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Enel e Telecom Italia, ecco come prosegue la danza sulla banda larga

Flavio Cattaneo si sente discriminato e non ci sta a giocare in seconda linea. Soprattutto se su Telecom Italia pende la spada di Damocle da ex monopolista della telefonia. Ecco quindi le richieste di Telecom capitanata da Cattaneo nel settore della fibra: assenza di vincoli regolamentari per tutti gli operatori, o paletti anche per Enel, e rigida separazione contabile e organizzativa tra il gruppo elettrico e Enel Open Fiber, la controllata per la fibra, in modo che i soldi delle bollette non vadano a finanziare lo sviluppo della nuova rete a banda ultra larga. E ancora, annullamento della delibera del Garante 120 del 2016 che regola la vendita wholesale e del bando di Infratel per Abruzzo, Emilia Romagna, Lombardia, Molise, Toscana e Veneto, del 3 giugno 2016.

Il contrattacco di Cattaneo, iniziato alcuni mesi fa come segnalato a suo tempo da Formiche.net, ha avuto origine dopo l’avanzata del gruppo elettrico nella partita della fibra ottica. Ecco a chi si è rivolta e perché la società presieduta da Giuseppe Recchi.

LA CONTROFFENSIVA DI CATTANEO

La controffensiva di Telecom Italia, che potrebbe far vacillare gli obiettivi del piano per la banda ultra larga del governo approvato il 3 marzo 2015, si gioca su più fronti e coinvolge diversi soggetti. Di mezzo c’è un ricorso al Tar del Lazio contro il Garante per le Comunicazioni (l’Agcom), il ministero per lo Sviluppo economico e Infratel, società in house del ministero e suo braccio operativo nell’operazione, risalente a luglio scorso e un esposto citato nei giorni scorsi da Aldo Fontanarosa su Repubblica, datato agosto, agli uffici della Direzione generale per la Concorrenza della Commissione europea, che adesso attende chiarimenti da parte del Garante italiano. Obiettivo? Colpire, o almeno correre ad armi pari, Enel, la società elettrica guidata da Francesco Starace, che è stata preferita a Telecom Italia dalla Cassa depositi e prestiti per vendere le quote di controllo di Metroweb, e che è scesa in campo per la costruzione della nuova Rete.

LE RICHIESTE DI TELECOM

Telecom Italia contesta, chiedendone l’annullamento, la delibera del Garante (la 120 del 2016) che regola la vendita wholesale indicando che i prezzi devono essere applicati a condizioni eque e non discriminatorie. I legali di Telecom Italia contestano il fatto che Infratel stabilisca i prezzi del noleggio della rete in caso di un finanziamento pubblico totale mentre questo compito per legge è in capo al Garante. La richiesta finale di Telecom include anche l’annullamento del bando di Infratel per Abruzzo, Emilia Romagna, Lombardia, Molise, Toscana e Veneto, del 3 giugno 2016.

L’AVVERTIMENTO DI CATTANEO

Da mesi il gruppo ribadisce la necessità di un contesto regolatorio uguale per tutti, che metta cioè tutte le imprese nelle stesse condizioni di competere, facendo più volte appello all’Antitrust per disciplinare il mercato nell’ipotetica assenza ormai di una situazione di monopolio.

“È giusto far rispettare le regole a Telecom. Però poi vogliamo che queste regole vengano applicate a tutti. E le regole vanno date prima, non dopo, e devono essere uguali per tutti”, ha sottolineato il manager di Telecom. Per evitare “asimmetrie”, che si tratti di “società pubbliche o semi-pubbliche o private o semi-private”. Le intenzioni erano chiare fin dall’inizio: “Per difendere i nostri interessi certamente andremo in ogni sede”. Ad esempio? “C’è anche l’Europa, ci sarà pure un giudice a Berlino”, ha detto Cattaneo a maggio scorso in un’audizione in Senato in cui ha parlato anche di “esposti”.

COSA SOSTIENE TELECOM

Meno paletti a Telecom o maggiori regole ad Enel. È questa in sintesi la teoria in casa Telecom spiegata Formiche.net da ambienti vicini al gruppo: “Nel momento in cui Telecom non è più l’unica ad avere la rete di accesso ma c’è concorrenza infrastrutturale, e considerato in particolare il fatto che una serie di suoi competitor, quasi tutti, hanno detto che il wholesale lo compreranno dall’Enel, viene meno il presupposto stesso per cui essa debba essere regolamentata”.
Da cui deriverebbero quindi due opportunità: “O l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato regolamenta anche i nuovi attori, oppure deregolamenta Telecom nelle aree in cui c’è la concorrenza infrastrutturale, che è quello che è successo nel mobile alla presenza di 4 operatori infrastrutturati”, è l’idea ricorrente all’interno della società.
Il motivo, come spiegato in un articolo pubblicato su questo sito è il seguente: “Se i nuovi entranti sono deregolamentati e Telecom mantiene la regolamentazione potrebbe succedere il paradosso che il nuovo entrante fornisca un collegamento e lo venda wholesale ad una determinata cifra, mentre l’operatore telefonico per obblighi di regolamentazione ne debba offrire uno, magari anche meno prestazionale, a due volte tanto”, commentavano fonti vicine alla società.

LE ULTIME MOSSE

Anche l’accordo siglato nelle scorse settimane con A2A per lo sviluppo comune delle infrastrutture in fibra ottica a Milano può essere letto come uno smacco ad Enel. Il gruppo di tlc potrà conta di utilizzare le canaline di A2A per la posa della fibra ottica o di progettare sviluppi comuni sulla rete. L’alleanza con A2A riguarderà inizialmente le aree di Milano in cui Telecom Italia non utilizza la rete di Metroweb. L’accordo potrebbe presto estendersi, con la stessa A2A, ad altre città.

“Il risultato – ha spiegato Andrea Biondi sul Sole 24 Ore – potrebbe essere un possibile progressivo abbandono, da parte di Telecom, della rete della società entrata nell’orbita di Enel Open Fiber, con conseguente spostamento sulla rete proprietaria, che passerà nelle infrastrutture di A2a”.

“Ci piace molto come sta agendo l’amministratore delegato del gruppo di tlc sul network della fibra – hanno commentato – la mossa potrebbe mettere pressione a Enel Open Fiber”, hanno commentato gli esperti di Mediobanca salutando con entusiasmo l’operazione siglata tra Telecom e A2a. Pollice su per Telecom anche da parte di Equita e ICPBI.

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