Beppe Sala ce l’ha fatta. Come si era delineato al primo turno è stata una vittoria di misura determinata dal “benign neglet” di Basilio Rizzo, dall’apparentamento con i radicali di Marco Cappato e con una efficace azione di richiamo agli elettori di centro-sinistra astenuti il 5 giugno.
Stefano Parisi ha catturato il voto di parte degli elettori grillini ma non è riuscito a portare ai seggi almeno una parte di quel consistente numero di elettori moderati che avevano dato a Gabriele Albertini un risultato straordinario. Il fatto che il numero dei votanti sia ulteriormente calato significa anche che l’elettorato non ha percepito tra i due candidati una differenza tale da giustificare una forte mobilitazione. Non è ancora chiaro al momento come si sia orientato il voto dei giovani e in che misura si sia rifugiato nell’astensione.
Detto ciò bisogna riconoscere a Beppe Sala, che affrontava un’esperienza estranea alla sua formazione professionale, di essersi accreditato come un “uomo del fare”, qualità apprezzata dai milanesi che include anche la figura dell’”amministratore di condominio” a cui si richiamava spesso l’ex sindaco Albertini. Comunque il nuovo sindaco dovrà fronteggiare un carico di problemi molto impegnativi. Il fatto che a Milano si siano confrontati due modelli sperimentali innovativi della politica italiana fa sperare che il rapporto tra forze politiche in Consiglio sia improntato ad un confronto costruttivo. Va in questo senso la dichiarazione di Parisi subito dopo i risultati, che nel sottolineare il proprio impegno a guidare l’opposizione ha escluso ogni atteggiamento di tipo ostruzionistico. Se la vittoria di Sala riporta la guida della città ad un esponente pragmatico che si richiama all’ala riformista del PD, il buon risultato di Parisi può sancire l’avvio della ricostruzione di un centro destra liberale, ma attenta ai problemi sociali, in cui la “deriva lepenista” appare nettamente minoritaria. Il laboratorio politico milanese, nel suo insieme, è un modello di alternanza tra forze politiche che si legittimano reciprocamente come forze di governo e può costituire un contributo importante per il ritorno alla normalità politica del nostro paese che è ancora ben lontana dall’essere ripristinata.
Sala, che ha affermato di aver come prima preoccupazione quella di rispondere agli impegni assunti durante la campagna elettorale, dovrà subito affrontare i temi più urgenti a partire dalle questioni della sicurezza, della gestione dell’emergenza abitativa e dell’avvio del ricupero delle periferie dove il centro destra ha riscosso un indubbio successo. Se badiamo alla sostanza non vi sono state posizioni insanabili nel confronto tra i due candidati su questi aspetti. In particolare l’idea di mettere in rete un sistema diffuso di telecamere, di garantire l’effettiva presenza di vigili di quartiere, di utilizzare anche i militari è stata condivisa. Potrebbe essere anche l’occasione di diffondere un’esperienza di successo come quella della misure per la sicurezza del lavoro adottate nell’evento Expo 2015. Così come la rinascita sociale e culturale dei quartieri più disagiati anche attraverso incentivi per il ripristino di piccole attività economiche è stato un tema comune ai candidati.
Altro tema condiviso è stata la necessità di ristrutturare rapidamente le abitazioni pubbliche inagibili per renderle disponibili, secondo criteri del tutto trasparenti, alle migliaia di cittadini che affollano le liste dei richiedenti alloggio. Questo tema non può essere disgiunto dal rafforzamento di una azione tempestiva e sempre più efficace contro le occupazioni abusive presenti e passate. Il ricorso alle sanatorie va maneggiato con grande attenzione perché si possono generare situazioni di privilegio e qualche volta di impunità, ai danni in primo luogo dei cittadini più deboli e bisognosi. Più impegnativa la gestione dei rifugiati su cui il nuovo sindaco farebbe bene a costruire (in questa direzione si era speso Parisi) un progetto realistico di integrazione per fini di pubblica utilità. Per quanto riguarda la riduzione della pressione fiscale comunale Sala ha indicato nel proprio programma l’aumento della soglia di esenzione dell’addizionale Irpef (che escluderebbe dal prelievo la metà circa dei cittadini) e il potenziamento della lotta all’evasione. L’assistenza sociale rimane, per motivi di bilancio, uno degli aspetti critici più delicati. Gli obiettivi della nuova giunta dovrebbero essere quelli di valorizzare ed integrare nel sistema pubblico l’azione dei soggetti privati che a Milano svolgono un ruolo determinante nel confronto dei quali Sala, durante la campagna elettorale, ha assunto atteggiamenti pragmatici di apertura.
Sotto il profilo urbanistico campeggiano i due grandi temi del ricupero delle aree dismesse (si profila il rilancio del progetto affossato dal vecchio consiglio comunale per le aree delle Ex stazioni ferroviarie) e del nuovo progetto di valorizzazione, in fase ancora iniziale, della superficie di Expo. Nei prossimi mesi riprenderà il tormentone sui bilanci di Expo 2015. La raccomandazione da fare a Sala è di non continuare a prendere a riferimento per una valutazione dell’evento il conto economico e l’avanzo patrimoniale della società. Expo è stato essenzialmente un grande investimento pubblico che lascia alcune infrastrutture e un contesto di sviluppo delle attività economiche presenti e future ed è su questi elementi che va giudicato.
La costruzione della ( o delle) moschee non è prevalentemente una questione di natura urbanistica, ma di natura primariamente politica e in parte anche di politica estera. E’ un tema delicato che deve essere certamente affrontato, così come il rapporto con l’Islam politico, ma che sarebbe bene governare in uno stretto rapporto con le istituzioni del paese ai massimi livelli.
Con la formazione della nuova Giunta si potranno capire meglio gli orizzonti verso cui intende muoversi Beppe Sala e si potrà cogliere l’effetto delle nuove alleanze che si sono costruite al ballottaggio. Rimane la curiosità di vedere come andrà a finire l’esposto presentato da Marco Cappato (assieme ai 5 stelle) sulla ineleggibilità di Sala a sindaco che non è stato ritirato neppure dopo l’apparentamento perché, afferma l’esponente radicale, “ se ho ragione Sala non diventerà sindaco”. Sinceri auguri a Sala.