Segnalo due cose non surreali, per riproporre un aggettivo appena usato dal presidente della Repubblica a proposito del dibattito politico italiano, ma curiose: entrambe comparse sul Corriere della Sera.
Una è l’intervista di Stefano Parisi in cui, anche a costo di provocare i Renato Brunetta e Altero Matteoli di turno, e di dare ragione all’ex Cavaliere, che gli ha raccomandato di lasciarsi intervistare di meno, l’”incaricato” di Berlusconi –si vedrà poi di che cosa in particolare, o di preciso- definisce “spettacolare” l’accoglienza riservatagli dai “dirigenti di Forza Italia”. Ma ha anche e più significativamente avvisato il contrarissimo Matteo Salvini, allergico a qualsiasi tipo di “marmellata”, che il “modello lepenista” è inapplicabile al “progetto liberal-popolare” per il quale egli intende lavorare.
L’altra intervista al Corriere della Sera è quella di Antonio Di Pietro. Che ha annunciato, o confermato, come preferite, di avere finalmente “chiuso con la politica”. Di avere appena accettato l’incarico offertogli dal governatore leghista della Lombardia Roberto Maroni di presiedere la società autostradale Pedemontana, dove ci sono per i suoi gusti troppe code. Di essere tentato come elettore da Beppe Grillo, ma di trovare ugualmente interessante il progetto di Stefano Parisi. Il solito pasticcione di Di Pietro, che ha però assicurato anche di avere bene risistemato appunti e ricordi del suo lavoro di magistrato, per cui non esclude un suo “memoriale su Mani pulite”.
Per qualcuno, questo di Di Pietro può essere un annuncio. Per qualche altro, magari persino fra i suoi ex colleghi, una minaccia.