Il primo di tutti è stato Paolo Gentiloni, ministro degli Esteri italiano con una visita a sorpresa martedì 12 aprile; il giorno dopo sono arrivati in avanscoperta l’ambasciatore francese Antoine Sivan, il britannico Peter Millet e lo spagnolo José Antonio Bordallo, e si è parlato dei passi per riaprire le sedi diplomatiche chiuse per ragioni di sicurezza nel 2014; sabato 16 è toccato ai ministri Frank-Walter Steinmeier e Jean Marc Ayrault, capi della diplomazia tedesca e francese. Tutti offrono il loro appoggio al neo (futuro) premier libico Fayez Serraj, che si muove sotto egida delle Nazioni Unite.
IL PESO DELL’ONU
L’Onu dietro Serraj è motivo di pressione verso le cancellerie internazionali, soprattutto quelle dei Paesi più influenti, in primis le grandi nazioni europee che avranno il compito di gestire i prossimi passaggi della crisi. È così che il nuovo governo prende rappresentanza internazionale ancora prima di nascere definitivamente: lunedì 18 aprile potrebbe essere il gran giorno in cui il parlamento in esilio a Tobruk voterà il sostegno politico a Serraj, sebbene il presidente dell’assise Aguila Saleh sia ancora restio. Dicotomia libica: mentre Serraj prende considerazione in tutto il mondo, alcuni capibastone continuano a tenere posizioni oltranziste.
NUOVI SCONTRI
Poche ore dopo la visita dei due diplomatici europei, nella notte tra sabato e domenica, la casa del vice premier Ahmed Maitiq è finita in mezzo ad uno scontro a fuoco tra due gruppi di miliziani: nel conflitto esploso nella notte tra sabato e domenica e durato per un paio d’ore sono morte due delle guardie del corpo del vice premier. Inizialmente alcuni media avevano incolpato di un attacco premeditato la Brigata dei rivoluzionari di Tripoli guidata da Haithem Tajouri, poi è stata la stessa fazione combattente a cercare di chiarire che la casa di Maitiq era finita in mezzo ad un regolamento di conti violento tra milizie (altre voci dal posto continuano invece a parlare di un tentativo di rapimento).
Nel frattempo, l’esercito cirenaico guidato da Khalida Haftar ha attaccato lo Stato islamico a Bengasi, scoprendo un covo dei baghdadisti.
IL PIANO EUROPEO
Sempre lunedì 18 aprile, è previsto un altro incontro importante: in Lussemburgo ci sarà il vertice dei ministri degli Esteri e della Difesa dell’Unione Europea convocato dall’Alto rappresentante Federica Mogherini, con Serraj in video collegamento. Dunque, come confermano fonti occidentali, la Libia sarà al centro della discussione, ma “non sarà solo incentrata sul lato della sicurezza, ma anche, e probabilmente prima di tutto, sull’aspetto umanitario (Italia, Francia e Germania hanno già inviato aiuti per decisione diretta, ndr), l’aspetto di ricostruzione delle istituzioni, sostenere i comuni, controllo di gestione delle frontiere e in primo luogo”. A tal proposito, era stata proprio Mogherini, parlando dal ponte della portaerei italiana “Cavour”, che staziona al largo delle acque di Lampedusa impegnata nell’operazione di contenimento e controllo del flusso migratorio Eunavofor Med “Sophia”, a invitare i paesi europei ad essere pronti per far entrare “Sophia nella fase 2-B”, ossia quella che prevede di operare in acque territoriali libiche se Serraj lo chiedesse. In quell’occasione l’Alto rappresentante aveva già previsto modifiche del mandato per includere anche la possibilità di addestrare in Europa gli uomini della Guardia Costiera.