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Perché le popolari sbuffano contro Renzi e il fondo Atlante

popolari mps Sforza Fogliani

Le piccole banche italiane sono sotto attacco da parte del governo? Per Assopopolari, l’associazione che riunisce 63 banche per un totale di ottomila sportelli, ci sono pochi dubbi. Le piccole banche vivono giorni difficili, obbligate a guardarsi le spalle da una politica monetaria europea mirata a tassi prossimi allo zero, ma anche da certi disegni di Palazzo Chigi, visti dagli istituti minori come una spinta coatta alla fusione o allo sbarco in Borsa. L’occasione per fare il punto sulla cooperazione, a un anno dal discusso decreto per la trasformazione forzosa in spa delle popolari più grosse e a 20 giorni dalla riforma delle Bcc, è arrivata con un convegno alla Camera per celebrare i 140 anni dell’associazione.

(CHI C’ERA ALL’EVENTO PER I 140 ANNI DI ASSOPOPOLARI)

TUTTE LE BACCHETTATE A RENZI

Il presidente di Assopopolari, Corrado Sforza Fogliani, ha tenuto per l’occasione un lungo intervento al vetriolo, in cui ha rimarcato il ruolo e il perimetro della cooperazione. Non risparmiando dure critiche al governo di Matteo Renzi, che ha spesso e volentieri ribadito il concetto secondo cui in Italia “ci sono troppe banche”, dunque indicando il bisogno di una sfoltita, ottenibile mediante operazioni di concentrazione. Considerazioni che all’associazione delle popolari non piacciono nemmeno un po’, come dimostra la presa di posizione di Sforza Fogliani. “L’Italia attraversa oggi un periodo tribolato, nel quale il modello cooperativo sembra essere messo in discussione: noi siamo decisi a difenderlo, in particolare il regime di concorrenza nel settore che solo le banche territoriali assicurano”, ha detto Sforza Fogliani, per poi sferrare un’altra critica: “Prendersela con le banche non conviene a nessuno, meno a chi pensa di poter ridurre il mercato del credito ad un insieme di pochi soggetti, che farebbero così valere la propria posizione oligopolistica”.

(UN ESTRATTO DELLA RELAZIONE DI SFORZA FOGLIANI)

RENZI UN PO’ NAPOLEONE CON LE BANCHE?  

Ma davvero le piccole banche si sentono accerchiate dalle sorelle maggiori, spalleggiate da un esecutivo troppo invasivo nel voler dettare le regole? Anche in questo caso i dubbi dell’associazione sono davvero pochi. Sforza Fogliani parla addirittura di una sorta di “bonapartismo economico che tiene in scacco il Paese”, per spiegare l’eccessiva presenza dello Stato nel mercato del credito. Di qui a “un preciso disegno che punta a eliminare le banche del territorio” il passo è breve secondo l’associazione. “Non in maniera diretta”, spiega il presidente, ma “esasperando il rispetto di regole troppo pesanti. Ma noi crediamo che invece le il mercato debba operare” liberamente. Dunque, è il messaggio di fondo delle popolari, “lasciateci fare il nostro mestiere, senza intromissioni o concorrenza sleale”. “Come si può continuare ad operare serenamente sul mercato del credito in un Paese dove lo Stato, nel silenzio assordante delle istituzioni spende il proprio nome in una megagalattica operazione in favore di chi raccoglie, ma non fa credito, parteggiando per una parte in concorrenza con le altre?”, si è chiesto ancora Sforza Fogliani.

(CHI C’ERA ALL’EVENTO PER I 140 ANNI DI ASSOPOPOLARI)

PERCHE’ LE POPOLARI MUGUGNANO SUL FONDO ATLANTE

Attacchi finiti? Non proprio. Perché* poi c’è un’altra questione cara alle banche territoriali. Ovvero, le regole dei grandi applicate anche ai piccoli. E qui nel mirino di Assopopolari e del suo presidente sono finiti sia il bail in, sia il neo costituito Fondo Atlante partecipato dalle banche, già oggetto di critiche da parte dell’associazione, nei giorni scorsi. Alle popolari non va giù il fatto che gli istituti sani debbano salvare quelli in difficoltà: “Bisogna scongiurare che il Fondo per gli aumenti di capitale e le sofferenze sia visto come un mezzo di salvataggio che, come già avvenuto, metta a carico delle banche corrette il soccorso a banche concorrenti e vigilate”, ha attaccato ancora il numero uno dell’associazione, allontanando il rischio di una penalizzazione da parte del veicolo messo a punto dal Mef.

(UN ESTRATTO DELLA RELAZIONE DI SFORZA FOGLIANI)

COSA DICONO GLI ECONOMISTI FERRI E SAPELLI

Le difficoltà della cooperazione sono state sottolineate anche da due economisti di primo piano. Giulio Sapelli, ordinario di Storia economica dell’università Statale di Milano, e Giovanni Ferri, Pro-rettore dell’Università Lumsa di Roma. Sapelli ha ammesso il delicato momento delle piccole banche, alle prese con “un vento negativo che indubbiamente le sta mettendo sotto attacco”. Dunque che fare? “Bisogna lavorare sulla cultura, altro non si può fare. L’associazione deve spingere sulla corretta informazione circa il ruolo essenziale delle banche nei territori. Serve un movimento culturale che possa in qualche modo contrastare un’immagine degli istituti un po’ offuscata”. Per Ferri, “in Italia c’è un problema con la cooperazione, vista come un qualcosa da mettere in discussione. Credo che in Italia, ma anche in Europa però, vada dato un messaggio di speranza sulla bontà di questa parte del mondo bancario. Anche se bisognerà tenere conto di un fatto: in Italia i cambiamenti in meglio si percepiscono molto più lentamente degli altri Paesi. Per questo la cooperazione dovrà lavorare sodo”.

(CHI C’ERA ALL’EVENTO PER I 140 ANNI DI ASSOPOPOLARI)


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