L’intervento USA ha come obiettivo tattico l’eliminazione dell’ISIS a Sirte. Ha però – o almeno spero che abbia – anche un obiettivo strategico. Esso non può essere che quello di dare a Serraj le risorse per allargare il suo consenso, comprandolo. Solo il petrolio può procurargliele. L’eliminazione dei miliziani di Sirte non potrà superare il caos libico. Potrebbe contribuire alla stabilizzazione del paese, rafforzando Serraj politicamente e, in prospettiva, finanziariamente. Potrebbe però anche aggravare instabilità e conflitti. La conquista di Sirte eliminerà la fascia cuscinetto oggi esistente fra le milizie fedeli a Tripoli e quelle che obbediscono a Haftar. Potrebbero aumentare gli scontri fra i “federalisti” di Haftar, che vogliono l’autonomia della Cirenaica, e i fautori di Serraj, che intendono mantenere unita la Libia.
Beninteso, la sconfitta dell’ISIS è nel nostro interesse. Ne renderà meno efficace la propaganda in Italia. Diminuirà il pericolo di un contagio del pan-jihadismo in Africa Settentrionale, dall’Egitto al Marocco. Migliorerà però solo marginalmente la situazione in Libia. Ciò presuppone il rafforzamento del GNA. Non inciderà sull’afflusso d’immigrati. I barconi salpano dalla Libia occidentale, non dal Golfo di Sirte, molto più distante dalle nostre coste.
Altri fattori andrebbero considerati sia per formulare previsioni sul futuro della Libia, sia per comprendere la decisione americana d’intervenire in Libia. Il primo è che molte delle tribù che avevano sostenuto Gheddafi si sono recentemente coalizzate in un Consiglio Supremo delle Tribù. Esse guardano come loro potenziale leader a Seif al-Islam, il più importante dei sopravvissuti figli di Gheddafi. Esso e stato recentemente graziato (dopo essere stato condannato a morte a Tripoli nel dicembre 2015). Per motivi di sicurezza ha voluto restare in carcere a Zintan, dove è stato prigioniero per quasi cinque anni. Potrebbe sostenere sia Serraj che Haftar.
Gioca poi un ruolo centrale Ibrahim Jadran, capo delle 17-20.000 guardie delle installazioni petrolifere della “mezzaluna petrolifera” a Est di Sirte. Non è del tutto chiaro se sosterrà Serraj o Haftar. Forse aspetta di vedere chi è il vincitore, per andare in suo soccorso. Il suo sostegno è comunque indispensabile per aumentare la produzione di petrolio. Il successo dell’intervento del GNA e degli USA a Sirte è essenziale al riguardo. Potrebbe convincerlo di scegliere il GNA. L’aumento degli introiti da petrolio è più importante per la stabilizzazione della Libia dell’eliminazione dell’ISIS.
(seconda parte dell’analisi; la prima parte si può leggere qui; mercoledì 10 agosto sarà pubblicata la terza e ultima parte)