Sono state mostrate le immagini dei primi rottami del volo MS804 Parigi-Cairo della Egyptair precipitato con a bordo 66 persone nella notte tra mercoledì e giovedì nelle acque a sud dell’isola greca di Karpathos.
WATCH: Egyptian armed forces release video of debris recovery from EgyptAir 804 https://t.co/TcKX3XPwikhttps://t.co/BGFlU7mwju
— ABC News (@ABC) 21 maggio 2016
Il governo del Cairo ha fatto sapere di aver iniziato le ricerche delle scatole nere utilizzando anche dei mezzi sottomarini, che attraverso i sonar potrebbero seguire più facilmente i segnali emessi dai congegni; le acque dove l’Airbus s’è inabissato sono tra le più profonde del bacino mediterraneo, intorno ai duemila metri, ma come ha analizzato il Guardian sono batimetrie del tutto scandagliabili dai tecnologici sistemi messi sul campo di ricerca.
Trovare le scatole nere è essenziale per chiarire che cosa può essere successo, anche perché le parti dell’aereo ritrovate per il momento sono poche e complicano le ricostruzioni. Attualmente tutte le piste continuano ad essere al vaglio degli inquirenti, dal guasto tecnico all’attentato, fino allo spettro che il volo possa aver subito qualche interferenza con alcune esercitazioni in corso nell’area. L’esplosione a bordo causata da un ordigno resta per ora la possibilità più battuta, sia perché considerata la più suggestiva, e dunque spinta dalla stampa per suscitare interesse, sia sulla base delle ricostruzioni finora possibili; la virata secca, la perdita di quota repentina, l’assenza di un segnale di allarme preciso. Sebbene gli esperti in rete spieghino che “l’incidente è la prima ipotesi da verificare” (anche se per la compagnia potrebbe essere un danno di immagine), e sebbene l’assenza di prove concrete, l’agenzia di intelligence privata Stratfor ha pubblicato sabato un articolo in cui spiegava che è possibile che sia stato comunque un attentato e che il rivendico tanto atteso da parte del gruppo terroristico autore potrebbe anche non arrivare mai: questo sarebbe un piano deliberato, una tecnica per aumentare il terrore, e dunque rendere ancora più forte l’impatto sociale dell’attacco. Anche il New York Times ha riportato una notizia che tanto notizia non pare: due anni fa sullo stesso aereo precipitato furono trovate alcune scritte dove si diceva che il velivolo sarebbe stato “shoot down”.
Sabato il ministro degli Esteri francese Jean-Marc Ayrault ha ribadito che “tutte le ipotesi vengono prese in considerazione” e “non si propende” per nessuna pista in particolare. Una linea prudenziale che è tornata anche al Cairo, dopo che le prime dichiarazioni avevano subito calcato l’atto terroristico: il presidente Abdel Fattah al Sisi ha ribadito l’impegno del suo paese nelle ricerche, sostenendo che per ora gli investigatori egiziani non hanno “teorie particolari” su cosa possa essere successo.