Il Brasile è uno dei Paesi stranieri in cui risiedono più italiani al mondo. Circa 31 milioni di persone hanno un padre, un nonno o un bisnonno di origine italiana. San Paolo, nello specifico, ha quasi 12 milioni di abitanti che vantano discendenze italiane. L’Italia è presente in Brasile non solo a livello demografico, ma anche economico. Per la precisione, il Bel Paese è il suo settimo investitore economico e commerciale. Con la crisi politica e istituzionale scatenata dall’l’impechment al presidente Dilma Rousseff, l’economia brasiliana – già in recessione – è stata messa ulteriormente a rischio. “Questa è la peggiore crisi della nostra storia”, ha detto al New York Times lo storico brasiliano Boris Fausto.
TITOLI SPAZZATURA
A febbraio, l’agenzia Standard & Poor’s ha abbassato le qualifiche della valuta straniera in Brasile da BBB- a BB+ e da A3 a B, con la possibilità che in futuro le cose peggiorino ulteriormente. Le qualifiche del debito sono passate da BBB+ a BBB- e da A3 a A2 e, anche qui, è da mettere in conto che le aspettative per il futuro si rivelino peggiori. L’agenzia aveva avvertito che a luglio del 2016 il Paese avrebbe potuto perdere le capacità d’investimento se il processo contro Rousseff per corruzione si fosse concretizzato, bloccando la crescita economica del Paese e imponendo nuove misure di austerity. Il comunicato dell’agenzia spiegava che il processo contro Rousseff “ha trasformato il Brasile in un’economia instabile che non riesce a risolvere i suoi conti fiscali”. Anche le agenzie Moody’s e Fitch hanno declassato il rating del Brasile.
GLI SCAMBI BILATERALI
L’Ambasciata italiana in Brasile ha confermato che gli scambi bilaterali tra i due Paesi sono aumentati del 200 per cento, tra il 2003 e il 2013. Dopo un calo registrato nel 2014 (-6,09 per cento), nel 2015 le esportazioni italiane verso il Brasile sono diminuite del 25 per cento, per un totale di 4,67 miliardi di dollari. “Le importazioni – si legge sul sito dell’ambasciata – già in flessione dell’1,88 per cento nel 2014, sono diminuite del 18,67 per cento, essendo pari a circa 3,27 miliardi di dollari”.
Anche il saldo della bilancia commerciale è diminuito in maniera sostanziale (-38 per cento), passando da 2,289 a 1,405 miliardi di dollari. L’interscambio complessivo ha avuto un calo del 23 per cento, rispetto al 2014, restando sui 7,945 miliardi di dollari. Dall’industria italiana arrivano in Brasile principalmente automobili, elicotteri, imbarcazioni a motore, macchinari per imballaggio, medici, vaccini e articoli e abbigliamento di lusso. L’Italia, invece, importa dal Brasile materie prime: minerali, carta, cartone, carne, cuoio, oli e grassi vegetali e animali, pietra, e argilla.
LE IMPRESE ITALIANE IN BRASILE
A novembre del 2015, il ministro italiano degli Affari esteri, Paolo Gentiloni, ha visitato il Brasile con un gruppo di investitori. Esito del viaggio è stata la firma di un Memorandum d’Intesa (MoU) con il ministro brasiliano della Pianificazione economica, Nelson Barbosa, per la cooperazione bilaterale e la promozione degli investimenti nei settori delle infrastrutture e dell’energia.
L’ultimo censimento delle imprese italiane presenti in Brasile ha contato circa 900 filiali e stabilimenti produttivi operanti. In Brasile sono presenti, tra gli altri: Fiat, Fincantieri, Tim, Pirelli, Intesa San Paolo, Salini Impregilo, Agustawestland, Poste Mobile, Trevigeos, Finmeccanica, Enel, Kedrion, Endesa Brasil, Luxottica, Ubi Banca e Ferrero. Più della metà si trovano a San Paolo, ma anche a Pernambuco, Maranhão e Bahia, al nord del Paese, e a Goiás e Mato Grosso do Sul, al centro. Qui l’elenco completo delle imprese italiane, come riportato nel documento “Il contributo dell’Italia allo sviluppo economico del Brasile”.
IL CASO TELECOM BRASIL
Il caso Tim Participaçoes, operatore mobile in Brasile controllato da Telecom Italia, è emblematico. L’azienda ha chiuso i primi tre mesi del 2016 con un forte calo del 45,4 per cento dell’utile. Da quanto si legge su Milano Finanza, l’operatore ha ricavato 144 milioni di reais nel primo trimestre del 2016 e 317 milioni nel primo trimestre del 2015. “I ricavi netti – spiega il quotidiano – si sono fermati a 3,85 miliardi di reais – 15,3 pere cento anno su anno, sotto le attese del consenso Bloomberg a 3,98 miliardi”.
Milano Finanza ha precisato che “per Mediobanca è comunque necessario un consolidamento in Brasile e l’attuale recessione nel Paese potrebbe favorire un’accelerazione di questo processo. Quasi tutti i player potrebbero essere coinvolti, anche se un eventuale deal avrebbe bisogno del sostegno di governo e regolatori locali”. Secondo le stime di Equita, Tim Brasil vale circa 2,6 miliardi di euro, pari all’11 per cento di quanto è stato valutato l’intero gruppo. Gli analisti di Equita sostengono che “una cessione a forte premio rispetto ai valori di mercato non pare uno scenario imminente. La soluzione più appropriata sarebbe, a nostro avviso, continuare a investire per preservare l’integrità dell’operatore e delle sue quote di mercato”.
Il 12 maggio, Telecom Italia ha comunicato che Stefano De Angelis sarà il nuovo Chief Executive Officer (Diretor Presidente) di Tim Brasil, come deciso dal Consiglio di Amministrazione di Tim Participações. De Angelis prenderà il posto di Rodrigo Abreu.