Il popolare Mariano Rajoy è alla caccia di alleati per un governo stabile che eviti di nuovo il ritorno alle urne. Una situazione di caos, quella spagnola, a cui porterebbe dritta dritta la modifica all’Italicum chiesta dalla sinistra interna del Pd: premio di maggioranza non più alla lista ma alla coalizione.
Stefano Ceccanti, costituzionalista, mette in guardia anche contro il rischio politico, oltre che di sistema, per chi dovesse far proprio il ritocchino all’Italicum: consegnare la vittoria al Movimento5stelle.
Che cosa dice il voto spagnolo?
La Spagna dimostra il fallimento della teoria provvidenzialistica delle coalizioni, secondo cui se non vince nessuno al primo turno si fanno le coalizioni e si va avanti. Ma i partiti possono non essere in grado di fare accordi. In Italia il Movimento 5 stelle lo ha scritto a chiare lettere nel suo statuto, e gli altri due poli sono assai distanti tra di loro. Questo significa correre il rischio molto alto di votazioni a ripetizione.
Perché il sistema spagnolo non garantisce la governabilità?
È un sistema elettorale proporzionale con liste bloccate in circoscrizioni provinciali, senza recupero nazionale dei resti. Questo avvantaggia i partiti grandi nazionali e i partiti piccoli regionali, che hanno un voto concentrato. Mentre svantaggia i partiti piccoli nazionali. In questo somiglia al collegio uninominale.
Qual è il pregio dell’Italicum?
Che si va a uno spareggio a livello nazionale tra le prime due liste se nessuna ha preso il 40% di voti al primo turno. E chi vince a questo punto prende il premio di maggioranza, potendo governare stabilmente.
E cosa cambierebbe se il premio fosse dato non più alla lista ma alla coalizione?
Che probabilmente la coalizione che prende il premio si sfascerebbe poco dopo. Basta avere il 4% dei seggi per minacciare una crisi di governo. Questo non accade a livello comunale, perché il premio è del 60%, e perché qualsiasi crisi di governo porta ad elezioni.
In termini di sistema insomma non ci sono vantaggi. Ce ne saranno in termini politici, se la sinistra pd propone il premio alla coalizione.
Ci sono due ragioni in campo. La prima è che si dice di voler evitare che a vincere le elezioni nazionali siano i grillini. E questo di per sé è uno spot enorme a favore del Movimento, che a quel punto potrebbe vincere per la sola indignazione contro un parlamento che vota una legge ad partitum. Un’indignazione che nessuno potrebbe sostenere.
Neanche Matteo Renzi?
No, nessuno. Neppure lui. La seconda ragione possibile è che c’è l’idea di fondo di fare una scissione dal partito democratico e di presentarsi poi in coalizione con il Pd per andare al governo.
C’è anche chi propone il ritorno alla legge Mattarella.
È la strada dei collegi uninominali a turno unico: usiamo il 25% come premio e non come recupero proporzionale. Due i problemi: potrebbe non bastare neanche il 25% di premio perché con tre poli i risultati potrebbero venire a chiazze senza dare dunque una maggioranza. Se invece c’è la maggioranza, si dovrebbe giustificare che in unico turno di voto il primo che arriva con un terzo di voti ha la maggioranza assoluta dei seggi. O non funziona oppure è iper maggioritaria, molto più dell’Italicum.
C’è anche il doppio turno di collegio.
Potresti avere in alcuni collegi un secondo turno tra 5stelle e Pd, il altri 5stelle con centrodestra, in altri ancora centrodestra-centrosinistra Alla fine del secondo turno nessuno potrebbe vincere perché il risultato è spalmato su tre poli. E non hai neanche l’effetto trascinamento che c’è in Francia con le elezioni presidenziali.
Possibile, non c’è scampo all’Italicum.
Meglio stare dove siamo e tenerselo.