Mosca ha annunciato al creazione di una nuovo corpo militare federale, la Guardia nazionale (Natsgvardija), che avrà ufficialmente il compito di combattere il terrorismo e la criminalità organizzata, ma che molti critici ritengono lo strumento sotto il diretto comando del presidente Vladimir Putin per reprimere le proteste interne, che potrebbero innescarsi per esempio in vista delle elezioni di settembre.
LA TEMPISTICA
Ad alimentare le speculazioni una dichiarazione uscita direttamente dalla bocca del portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, il quale annunciando la nuova unità ha detto che la Guardia parteciperà alla soppressione di “azioni non autorizzate” in Russia per “mantenere l’ordine pubblico”, salvo poi specificare che non ci sono collegamenti tra la creazione e la futura tornata elettorale. La contingenza temporale comunque non sfugge, visto che l’istituzione della Guardia nazionale è argomento in mezzo al dibattito politico da anni, e dunque, perché ora? La leader del partito social-liberale di opposizione Yabloko, Emilia Slabunova, ha parlato di “un tentativo delle autorità per difendersi dalle proteste”, “un sentiero pericoloso”, ha detto il parlamentare comunista Vladimir Rodin, mentre è stato definito “un passo verso lo Stato di polizia” dal gallerista Marat Gelman, influente figura culturale del Paese.
I POTERI DELLA GUARDIA
La Guardia nazionale avrà diritto a sparare per prima in caso di necessità di sicurezza, un potere molto forte se si considera che si sommerà alla possibilità di violare spazi privati e ad usare la forza senza preavviso. Non ci sono ancora voci ufficiali sulla consistenza, ma si parla di circa 400 mila unità, coadiuvate da carri armati e blindati, mezzi d’artiglieria semovente, elicotteri da combattimento. Nel nuovo corpo saranno integrate anche le funzionalità della Omon, la polizia antisommossa, e gli Swat team Sobr.
IL COMANDANTE
La Natsgvardija sarà guidata da Viktor Zolotov, sessantaduenne ex fabbro, proveniente da una famiglia umile di San Pietroburgo, per tredici anni (dal 2000 al 2013) è stato il capo della sicurezza di Putin sia come presidente sia come primo ministro. Schivo, poco incline alle dichiarazioni politiche, atteggiamento tipico di chi comanda un entourage per proteggere un’alta carica, muovendosi sotto traccia, forte di uno stretto rapporto con Putin, è arrivato fino ai vertici degli Interni: dal 2013 è capo delle forze che rispondono al Ministero, fino a diventare, adesso, una specie di vice del ministro Vladimir Kolokoltsev.
IL CONTESTO
Nonostante le smentite del Cremlino sulla relazione tra la creazione della Guardia nazionale e le prossime votazioni, Putin già a febbraio si era mostrato preoccupato per le elezioni del 18 settembre. Accedendo ad una retorica ormai nota, aveva messo in guardia sulla presenza di “nemici dall’esterno” che si preparavano per interferire nelle dinamiche elettorali. Mosca ha più volte accusato l’Occidente di influenzare le elezioni russe e di innescare proteste di massa. La preoccupazione del Cremlino è che manifestazioni come quelle del 2011, dove migliaia di persone scesero in piazza protestando contro i brogli elettorali e il potere putiniano, possano prendere ulteriore vento. La paura di Putin è l’innescarsi in Russia di situazioni come quelle viste in Ucraina, e su questo la propaganda e il controllo del Cremlino stanno lavorando per tarpare le opposizioni. “La Russia non va a gonfie vele, anzi: o Putin fa l’Impero o muore” ironizza con Formiche.net una fonte ben informata sulle dinamiche interne russe, chiedendo l’anonimato: “La situazione nel paese è molto meno stabile di quel che appare dalla narrazione, e il consenso è molto meno forte. C’è una profonda crisi economica che sta creando malcontento, la corruzione è endemica, e le sanzioni internazionali alzate a causa della crisi ucraina stanno pesando, insieme al ribasso del prezzo del petrolio: non sono più soltanto le persone comuni ad essere insoddisfatte e vessate, ma ormai anche le élite, un tempo strette intorno al potere, sono innervosite”. “Sono in corso da tempo riunioni e incontri discreti, anche di alto livello e anche con controparti occidentali, per decidere quale sarà la strade a medio-lungo termine, e non è detto che sia quelle di Putin”.
I PRETORIANI DI PUTIN
Mark Galeotti è un attento studioso della sicurezza russa fina dal 1980. Sul suo blog In Moscow’s Shadows ha analizzato la decisione di Mosca di creare la Guardia nazionale: “Non vi è alcun motivo reale per la creazione della NG (Guardia Nazionale, ndr) a meno che non si abbia una grave preoccupazione per possibili disordini pubblici. Cerchiamo di essere chiari, qualunque cosa dica Putin, le forze militarizzate della NG avranno poco ruolo reale nella lotta alla criminalità o al terrorismo; sono forze di pubblica sicurezza, anti-sommossa e insurrezione, [preposte] anche al controllo e all’attività di deterrenza”. Altro aspetto sostanziale: “Con Zolotov alla testa, allora [NG] è ancora più chiaramente una forza presidenziale personale” che il presidente potrebbe utilizzare non solo per tenere sotto controllo le masse, ma anche per spaventare “le élite”. Tuttavia per Galeotti la creazione della Guardia nazionale potrebbe comportare anche squilibri politici, perché il nuovo corpo toglie poteri al ministro e al ministero degli Interni – dipendendo direttamente dal presidente – e inoltre potrebbe finire in sovrapposizione di competenze e dunque di potere, con il finora potentissimo Fsb, il servizio segreto interno erede del Kgb.