È noto che Matteo Renzi non ami i sindacati, il sindacalese ed il mondo sindacale in genere, soprattutto quello del pubblico impiego.
Da quando c’è lui, a Palazzo Chigi, la Sala Verde pullulano le ragnatele. Nonostante i gravi e persistenti problemi economici, la grave disoccupazione giovanile. Adesso c’è il problema di “mettere l’ennesima pezza” alla legge Fornero: ottavo provvedimento sugli esodati e flessibilità in uscita. Tutto da definire e da scrivere, per evitare che la flessibilità in uscita attivi l’ennesimo terreno di contrasto con il governo in carica, in tempi di amministrative e di referendum sulla riforma costituzionale.
Qualcosa si è mosso a Palazzo Chigi. Da qui, l’input al ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, di convocare le sigle sindacali per discutere di regole e costi della flessibilità in uscita.
Tutto bene? Ripresa del dialogo? Sì e no. Sì, perché Poletti ha esteso l’invito alla solita triplice e ad alcune confederazioni generaliste, con poca fantasia. No, perché dal tavolo di discussione sono stati (fino ad oggi) totalmente escluse le confederazioni della dirigenza pubblica, incluse Confedir, Cida e Cosmed, si mormora nelle confederazioni snobbate.
A costoro, nessun invito, nessuna telefonata. Palazzo Chigi e i ministeri interessanti, evidentemente, pensano che la flessibilità in uscita ed i lavori usuranti siano riservati e riservabili alle figure non dirigenziali. Posizione strana, per un governo che – teoricamente- avrebbe abbandonato le vecchie prassi della prima e seconda repubblica, quelle che hanno sempre viste messe in un angolo e mal tollerate le confederazioni autonome della dirigenza. Che, però, alla Sala Verde ed al Ministero del Lavoro andavano, qualche volta, su tavoli comuni o – più spesso – riservati alla dirigenza, ricorda un dirigente sindacale di lungo corso.
“Ora – critica un sindacalista che preferisce l’anonimato – si è tornati forse ai tempi bui degli anni settanta, quando la triplice puntava a rappresentare tutto il mondo sindacale, incluso quello dirigenziale?”. Comunque sia, delle due l’una. O Poletti convoca (come da precisa richiesta della Confedir) anche le confederazioni autonome della dirigenza al tavolo sulla flessibilità, oppure, per il governo, sorgerà un subbuglio dagli effetti imprevedibili. Anche perché sulla composizione dei comparti della Pubblica Amministrazione la soluzione momentanea non ha soddisfatto tutti, anzi.