Brianzolo, con un cognome e una cadenza nel parlare che non lasciano dubbi sulle sue origini; tifoso pluridichiarato della Juventus; pressoché sconosciuto e con ben poco appeal mediatico. A una prima occhiata sembra proprio che il Movimento 5 Stelle abbia profuso tutte le sue energie per proporre a Napoli una candidatura in apparenza perdente come quella di Matteo Brambilla, definito dal quotidiano della città il Mattino “il prototipo del brianzolo doc: tignoso e pignolo, burbero e perseverante”. Insomma, il contrario di un napoletano pronto a scassare tutto come il sindaco e ricandidato Luigi De Magistris. Forse che questa scelta così di basso profilo serva per dare una mano all’ex pm? In tanti lo sospettano, dato il feeling intercorso se non altro sui contenuti, e dato che i grillini con il loro 24,85% alle regionali dell’anno scorso erano diventati il primo partito in città con ottime possibilità di conquistare Palazzo San Giacomo, se solo avessero puntato sull’artiglieria pesante come il napoletano Roberto Fico o Luigi Di Maio da Pomigliano d’Arco. Ma le regole dello staff in questo caso sono state rispettate, e così avanti Brambilla che ha vinto le comunarie (qui la ricostruzione di Formiche.net).
TRA IRONIE E BACCHETTATE DEI MEDIA
Ingegnere ambientale a indirizzo energetico, laureato al Politecnico di Milano e attualmente capo progetto alla sede di Pozzuoli di Manutencoop Facility Management (azienda dell’omonimo colosso emiliano della cooperazione rossa), Brambilla (qui il suo curriculum) vive a Napoli, nel quartiere Chiaiano, da una decina d’anni, da quando cioè si è trasferito dopo essersi sposato con una napoletana. I giornali nazionali in queste settimane non l’hanno certo risparmiato. A tratti esilarante il profilo che gli ha dedicato Salvatore Merlo sul Foglio, dove ha parlato di questa candidatura come del “vero capolavoro della fantasia letteraria e politica partenopea”. Merlo ha paragonato Brambilla al Totò che cercava la neve e le renne, indossava il colbacco ela pelliccia. “Nella città dello sberleffo – ha scritto – nessuno lo prende sul serio fino in fondo. Nessuno crede che con la sua aria precisa e pignola, con la sua faccia da ramo del Lago di Como, possa misurarsi tra i frizzi e lazzi degli altri candidati, nel furbesco girone degli indagati, tra cantanti neomelodici, rivoluzionari da asporto e masanielli da diporto”. Ancora più tranchant è stato Fulvio Bufi sul Corriere della Sera: “Qualcuno, come i Cinque Stelle, in pratica nemmeno gioca, pure se è in campo regolarmente. Potevano provare a capitalizzare il successo delle regionali, ma hanno deciso di schierare uno che è nato a Milano, si chiama Brambilla ed è pure juventino. Se non è – come invece ha tutta l’aria di essere – un patto di non belligeranza con De Magistris, è sicuramente una scelta di basso profilo che evita al sindaco di perdere voti, magari pochi, ma comune importanti”. Dal canto suo, Nino Femiani sul QN ha scritto che “a fermre l’ex pm gli altri non ci pensano neppure. Il M5S, dopo aver archiviato l’ennesima scissione interna, si presenta con un candidati sindaco, Matteo Brambilla, brianzolo e tifoso della Juventus”.
I (FINTI?) BATTIBECCHI CON DE MAGISTRIS
L’ambiguo rapporto tra De Magistris e i 5 Stelle è uno dei temi che hanno tenuto banco in questa campagna elettorale. Il sindaco non ha mai nascosto la sua vicinanza a molte battaglia dei grillini, ha cercato più volte di tendergli la mano pur sapendo che per sua stessa natura il Movimento non sarebbe mai sceso a patti, dichiarando però di voler puntare ai loro elettori. D’altronde, l’ex pm sa bene che il simbolo di Beppe Grillo è un ottimo traino ma da solo non basta, soprattutto a Napoli dove i pentastellati non hanno puntato su un leader. E così Brambilla si è visto costretto a smentire in più occasioni i presunti accordi con De Magistris e respingere le sue richieste di collaborazione e possibili apparentamenti al secondo turno. “Al ballottaggio il Movimento 5 Stelle non inviterà i propri elettori a votare per nessun’altra lista, nemmeno per De Magistris” ha tuonato nei giorni scorsi. Per dare più credibilità a questa posizione è intervenuto anche il parlamentare Fico, membro del Direttorio: “Non faremo accordi con De Magistris, i suoi appelli sono una manovra per attirare i nostri voti: vuole vincere al primo turno, sa che altrimenti rischia. Ma al ballottaggio può perdere solo con noi”. Dal canto suo, il sindaco ha continuato a lisciare il pelo ai grillini, dicendo di avere bisogno “del sostegno, del contributo di quel movimento a cui guardo con rispetto e con cui mi piacerebbe governare insieme per i prossimi anni”.
I sondaggi diffusi nelle settimane scorse hanno però offerto un quadro abbastanza chiaro: De Magistris in posizione solitaria al primo posto, anche se ampiamente sotto la soglia del 50%, seguito da Gianni Lettieri del centrodestra, con Valeria Valente del Pd e il grillino Brambilla a giocarsi il terzo posto. Se così fosse, ben fa il sindaco a ingraziarsi sin da ora il voto dei 5 Stelle.
LE PRIORITA’ PER NAPOLI
Come da loro tradizione, i pentastellati hanno acceso i riflettori più di altri sul loro programma elettorale e sulle loro proposte per Napoli. Brambilla e il suo staff hanno messo in fila 20 proposte – tradotte in 20 passi – per fare ripartire Napoli (eccole qui), ribadite poi nei giorni scorsi in un’intervista ad Avvenire. Tra queste, oltre a ricordare la sua lontananza da una politica fatta di slogan, il rifiuto di manifesti elettorali e una spesa minima di appena 8mila euro per la campagna elettorale, ci sono un no secco a inceneritori e biodigestori (e pure alla discarica di Chiaiano), l’istituzione di un mobility manager per favorire il trasporto pubblico, il riequilibrio economico-finanziario del Comune, investimenti nella videosorveglianza e il ritorno al vigile di quartiere per aumentare la sicurezza e un no secco alle privatizzazioni delle società partecipate. Senza dimenticare, ovviamente, l’istituzione del reddito di cittadinanza per le famiglie povere. Cosa che, guarda un po’, De Magistris ha approvato con una delle sue ultime delibere di giunta.