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Che cosa non vogliamo vedere della guerra di Isis

Giancarlo Loquenzi

La follia omicida, l’insensata violenza, l’assurda barbarie, non hanno purtroppo niente di folle, di insensato o di assurdo. Uomini di governo e di fede usano le parole come scudo verso la più disturbante delle realtà e delle formule: LORO vogliono vincere contro di NOI. E’ del tutto sensato, logico, reale anche se atroce.

C’è una guerra in corso che è insieme una guerra civile (i nemici sono nostri concittadini), una guerriglia (il terrorismo che colpisce dove e quando può), una campagna di conquista (in Siria, in Iraq, in Libia, in Nigeria) e una guerra di religione (sunniti contro sciiti e islamici contro cristiani).

Colpire le chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray e con essa tutte le chiese in Europa, sembra essere lo snodo perfettamente logico di tutti questi fronti: francesi contro francesi, islamici contro cristiani, lupi solitari contro civili: tutto per allargare il fronte dell’odio reciproco, sabotare la convivenza, rafforzare l’arruolamento, continuare e vincere la guerra. Non c’è follia, non c’è violenza cieca, anzi c’è una violenza che ci vede benissimo. Siamo noi a non vederci più bene, ne’ da vicino, ne’ da lontano. Non vediamo Nizza o Monaco come non vediamo Mosul o Aleppo o Kabul.

Tutto ci appare sfocato, incomprensibile, persino NOI stessi.

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