E’ la prima, vera, buona notizia dopo oltre 4 anni e 2 mesi. La decisione del Tribunale arbitrale dell’Aja di consentire al fuciliere di Marina Salvatore Girone il rientro in Italia fino alla conclusione del procedimento arbitrale è una svolta positiva nell’annosa vicenda che coinvolge dal 15 febbraio 2012 anche l’altro marò, Massimiliano Latorre, in Italia per le cure necessarie dopo essere stato colpito da un ictus il 31 agosto dell’anno scorso. I due, come si ricorderà, erano in servizio antipirateria sulla petroliera Enrica Lexie: secondo l’India spararono contro il peschereccio St. Antony scambiandolo per una barca di pirati e uccidendo due pescatori. Gli italiani hanno sempre sostenuto di aver sparato solo colpi di avvertimento.
Per la prima volta dal marzo 2013 il Capo di 1ª classe Latorre e il Secondo capo Girone del Battaglione San Marco saranno insieme in Italia, cioè da quando ottennero la licenza di tornare per votare alle elezioni politiche. Fu quello il momento più drammatico, con un gravissimo errore commesso dall’allora governo Monti che prima (l’11 marzo) garantì ai due che sarebbero rimasti in Italia motivando la decisione con la violazione del diritto internazionale da parte dell’India e poi (il 22 marzo) cambiò idea e li costrinse a ripartire.
La scelta italiana di rivolgersi a un tribunale arbitrale il 21 luglio 2015 arrivò dopo numerosi e infruttuosi tentativi di risolvere bilateralmente la vertenza, mesi durante i quali più di una volta si credeva di aver raggiunto l’accordo per il rientro di Girone poi puntualmente disatteso. Nell’avviare l’arbitrato, il governo italiano aveva chiesto che Latorre restasse in Italia e che Girone tornasse fino alla fine del procedimento e il tribunale ha accolto in pieno la richiesta: una decisione importante sia per lo stesso Girone e per la sua famiglia, visto che la conclusione del procedimento è prevista tra oltre due anni, sia perché è probabile che nel frattempo si cercherà un accordo extragiudiziale tra i due Stati. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, appena avuta la notizia e telefonato a Girone, ha detto che «per l’occasione lanciamo un messaggio di amicizia e collaborazione con il governo indiano». Una frase non casuale.
La vicenda è lontana dalla conclusione definitiva, ma per la prima volta le prospettive sembrano positive. Soprattutto se l’Italia ha imparato (come sembra) dagli errori del passato.