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Le proposte di Clini per coniugare sviluppo e ambiente

“Non vorrei trovarmi in campagna elettorale a dover lavorare sui problemi dell’Ilva o sui rifiuti di Roma dando l’idea di fare campagna elettorale e non di essere al lavoro per risolvere problemi comuni, come se facessi gli interessi di una parte. Non mi sentirei tranquillo. Questo è il motivo per cui preferisco non candidarmi”. Lo spiega all’Adnkronos il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, indicando le motivazioni che lo hanno spinto a decidere di rimanere fuori dalla competizione elettorale.

“Nei prossimi due mesi e mezzo come ministro uscente dovrò occuparmi dei rifiuti di Roma, oggetto di grandi tensioni, e chiudere la partita dell’Ilva che deve essere messa sulla strada giusta in modo che non ci siano sorprese nei prossimi mesi”, aggiunge il ministro, sottolineando che “l’Ilva non è importante solo perché ci sono 20 mila persone legate alla produzione, ma perché attraverso la riqualificazione ambientale dello stabilimento mettiamo in moto, in Italia, un processo che riguarda tutta l’industria”.

Un processo che, aggiunge Clini, deve rispondere sostanzialmente a due condizioni: “che la riqualificazione industriale italiana avvenga sulla base delle linee europee dell’economia verde, cioè usando le migliori tecnologie, e che sia molto chiaro nel nostro Paese che il rispetto delle norme stabilite dalle direttive europee garantisce alle imprese la continuità produttiva. Una volta che si applica – conclude – la legge non si può interpretare. L’impresa deve rispettare in maniera rigorosa le più severe norme ambientali e se le rispetta deve esserle garantita nella continuità produttiva”.

Credito d’imposta e piano nazionale di messa in sicurezza del territorio: su questo è al lavoro l’attuale ministero dell’Ambiente, prima che la legislatura si chiuda. E poi ci sono i progetti non conclusi per mancanza di tempo, primo fra tutti la fiscalità ambientale. Nell’intervista all’Adnkronos, il ministro uscente Corrado Clini fa il punto su ciò che l’esecutivo Monti riuscirà a portare a termine e ciò che dovrà lasciare in eredità al prossimo governo, per il quale ha anche due consigli: “avere come quadro di riferimento quello europeo, in particolare la strategia di medio e lungo termine per la competitività dell’Europa attraverso la decarbonizzazione dell’economia, e considerare la promozione dell’economia verde come volano di competitività a livello internazionale per le imprese italiane”.

Tra i progetti che riuscirà a portare a termine, “il più significativo riguarda la pubblicazione della circolare con le indicazioni per accedere al credito dello 0,5% per le imprese che operano nell’economia verde in Italia, a condizione che assumano giovani”, spiega Clini. Si tratta del fondo rotativo stabilito con il decreto crescita che, secondo Clini, “nei prossimi anni dovrebbe essere confermato perché rappresenta un volano per facilitare investimenti, soprattutto nelle piccole e medie imprese italiane molto attive nell’economia verde”. Si parla di “almeno 360 mila imprese che in Italia hanno avuto, negli ultimi 3 anni, un significativo aumento di occupazione, che esportano circa il 70% dei propri prodotti e che hanno fatto della protezione dell’ambiente e dello sviluppo delle tecnologie innovative uno dei punti di forza della propria strategia”.

La seconda misura, che Clini spera “di chiudere entro marzo”, è il piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici e di messa in sicurezza del territorio che “diversamente dall’approccio emergenziale con cui sono state affrontate alluvioni e frane, identifica misure strutturali di prevenzione attraverso la manutenzione e la gestione del territorio, che significa anche far tornare le attività produttive nelle zone più esposte”.

Una misura di questo tipo, aggiunge Clini, “avrebbe effetti enormi sul costo della bolletta elettrica e sulla mobilità urbana perché diventerebbe più facile utilizzare autovetture a gas naturale. E questo potrebbe promuovere la tecnologia italiana: basta pensare che la Fiat ha le migliori tecnologie al mondo sull’uso del gas naturale”.

Altri due settori su cui il ministro spera che il prossimo governo completi il lavoro avviato, sono “la chimica verde, dalle plastiche ai carburanti di seconda generazione, per la quale bisogna completare il pacchetto delle norme. In parte lo faro’ io e in parte lo dovrà fare il prossimo governo”. E poi continuare con il supporto allo sviluppo delle tecnologie e delle rinnovabili “che coincide con il cambio del sistema italiano, passando da quello centralizzato, fondato sulle grandi centrali termoelettriche, ad un sistema di generazione distribuita, soprattutto in ambito urbano”.



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