Skip to main content

Caro Piccardo (Ucoii), le spiego perché la poligamia è un’aberrazione

L’estate di quest’anno sarà ricordata per l’incubo del terrorismo. Il mondo è cambiato repentinamente, e ci troviamo in una nuova epoca storica senza che neanche ci sia stato il tempo di capire come gestire il tutto.
Globalizzazione armonica, multiculturalismo, pace tra i popoli, integrazione europea sono parole, purtroppo, che appartengono al passato.

Quando tutto si mescola, e ciò accade in modo caotico e conflittuale, si torna a volere, a desiderare di avere, le proprie identità, i punti certi, le coordinate precise.
L’Italia si trova nel crocevia di questa nuova realtà, provata, da un lato, da flussi migratori che giungono passivamente e senza talvolta neanche il desiderio finale di convivere con noi e, dall’altro, in una situazione di smarrimento e tensione dovuta all’invecchiamento dei cittadini nativi e alla straripante crisi economica pluridecennale che ci strapazza.

Inoltre, di fronte ai rischi delle presenze terroristiche, siamo un popolo combattuto da due tendenze opposte ed entrambe fondamentali: per un verso difendere noi stessi e le nostre priorità, per un altro accogliere i disperati e coloro che Hugo avrebbe chiamato i miserabili del nostro tempo.

A colpire, tutto sommato, non è che noi siamo così, un popolo buono e orgoglioso, ma la confusione, troppo spesso schizofrenica, tra aspetti e atteggiamenti molto diversi, che devono restare tali.
Papa Francesco sta esortando tutti all’apertura, ad essere accoglienti e generosi. Bene. Davanti a persone disperate, donne e bambini, che giungono più morte che vive sulle nostre coste si deve, e sottolineo si deve, essere umani. Non si possono respingere e far morire altri esseri umani, infatti, senza dimettersi dalla propria civiltà laica e cristiana.

Ben altro discorso invece è la consapevolezza culturale, che per altro ispira e muove gli italiani a tale disponibilità. Su questo piano, infatti, bisogna essere intransigenti con se stessi ed esigenti gonna gli altri.
Colpisce, scendendo nel concreto, il recente pronunciamento dell’Ucoii, una delle massime organizzazioni islamiche, che, più o meno provocatoriamente, ha chiesto, in conformità con le nuove unioni civili che sono state concesse dallo Stato, di pensare anche alla poligamia come diritto legale per gli islamici.

Ebbene, a prescindere dal fatto che, come ben si dovrebbe sapere, la monogamia non è questione religiosa ma di ‘diritto naturale’, collegata ad una visione della famiglia le cui radici dall’antica Grecia (Platone e Aristotele) giungono nella giurisprudenza romana (Cicerone) per poi diventare ius gentium e sacramento con il Cristianesimo.

Ma a anche tralasciando questa complessa genealogia, la monogamia, e aggiungo anche l’eterosessualità del matrimonio, fa parte di una molto più profonda concezione dei rapporti sentimentali, la quale, unita al rispetto della donna e dell’educazione dei figli, ci caratterizza come identità italiana, europea, Occidentale.
Stupisce pertanto che davanti alla richiesta, oggi emersa solo come battuta semiseria, di avere la poligamia, e magari domani perfino di pretendere i tribunali islamici e la Sharia, non vi sia stata una reazione dura, pubblica e consapevole da parte delle nostre istituzioni.

Il grande politologo Juan Linz diceva che il rapporto tra democrazia e comunità, in uno Stato democratico, può prevedere solo due meccanismi: quello dell’esclusione e quello dell’inclusione delle minoranze.
Il primo, portato all’eccesso, edifica muri. Il secondo, allo stesso modo, determina l’auto distruzione di una civiltà.

L’Italia deve essere inclusiva umanamente verso chi soffre e dove c’è in gioco la vita delle altre persone; ma deve imparare ad essere esclusiva sul piano culturale, intellettuale e giuridico verso mentalità incompatibili con la nostra mentalità.
Non possiamo far passare l’idea che a noi non importa nulla di come siamo, di come ragioniamo e dei valori umani, familiari e sociali che ci contraddistinguono.

Davanti a certe uscite non esiste tolleranza, non esistono boutade e non c’è margine di discussione. I musulmani in Italia sono benvenuti se rispettano la legge e vivono in modi compatibili con la nostra tradizione giuridica e etica. Altrimenti no, diciamolo forte, no, sono esclusi dal nostro Stato.
Per quanto riguarda la componente invece solidale, lezioni non ne accettiamo da nessuno, men che meno da comunità religiose i cui finanziamenti provengono da paesi in cui si pratica per legge la lapidazione per adulterio e l’omicidio di Stato per l’omosessualità.

Non scherziamo su queste cose, altrimenti in poco tempo il terrorismo sarà l’ultimo dei nostri problemi.
Quella cultura non è italiana, non è europea, non è occidentale, e quindi non dovrà mai avere uno spazio di diritto qui da noi.
Il resto è follia suicida.

×

Iscriviti alla newsletter