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Comunali Milano: il gelato al sole del PLI e il caso Efe Bal

Ancora una volta il PLI, ovvero il Partito Liberale Italiano, finisce sui giornali non tanto per le percentuali raggiunte o i voti conquistati nelle urne, quanto, piuttosto, per le “idee” sui generis in ambito politico, che si sciolgono al sole come un gelato alla crema. E’ quanto successo a Milano, dove l’area provinciale meneghina aveva avuto l’intuizione (a torto o a ragione) di candidare il trans più noto d’Italia: l’avvenente turca Efe Bal, già tesserata nel 2014 per la Lega Nord con tanto di foto ammiccanti insieme al segretario Matteo Salvini. Che Efe Bal voglia far politica è ben chiaro da almeno un paio d’anni (lancia da tempo messaggi propagandistici per la liberalizzazione in Italia della prostituzione): se poi sia solo battage pubblicitario o mossa da eroico furor questo lo sa solo la ex candidata del PLI alle comunali di Milano.

Eh sì, perché mentre i liberali milanesi spingevano sul territorio, con decine di banchetti, per raccogliere le 1.200 firme necessarie per presentare la lista (con tanto di 48 candidati), arrivava a sorpresa il niet del candidato sindaco Stefano Parisi, liberale ma non troppo, visto che, quasi sicuramente, dietro il diniego dell’aspirante politico di centro-destra nei confronti di Efe Bal e dell’idea politica del PLI di Milano, potrebbe esserci, come sostengono i bene informati, le pressione, anche queste a torto o a ragione, del mondo cattolico integralista presente in città.

Sarebbe stato uno scandalo, infatti, avere insieme candidati provenienti da Comunione e Liberazione nella coalizione di centro-destra, con la rappresentante di un mondo sicuramente un po’ troppo controverso, come la stessa Efe Bal. Insomma come mettere insieme il diavolo e l’acqua santa.

Parisi alla fine non se l’è sentita, ha abbozzato un diniego quasi politically correct (non citando assolutamente il fatto che Efe Bal sia un trans) e ha invitato il PLI a far ritirare la candidatura all’avvenente turca. Peccato, però, che a quel punto Efe Bal si sia rifiutata e di fatto ha bloccato la lista del partito che un tempo fu di Renato Altissimo. Senza il suo ritiro la lista, così com’era, non poteva essere presentata. A causa del rifiuto di Efe Bal (annunciato in diretta alla Zanzara di Cruciani) altri 47 candidati liberale sono andati a casa, loro malgrado.

Certamente non una bella figura in generale, perché (forse) nei confronti della signorina di origini turche, dal forte carattere, bisognava tutelarsi con altre modalità legali (tipo una liberatoria ad andare avanti, in caso di diniego da parte del candidato sindaco di cdx). Così non è stato e tutto il lavoro svolto dal PLI Milano si è sciolto appunto come un gelato al sole. 

A Roma, invece, Stefano De Luca, segretario nazionale del PLI ha chiuso un accordo con Giorgia Meloni (FdI) e sta lavorando per l’apparentamento della lista che dovrebbe essere presentata nelle prossime ore. Almeno in questo caso dovrebbe andare in porto una lista di natura liberale, anche se in contemporanea c’è in un altro schieramento (quello berlusconiano-marchiniano) con una lista sempre “liberale” ribattezzata Rete Liberale, con in campo Paolo Guzzanti (uscito dal PLI, dove sedeva con il ruolo di Presidente del Consiglio Nazionale).

Alla fine chi sarà tra i due il vero liberale? Difficile dirlo. Certamente fa riflettere la virata politica di De Luca, politico di lungo corso proprio in area berlusconiana, che, fino a due anni fa, durante le Direzioni Nazionali “giurava” mai di andare con l’ultra-destra italiana di stampo lepeniano. Ci avrà ripensato, evidentemente. All’estero, però, l’ALDE ci è rimasta molto male di questa virata fuori dai canoni tradizional,i visto che la Meloni con Fratelli d’Italia vuole uscire dall’Europa. Peccato che lo stesso De Luca alle ultime Europee era andato insieme con Scelta Civica, Fare Futuro, Centro Democratico e una quarantina di formazioni sparse liberali proprio nell’alveo pro-Europa dell’ALDE Party. Vallo a spiegare adesso in Europa, ma De Luca, conoscendolo, ribatterà semplicemente: “…Era una opportunità politica sul territorio” (o così immaginiamo). Vero o falso, c’è di nuovo molta confusione nella strategia politica del PLI (o così appare almeno sulla carta).



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