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Finmeccanica, tutti i dettagli sulla commessa del Kuwait per 28 Eurofighter

Il Kuwait potrà prossimamente contare su 28 caccia Eurofighter Typhoon per rafforzare la propria aeronautica: il contratto è stato firmato oggi, martedì 5 aprile, dopo trattative in corso da mesi e un lavoro durato circa sei anni, più volte sul punto di chiudersi.

“Questo è il più grande contratto mai firmato da Finmeccanica”, commenta in un comunicato stampa Mauro Moretti, amministratore delegato e direttore generale del gruppo attivo nella difesa. Infatti, dato che i velivoli saranno realizzati in Italia, a Finmeccanica andrà circa il 50 per cento dei proventi, ossia, secondo stime ancora non ufficiali, 3 o 4 miliardi di euro, per una commessa che complessivamente ne dovrebbe valere più o meno 8. Un accordo che per il numero uno di Finmeccanica “assicurerà know-how e occupazione qualificata in Italia e nei paesi partner”, ossia Regno Unito, Germania e Spagna, gli altri membri del consorzio che produce i Typhoon. Lunedì, in attesa della firma, le azioni di Finmeccanica erano già salite del 2,45 per cento.

La firma, che si inquadra nella cornice dell’accordo intergovernativo siglato in precedenza, è avvenuta alla presenza del Ministro della Difesa italiano Roberta Pinotti e del suo omologo kuwaitiano, il generale Khaled Al Jarrah Al Sabah. Il contratto portato a casa da Finmeccanica include anche la logistica, il supporto operativo e la formazione degli equipaggi di volo e del personale di terra, svolta in collaborazione con l’Aeronautica Militare italiana; inoltre prevede anche l’aggiornamento dell’infrastruttura di Ahmed al Jaber in Kuwait.

Un memorandum d’intesa era stato già sottoscritto nel mese di settembre, successivamente, all’inizio del 2016, il parlamento kuwaitiano ha approvato una legge che permette il pagamento di circa 500 milioni anticipatamente. Italia e Kuwait hanno stretto una partnership nel settore militare che non riguarda soltanto la vendita di armamenti, ma ha anche un valore operativo. I quattro Tornado italiani che lavorano in Iraq nell’ambito della missione contro lo Stato islamico si trovano proprio nella base di Ahmed al Jaber, nel sud del paese, mentre i due droni Predator non armati sono al nord, nella base di Ali al Salem, vicino al confine iracheno. Un contigente di circa duecento persone che si occupano della logistica e della gestione tecnica dei velivoli è ospitato sul suolo kuwaitiano.



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