entrano più nulla perché si tratta di pozzi già attivi), non decolla. A mano a mano che ci si avvicina al 17 aprile le cose si fanno più confuse. Dei nove presidenti delle regioni che lo hanno promosso, a far propaganda c’è solo Michele Emiliano e anche lui ogni giorno che passa cerca di mettere le mani avanti.
Apparso a Porta a Porta l’ha buttata in caciara giuridica sostenendo che se vince il Sì (che è poi un No alle piattaforme che estraggono gas e petrolio entro le 12 miglia dalla costa) viene ripristinata la legge del 1991 che regola il permesso di ricerca. Un autogol clamoroso, perché in questo modo potrebbero continuare le trivellazioni entro le 12 miglia proibite dal governo con l’emendamento che ora si vuole abolire. Intervenuto a Sat 2000, la televisione della Cei, il presidente della Puglia ha detto di augurarsi che si raggiunga il quorum e di vincere, ma “se perdiamo farò ricorso presso l’Unione europea contro il governo italiano”. Affermazione forte.
Difficile trovare in Francia, in Germania, in Spagna (forse qui con l’eccezione degli indipendentisti baschi e catalani) un esponente politico di primo piano, eletto al vertice di una istituzione dello Stato, membro dello stesso partito del capo del governo, che si rivolge a una autorità esterna, anzi straniera, per cercare una personale rivincita. Immemore della disfida di Barletta, Emiliano torna all’Italia che chiamava i francesi o i tedeschi per combattere il signore loro vicino? E poi su quale base? L’Unione europea dà un indirizzo di carattere generale sulla contendibilità delle concessioni governative. Ma ogni Paese lo applica in base alle proprie condizioni, tenendo conto delle specificità anche tecniche ed economiche: un pozzo petrolifero non può essere paragonato a una spiaggia, a una autostrada, alle onde radio o alla televisione. Emiliano che ha fatto il magistrato, come ripete a ogni pie’ sospinto, se ne rende conto, ma l’importante è alzare il polverone.
Ancor più complicata appare la posizione di organizzazioni come Legambiente che avrebbe fatto volentieri a meno di una consultazione tanto confusa e deviante. Impegnata in negoziati con i grandi gruppi petroliferi per sperimentare nuove fonti alternative, nel dicembre scorso aveva valutato positivamente l’emendamento del governo, apprezzando “il dietrofront del governo sulle trivelle” una questione che così veniva tolta di mezzo.
Dunque, la sfida del 17 aprile si stava arrotolando su se stessa, destinata a incanalarsi in un vicolo cieco. Ma ecco che salta fuori la telefonata galeotta tra Federica (Guidi) e il suo amato Gianluca (Gemelli). Intendiamoci, la questione in sé e per sé non c’entra nulla, si riferisce a una vicenda del 2014 quando il referendum non era nella testa di nessuno. In più riguarda concessioni a terra in quella Basilicata che rappresenta il polo petrolifero più importante d’Europa se si escludono le estrazioni in mare. Basilicata beneficiata dall’oro nero, che ha ricevuto royalty per 300 e passa milioni di euro.
Bene, qualsiasi persona che usi la ragione per giudicare (in senso kantiano) la realtà, non farebbe nessun collegamento tra il pasticcio della Guidi e le trivelle. Ma così non è. Esponenti di punta del Movimento 5 Stelle sono saltati sulla tigre. “Ecco cosa succede se vince il No”. Le lobby, i petrolieri, Total, la Guidi, la Boschi, Renzi e via via inanellando. Magari fino a Obama che è contro le trivelle proprio come Emiliano (parola del presidente della regione Puglia).
Non sappiamo se ci siano stati contatti tra No triv e Gemelli, solo le intercettazioni (che a quanto pare sono abbondanti) ce lo diranno. Ma siccome esiste la proprietà transitiva, è chiaro che all’improvvida ministro (ora ex) e al suo gaio “fidanzato”, pentastellati, ambientalisti militanti, destrorsi alla Meloni e leghisti alla Salvini possono erigere un monumento, magari davanti all’ingresso di Bari vecchia.
Chi è non solo razionale, ma anche ottimista, è convinto che tutte le strumentalizzazioni abbiano le gambe corte e alla fine la gente, dotata per natura della facoltà di pensare in modo logico senza farsi prendere da attacchi di bile, sarà capace di distinguere e di valutare la questione in sé, il quesito (per quanto confuso) al quale siamo chiamati a rispondere, cioè se le attuali piattaforme estrattive possono continuare “fino a vita utile del giacimento” o chiudere baracca e burattini allo scadere legale della concessione. In altre parole, visto che non ci saranno più trivellazioni entro le 12 miglia, se è più conveniente sfruttare le risorse che madre natura ci ha dato oppure sprecarle.
E’ in corso, va sempre ricordato, la grande transizione dal primato dei combustibili fossili alle fonti rinnovabili (acqua, sole, vento, biomasse), ma durerà decenni nel corso dei quali dovremo continuare a riscaldarci, accendere la luce elettrica e cuocere le vivande. Lo riconosce, naturalmente, la stessa enciclica di papa Francesco la quale scrive (Laudato Si’, 165) che “finché non venga realizzato un maggiore progresso nello sviluppare fonti ampiamente accessibili di energia rinnovabile è legittimo scegliere tra il minore di due mali o trovare soluzioni di breve termine”. Dunque, una posizione realistica, pur tenendo fermo l’obiettivo di fondo. Certo, la politica italiana spesso ci ha messo davanti al fascino perverso della demagogia e dei suoi sacerdoti. Non solo, anche chi rifiuta per principio il complottismo si è trovato invischiato in veri complotti. Tuttavia restiamo sempre ottimisti, razionali e realisti.