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Le Costituzioni non si sperimentano

Nell’atteggiarsi ad agit prop del si nel referendum, Maria Elena Boschi ha assunto toni più moderati. Le sue non sono più affermazioni ultimative ed assolute. Adesso ammette che la riforma, come tutte le leggi, è perfettibile, ma rappresenta comunque un passo in avanti a cui il Parlamento ha lavorato per due anni. E aggiunge – lo ha ripetuto anche in compagnia di Benedetto Della Vedova che ricordavo dedito a migliori cause – che, se si dovesse ripartire da capo, passerebbe chissà quanto tempo. A mio avviso, si tratta di argomenti non solo non condivisibili, ma in contraddizione tra di loro. Quando si riscrive la Carta fondamentale della Repubblica non ci si può accontentare di quel poco che “passa il convento”, perché, dicono, è sempre meglio di nulla. Inoltre, se per cambiare una Costituzione rigida come la nostra è necessario un lavoro legislativo complesso, non si può sostenere che vi potranno essere delle correzioni migliorative, in un prossimo futuro. Ci terremo a lungo il pasticcio che i Renzi’s brothers hanno combinato. Le Costituzioni non si sperimentano. E non si prendono in prova come le colf.

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Quanto poi alla sollecitazione di non sprecare l’opera dei parlamentari viene soltanto da ridere. Che cosa diremmo ad un imprenditore edile che ha costruito un ecomostro e che tenta di fermare le ruspe lamentando che così si distrugge il lavoro dei suoi operai?

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Nelle foto di Formiche.net ce ne è una che raccomando. Ritrae un Bill Clinton dallo sguardo allupato che si avvicina, di spalle, a Maria Elena Boschi, durante la Convention democratica. Forse – chissà? – voleva chiedere delle delucidazioni sulla riforma costituzionale. (Foto tratta dal profilo Instagram di Maurizio Molinari, direttore della Stampa, scattata durante la convention democratica a Philadelphia, ndr)

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Se qualcuno vuole definirmi “cicciottello” lo faccia pure. Vista la mia stazza l’uso del vezzeggiativo è una gentilezza.

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