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Forza Italia, prove tecniche di suicidio?

Ma è più “berlusconiano” il Pd di Matteo Renzi o è più “de sinistra” l’attuale Forza Italia?

L’interrogativo è sorto a molti ieri sentendo le parole del premier in Senato e leggendo la mozione di sfiducia presentata da Forza Italia contro il governo.

Le frasi di Renzi contro la “barbarie del giustizialismo”, in difesa delle garanzie, le critiche contro l’abominio degli avvisi di garanzia come preavviso di condanna, i provvedimenti del governo orgogliosamente rivendicati per sbloccare o accelerare opere pubbliche e private (non solo Tempa Rossa) considerate strategiche, riecheggiavano il primo Silvio Berlusconi.

Ma a certificare e ad accentuare la metamorfosi del Pd ci ha pensato Forza Italia, vergando una mozione di sfiducia intrisa di lessico alla Marco Travaglio, di narrazioni alla Nichi Vendola e di cospirazioni internazionali alla Giulietto Chiesa.

Si esagera? Eccovi, per comodità, tre concetti chiave della mozione di sfiducia presentata da Forza Italia contro il governo Renzi (qui il testo completo).

Si legge, a proposito del governo e di Renzi: “La logica dell’uomo solo al comando, il disprezzo per la democrazia, le lobbies, i poteri forti, l’occupazione militare dell’informazione”. Cioè le stesse argomentazioni usate per anni, anzi per decenni, dalla sinistra contro Berlusconi.

E ancora: “L’inserimento di simili misure (emendamento pro Tempa Rossa, ndr) conferma un giudizio totalmente negativo nei confronti delle modalità procedurali del Governo, considerato che un Esecutivo che, nell’assumere decisioni e scelte, non guarda all’interesse di quasi 60 milioni di Italiani, non merita fiducia”. Non merita dunque fiducia un governo che cerca – come detto – di accelerare a sbloccare la realizzazione di infrastrutture. Parole che affossano venti anni di attività parlamentare e governativa del movimento fondato da Berlusconi.

Infine, una perla degna del quotidiano il Manifesto. La mozione di Forza Italia stigmatizza il governo Renzi per – udite udite – il “sostegno opaco di poteri forti (gruppi finanziari e bancari, che controllano anche ampi settori dell’editoria) fino a diventare terminale di interessi di multinazionali in settori strategici per il nostro Paese”.

Si scorgono i prodromi, più che del declino di un partito, del suicidio programmatico e ideale di Forza Italia.



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