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Perché non voterò al referendum del 17 aprile

Lavoro cassimatis, GIULIANO CAZZOLA

Domenica non andrò a votare nel referendum anti-Triv. Sono un habitué della riviera romagnola. Non vorrei alzarmi una mattina ed osservare dalla finestra che i “pozzi petroliferi’’ (come li chiamano le imbarcazioni che organizzano colà le escursioni dei turisti) sono spariti. Mi sentirei ancora più solo. Soprattutto se al loro posto ci fossero delle mostruose pale eoliche.

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Francesco Paolo Tronca, commissario straordinario dell’Urbe, in gioventù,  si è sicuramente formato attraverso studi classici. Avrà quindi avuto modo di leggere quell’opera buffa, attribuita ad Omero, intitolata “Batrocomiomachia’’ ovvero ‘’La guerra delle rane e dei topi’’, nella quale vengono ridicolizzate le imprese degli eroi della mitologia greca. L’attribuzione ad Omero è incerta (come per altro è incerta l’esistenza stessa del poeta cieco). Omero è un po’ come Ercole Incalza. Al primo sono state attribuite le grandi opere letterarie dell’antichità; al secondo – purtroppo per lui – tutti gli scandali attinenti alle opere pubbliche realizzate in Italia negli ultimi decenni. Mentre Omero non è stato in grado di dare conferme, Incalza ha potuto sempre dimostrare la propria estraneità. Tornando a Tronca, l’esimio prefetto ha deciso di dichiarare guerra ai topi di Roma (forse scriverà una “Miomachia’’). E per farlo ha emanato un’ordinanza nella quale viene proibito (con relativa contravvenzione) di dare cibo ai piccioni e ai gatti randagi.

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Gli stormi di piccioni, in un’Italia più civile di quella di oggi, erano un arredo delle piazze più famose e più belle delle nostre città d’arte. Non ha senso la guerra spietata dichiarata a questi esseri viventi, costringendoli a mendicare un po’ di cibo nell’immondizia. Quanto ai gatti randagi (ormai ne sopravvivono pochi) sono sempre stati un’istituzione di Roma, insieme alle “gattare’’ che provvedevano al loro mantenimento. Quelli di Tronca sono inutili atti di crudeltà a cui, per fortuna, i romani non si adatteranno. Preferiranno tenersi i topi. Come è sempre stato.

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Riflettiamo un attimo sul volantinaggio delle intercettazioni riguardanti il caso Guidi. La storia è sempre la stessa. Si cerca di screditare la persona, di metterne in evidenza le debolezze. Stanno presentando Federica Guidi come una donna fragile, succube di un compagno traffichino ed arrogante che si permetteva  persino di offendere (una cosa sgradevole, ma non un reato) i figli delle vittime della Mafia. Quanto al suo ruolo di titolare dello Sviluppo economico, le intercettazioni insinuano (si vedano, a conferma, gli insulti di Federica Guidi a Claudio De Vincenti) che spesso non la invitavano a partecipare ad importanti riunioni su questioni di sua competenza, bypassandola con il potente vice-ministro.

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Camillo Davigo è stato eletto presidente dell’ANM. Stia attento Renzi: questa è una dichiarazione di guerra.

 

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