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Tutti gli ostacoli al salvataggio della Nuova Fiera di Roma

Due scadenze cruciali, un ricorso al Tar che potrebbe essere fondamentale e il progetto – concreto ma dall’esito scontato tutt’altro che scontato – di far sopravvivere il sistema fieristico della Capitale. Ci siamo: dopo mesi – se non anni – di riunioni a vuoto, rumors non confermati e beghe politiche di ogni tipo, per la Nuova Fiera di Roma è giunto il momento della verità. I nodi sono inevitabilmente arrivati al pettine: o si rimettono a posto i conti e si rilancia la struttura dal punto di vista industriale oppure non ci sarà altra alternativa che svendere o fallire.

UNA SOCIETA’  INDEBITATA

La Nuova Fiera di Roma – insieme alla vecchia che sorge sulla via Cristoforo Colombo – è detenuta dalla società Fiera di Roma Srl. Quest’ultima è a sua volta controllata al 100% da Investimenti Spa, i cui soci sono la Camera di Commercio di Roma con il 58% del capitale, il Campidoglio con il 21%, la Regione Lazio e Lazio Innova entrambe con il 9,8%. Come ha ricostruito Formiche.net in un articolo di qualche settimana fa, Fiera di Roma si trova in una situazione di fortissimo indebitamento, sia nei confronti del sistema bancario (Unicredit), sia verso i fornitori, per un totale di circa 230 milioni di euro. Ed è proprio alla risoluzione di questa emergenza che guardano il presidente di Investimenti Spa Luca Voglino e il presidente di Fiera di Roma Pietro Piccinetti, chiamati a salvare il sistema fieristico della città eterna e, se possibile, a rilanciarlo.

I DEBITI CON I FORNITORI

In questo percorso di salvataggio – e di rientro dal debito – la prima tappa fondamentale è in programma il prossimo 25 maggio. I fornitori – che nel complesso vantano una cifra di 30 milioni di euro – dovranno pronunciarsi sulla proposta di accordo formulata dal Tribunale dopo la decisione del 3 marzo 2015 di ammettere la Fiera alla procedura concorsuale del concordato preventivo in continuità aziendale. Una proposta in base alla quale i fornitori otterrebbero il 30% del loro credito iniziale. Se l’accordo ci sarà, Fiera avrà risolto una parte dei suoi problemi mentre, in caso contrario, aumenterebbe il rischio che la procedura concorsuale diventi di tipo fallimentare.

I DEBITI VERSO UNICREDIT

La seconda tappa – altrettanto importante – ci sarà tra fine giugno e inizio luglio quando Unicredit e Fiera tornerannno ad aggiornarsi sul credito di circa 200 milioni che vanta l’istituto bancario. Un anno fa – più o meno nello stesso periodo – la banca guidata da Federico Ghizzoni aveva concesso alla Fiera di Roma un anno di tempo per riprendere – anzi per prendere – la rotta giusta. I dodici mesi, però, sono passati senza particolari novità, con la conseguenza che oggi il tempo stringe ancora di più. E’ chiaro che la decisione di Unicredit di concedere ulteriore tempo o, al contrario, di voler esigere il suo credito influirà molto sul futuro della Fiera ma – da quanto filtra – sembra ci sia un cauto ottimismo nella società da questo punto di vista.

L’IMPORTANZA DELLA VECCHIA FIERA

Ammesso e non concesso che questi due passaggi vadano a buon fine, la questione centrale per il futuro a medio e lungo termine del sistema fieristico romano è costituita sempre dalla valorizzazione della vecchia Fiera di Roma. Nei progetti originari – che ancora oggi non hanno alternativa – era stato infatti previsto che il debito a suo tempo contratto con Capitalia per finanziare la realizzazione dell’opera dovesse essere saldato con le risorse derivanti dalla valorizzazione e dalla vendida della vecchia Fiera di Roma. Da allora – siamo nel 2005 – poco o nulla però si è mosso, almeno fino a quest’estate quando l’Assemblea Capitolina (governava ancora Ignazio Marino) ha approvato la delibera con tanto di variante urbanistica che sblocca la trasformazione dell’area: l’80% sarà destinato ad uso residenziale (compresa una quota di edilizia sociale convenzionata) mentre il restante 20% sarà dedicato a negozi ed uffici. La procedura prevede che la delibera venga trasferita alla giunta regionale guidata da Nicola Zingaretti e che, infine, – dopo la sua approvazione – torni in Campidoglio per la decisione finale. Tuttavia – un po’ come da tradizione italiana e soprattutto romana – non poteva non mancare l’incaglio.

I DUBBI DI TRONCA E IL TAR

Infatti, la delibera – come detto approvata dal consiglio comunale di Roma – alla Regione Lazio non è mai stata trasmessa. Il commissario di Roma Francesco Paolo Tronca è convinto si tratti di un atto di natura politica, come tale di competenza del nuovo sindaco. Opinione che sta di fatto complicando la procedura di salvataggio della Fiera di Roma, sulla quale, comunque, si pronuncerà nei prossimi giorni il Tribunale Amministrativo del Lazio. Nella convinzione che l’atto di trasmissione alla Regione sia burocratico e non politico, Investimenti Spa ha fatto ricorso al Tar per chiedegli di disporre il trasferimento della delibera all’ente governato da Zingaretti. La prossima udienza si svolgerà il 17 maggio.

LA FIERA DI ROMA E LE ISTITUZIONI

Il punto della situazione lo hanno fatto ieri in conferenza stampa il presidente di Investimenti Spa Voglino e quello di Fiera di Roma Srl Piccinetti. Il primo ha sottolineato come le manifestazioni di interesse per l’acquisto della nuova Fiera non manchino. “Ne è arrivata anche una scritta“, ha sottolineato, prima di aggiungere che l’eventuale cessione consentirebbe in un colpo solo di far fronte a tutti i debiti. C’è un però che Voglino evidenzia: “I mei non sono soci privati ma istituzionali: hanno manifestato l’interesse a che il territorio di Roma si sviluppi attraverso un quartiere fieristico. Li abbiamo chiamati in assemblea e ci hanno detto che vogliono conservare la nuova fiera e vendere la vecchia“.

LA VECCHIA FIERA E L’IMPEGNO DEL GOVERNO

Perché tutta vada a buon fine, però, è necessario – come detto – che si arrivi speditamente a definire l’iter di valorizzazione e alienazione della vecchia Fiera di Roma. Un’esigenza indicata chiaramente da Piccinetti secondo il quale, in alternativa, non si potrà che vendere tutto, anche la nuova Fiera: “Pensate che non faccia comodo a un cinese? Solo io ne conosco dieci. Se non passa la variante qualcosa bisogna fare…“. In un’ottica di rilancio Piccinetti ha poi ricordato i fondi che il governo ha stanziato sul sistema fieristico: 50 milioni di euro nel 2015 e altri 50 nel 2016. Soldi che finora Roma non ha visto neppure con il binocolo visto che – in questi anni – non sono stati effettuati alcuni adempimenti fondamentali come, ad esempio, la certificazione internazionale o l’organizzazione di progetti ambiziosi. “Questo governo i soldi ce li ha messi, dobbiamo progettare e prenderli”, ha detto senza mezzi termini Piccinetti. In questo senso sono stati presentati oggi anche alcuni dei prossimi eventi che si svolgeranno alla nuova Fiera di Roma, tra cui il congresso medico “ESC Congress 2016” – il più grande in Europa – e “Maker Faire Rome“, l’appuntamento sull’innovazione e sul digitale che negli ultimi anni è diventato un punto di riferimento a livello mondiale.



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