“Metroweb non è l’equivalente dello sviluppo della banda ultra larga in Italia. È una società di 60 persone, fa 50 miliardi di margine lordo, per cui la percezione ricevuta dagli organi di informazione è sbagliata. Noi oggi con 11 milioni di chilometri di fibra siamo ampiamente oltre questi termini”. Risponde così alle domande dei senatori presenti in aula il presidente di Telecom Italia, Giuseppe Recchi, in un’audizione nelle commissioni Comunicazioni e Industria al Senato relativa ai nuovi assetti societari di Telecom, alla quale ha partecipato questo pomeriggio insieme al neo amministratore delegato Flavio Cattaneo. Le domande arrivano il giorno dopo la decisione della Cassa depositi e prestiti di avviare trattative riservate solo con Enel, e non con Telecom, per la cessione di Metroweb.
Al centro dell’audizione la difesa della rete in rame, il piano di investimenti di Telecom e alcune precisazioni nei confronti di Enel.
GLI INVESTIMENTI
“Sulla fibra andremo a tamburo battente. Faremo fatti, non annunci”, ha detto Cattaneo dichiarando di non avere nessuna intenzione di cambiare i propri piani sulla banda ultra larga, anzi: “Siamo il più grande investitore in Italia. C’è un mondo che vive sul più grande player italiano che ha investito la propria vita su questo settore”.
A smentire il “falso mito” che Tim non investe sono le slide illustrate dal presidente Recchi: “Telecom Italia ha fatto 3,9 miliardi di investimenti nel 2015, siamo i primi in Italia, solo nell’anno 2014-15 si è portato la banda larga a oltre 3,2 milioni di persone, pari alla popolazione dell’Austria. Nella rete mobile passeremo al termine del piano triennale di investimenti dal 92 al 98% della popolazione, posiamo più di 4 km di fibra al minuto, 250 km all’ora di velocità di posa”, ha detto Recchi sottolineando che è indispensabile però creare la domanda.
FIBRA O RAME?
I vertici di Telecom confermano quindi gli investimenti sulla fibra: “Siamo quelli che hanno fatto più fibra di tutti. Abbiamo il 45% della popolazione che può essere servita con il fiber to the cabinet. Se poi c’è qualcun altro che vuole fare il nostro mestiere può intervenire nel nostro settore”, ha tagliato corto Cattaneo.
Ma la difesa dell’infrastruttura in rame non è mancata: “Siamo soddisfatti dalla capacità sempre maggiore del rame, la Vdsl arriva fino a 200 mega. E ci potrebbe dare molte sorprese nei prossimi anni”, ha aggiunto il nuovo capo azienda che ha preso il posto di Marco Patuano. E poi “siamo così sicuri che serva investire così tanto nella fibra? – ha chiesto Cattaneo – . In Italia c’è molta gente che non ha bisogno della fibra. Tra qualche anno ci chiederemo: servivano tutti questi investimenti? Credo che siano più per uso professionale che utili per tutti”.
IL FUTURO È MOBILE
Ma se la rete fissa serve, per i vertici di Tim la “vera rivoluzione è sul mobile”. “Tutto il mondo sta lavorando sulla telefonia mobile, in particolar modo sugli smartphone”, ha detto l’amministratore delegato sottolineando che ciò non vuol dire che essa non serva: “Non serve nella misura in cui si sta prospettando oggi. Verrà sicuramente richiesta e noi che abbiamo più clienti di tutti investiremo”.
NODO INWIT
“Per favorire la tecnologia 5G noi siamo pronti ad investire quanto dovevamo investire per Metroweb, oltre ai nostri investimenti per la fibra”, ha sottolineato Cattaneo. “Telecom sta facendo delle riflessioni sulla strategicità di Inwit, abbiamo detto di prendere del tempo anche per valutare l’attività delle reti 5G al fine di essere pronti a quelle nuove frequenze”. “Siamo pronti anche prima del 2020 – ha ripetuto più volte l’ad – noi siamo pronti anche il prossimo anno a farle le frequenze; bisogna che siano pronti tutti, non è che possiamo aspettare dove gli altri non sono pronti. Se il governo, lo Stato hanno bisogno di soldi mettano subito le frequenze a disposizione degli operatori. Telecom è assolutamente pronta a fare i propri investimenti e a partire prima con l’attività di 5G. E’ una scelta governativa”, ha spiegato Cattaneo.
LE RICHIESTE
Cosa chiediamo? “È giusto far rispettare le regole a Telecom, e abbiamo pagato con le multe. Ma le regole devono valere per tutti, non importa se siamo di fronte a società pubbliche o semi-pubbliche o private o semi-private”, ha detto Cattaneo senza mai citare Enel. E soprattutto “le regole vanno date prima, altrimenti si creano asimmetrie, e le asimmetrie non fanno bene”, ha detto Cattaneo davanti alle commissioni riunite in Senato.
Ma quali torti avrà mai ricevuto Telecom e da chi intende difendere la società? chiede la senatrice Lanzillotta: “Lo faremo con tutti e in tutte le sedi. Non mi rivolgo a qualcuno in particolare, se poi qualcuno si sente toccato…”.
LA RISPOSTA A STARACE
Il presidente di Telecom Italia ha replicato all’ad di Enel Francesco Starace, che in un’intervista ha sostenuto ieri che Tim non ha la Rab (Regulatory asset base): “Enel non ci ha definito esperti nell’occuparci di Rab all’interno di un tema che riguardava la possibilità di utilizzare la nostra forza distributiva per multiservizi a beneficio dei consumatori, tra cui i servizi energetici. Ciò mi ha lasciato perplesso perché il commento è stato fatto a chi è stato 12 anni in General Electric e 3 in Eni e al dottor Cattaneo che è stato amministratore delegato di Terna. Non so quanto l’Enel, o chi se ne occupa adesso, in particolare il dottor Starace che ha fatto i commenti, si è occupato di telecomunicazioni”, ha sibilato Recchi aggiungendo: “Abbiamo in Italia i prezzi più alti in energia, se facessi il lavoro di Starace mi preoccuperei di far pagare di meno ai miei clienti, piuttosto”.