Dopo le indiscrezioni sulla possibile cessione di Magneti Marelli a Samsung Electronics da parte di Fiat Chrysler Automobiles (FCA), e le voci di un possibile stallo delle trattative per un disaccordo sul prezzo pubblicate dal coreano The Bell, Giulio Sapelli, storico ed economista, spiega in una conversazione con Formiche.net le ragioni che potrebbero spingere il capo azienda Sergio Marchionne a disfarsi di una parte così importante del suo business e la grave perdita che ne deriverebbe per l’Italia: sarà pure un affare per il gruppo capitanato da Marchionne – dice Sapelli – ma di sicuro sarà un pessimo affare per l’Italia. Per questo Sapelli si chiede: cosa fa il governo Renzi?, non dice nulla?
COSA FA E QUANTO VALE MAGNETI MARELLI
L’azienda italiana nata nel 1919 col nome di F.I.M.M. (Fabbrica Italiana Magneti Marelli), da una joint-venture tra la Fiat e la Ercole Marelli, ha la sede centrale a Corbetta (Milano), conta circa 40.500 addetti, 89 unità produttive, 12 centri di ricerca e sviluppo e 30 centri applicativi, ed è presente in 5 continenti e 19 Paesi. Nel 2015 ha registrato 7,3 miliardi di euro di fatturato.
È fornitore di prodotti e sistemi ad alta tecnologia per il mondo automotive, come batterie per auto, bobine, centraline, navigatori, quadri di bordo, sistemi elettronici, sistemi di accensione, sistemi di illuminazione, infotainment & telematica, sistemi di scarico e sospensioni per auto e motoveicoli. Tra le sue aree di business vi è anche la produzione di sistemi elettronici ed elettromeccanici per le competizioni in Formula1 e MotoGP.
LE PRIORITÀ DI MARCHIONNE
“Non si tratta di una vendita qualunque – commenta Sapelli -. E rispecchia le abitudini di Marchionne a vendere agli amici degli amici. Il vice presidente di Samsung, Lee Jae Yong, già dal 2012 siede infatti nel cda di Exor, società d’investimento dalla Famiglia Agnelli”.
“Magneti Marelli – continua l’editorialista del quotidiano Il Messaggero – è leader nell’elettronica del movimento ed ha un valore industriale e tecnologico elevatissimo. Se l’acquisizione dovesse andare in porto – aggiunge Sapelli – Fca si priverebbe di una parte essenziale. E lo fa per l’unica ragione di abbassare il debito che è superiore ai 5 miliardi di euro. Mentre il colosso coreano non avrebbe difficoltà a finanziare l’acquisizione, contando su una liquidità di 70 miliardi di dollari. Se non ci fosse questa impellente necessità, credo non se ne libererebbe facilmente”. Ma c’è anche un’altra ragione dietro il progetto marchionnesco: “Tagliare il debito è l’obiettivo prioritario per Marchionne, prima di lasciare la sua posizione di amministratore delegato nel 2019, anche perché gli permetterebbe finalmente di trovare il terzo partner di cui è in disperata ricerca”, fa notare Sapelli.
I NUMERI DELL’OPERAZIONE
Secondo Bloomberg l’operazione varrebbe oltre 3 miliardi di dollari (circa 2,68 miliardi di euro) e potrebbe andare in porto entro l’anno, mentre secondo le ultime indiscrezioni di stampa Samsung sarebbe disposta a sborsare una cifra intorno al miliardo di dollari. “Non si tratterebbe di uno scambio in azioni – precisa Sapelli – ma totalmente cash”.
Finora a farsi avanti sembra essere stata solo l’Asia: “Gli unici possibili acquirenti di cui è giunta notizia erano delle compagnie cinesi, ma Obama aveva già manifestato la sua contrarietà. Dopo aver salvato la Chrysler con alcuni miliardi di dollari gli sembrava improprio vendere un pezzo di quella che adesso è anche della Chrysler”, spiega Sapelli.
GLI OBIETTIVI DI SAMSUNG
L’interesse della coreana Samsung per il mercato della componentistica auto non è nuovo: “Lo scorso anno ha creato una divisione per lavorare nel campo dell’automotive e a luglio ha comprato una quota dell’azienda cinese Byd, specializzata nelle auto elettriche, per circa 451 milioni di euro”, spiega Sapelli. Nel 2009 inoltre l’azienda asiatica ha siglato un accordo di cooperazione con la stessa Magneti Morelli per lo sviluppo di nuovi prodotti nel settore dell’automotive, in particolare nell’ambito dei quadri di bordo, dei dispositivi per la navigazione e l’infomobilità.
CHI CI GUADAGNA E CHI CI PERDE
Tutti contenti quindi? “A perderci è soprattutto il nostro paese. Già la Fiat ha spostato il suo cervello negli Stati Uniti, mentre Samsung sembra guardare più all’Africa. Ho molti dubbi che la sede centrale continui ad essere a Corbetta”, osserva Sapelli, che chiama in causa il governo: “A questo punto dovrebbe intervenire l’esecutivo, come accade negli altri Paesi. Chiedere di conoscere di cosa si sta discutendo e cercare di mantenere in Italia i capisaldi di un’azienda così rilevante per il nostro Paese. Ma è anche vero che da un punto di vista legale Fca non è più una società italiana, e non sarà così semplice farsi ascoltare”.