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L’Iran non tradisce Damasco: appoggio incondizionato al piano di Assad

L’Iran, principale alleato del regime di Damasco, sostiene il piano proposto dal presidente siriano Bashar al Assad per uscire dalla crisi della guerra civile.

“La Repubblica islamica sostiene l’iniziativa del presidente Assad per una soluzione globale della crisi”, scoppiata nel marzo 2011 e che ha provocato oltre 60.000 morti secondo le Nazioni Unite, ha dichiarato il ministro degli Esteri iraniano Ali Akbar Salehi in un comunicato sul sito ufficiale del ministero.

Il piano “respinge la violenza, il terrorismo e l’ingerenza straniera, e propone un processo politico globale”, ha detto Salehi il cui Paese sostiene il regime Assad contro tutto e tutti dall’inizio del conflitto, in nome della solidarietà dei due Paesi nella lotta contro Israele.

Il ministro iraniano ha lanciato un appello a tutte le parti in causa nel conflitto siriano e alla comunità internazionale a “cogliere l’opportunità” offerta da questo piano per “ristabilire la sicurezza in Siria ed evitare il propagarsi della crisi nella regione”.

Ieri Assad ha lanciato un appello al “dialogo nazionale” per mettere fine al conflitto in atto da 21 mesi nel Paese. Nel suo primo discorso pubblico da mesi, trasmesso in diretta televisiva, Assad ha sottolineato come la transizione debba “avvenire secondo i termini della Costituzione”, facendo così riferimento ad elezioni politiche.

Assad ha presentato un piano per uscire dalla crisi, articolato in tre fasi: la prima riguarderà “tutte le forze dentro e fuori il Paese interessate a una soluzione” e prevede che i Paesi che armano i “terroristi” smettino di finanziarli e che i combattenti mettano fine alle “operazioni terroristiche” per consentire il ritorno dei rifugiati. Solo allora, l’esercito siriano metterebbe fine alle proprie operazioni, mantenendo però il diritto di rispondere a ogni minaccia alla sicurezza nazionale. Una volta fatte tacere le armi, si procederebbe quindi alla creazione di un meccanismo che consenti di monitorare il rispetto degli impegni da parte di tutte le parti coinvolte.

La seconda fase prevede che l’attuale governo di Damasco presieda una “conferenza di dialogo nazionale” con l’obiettivo di redigere una carta costituzionale. Una carta che difenda la sovranità e l’unità della Siria, rigetti il terrorismo e “apra la strada al futuro politico della Siria”, ha detto oggi Assad. La Costituzione verrebbe quindi sottoposta a referendum. Nel rispetto della Carta costituzionale si terrebbero quindi elezioni parlamentari per la formazione di un nuovo governo che veda rappresentate tutte le componenti della società siriana. Assad non ha fatto riferimento, oggi, a nuove elezioni presidenziali.

La terza fase prevede la formazione di un nuovo governo nel rispetto della costituzionale, quindi “una conferenza di riconciliazione nazionale e un’amnistia generale a tutti i detenuti”, ha detto Assad. Si procederà poi con la ricostruzione delle infrastrutture distrutte e con i risarcimenti ai cittadini.



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