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Tutti i dettagli sulla furia dell’uragano Matthew verso gli Stati Uniti

È arrivato negli Stati Uniti l’uragano Matthew, considerato dalle stime il più potente tra quelli che negli ultimi dieci anni hanno scaricato la propria furia sul suolo americano: la costa orientale della Florida è battuta da diverse ore da piogge e venti molto forti. Il governatore Rick Scott ha già annunciato che il passaggio di Matthew potrebbe avere “conseguenze catastrofiche”. Tremila soldati della Guardia Nazionale sono stati mobilitati per accompagnare la Fema, la protezione civile, nelle operazioni di soccorso: è in piedi un ordine che attraverso lo stato di emergenza federale ha imposto a un milione di persone l’evacuazione.

La perturbazione sembra essersi indebolita nelle ultime ore, secondo le stime del National Hurracane Service che la classificano di categoria 3 in un scala che arriva al massimo a 5. È un comportamento comune, gli uragani avvicinandosi alla terra ferma si indeboliscono rapidamente, ma anche restasse a categoria 3 sarebbe uno dei più forti tra quelli che hanno colpito la Florida negli ultimi anni – l’ultimo paragonabile, Wilma nel 2005, mentre è stimato di potenza superiore a Sandy, che nel 2012 provocò ingenti danni nel paese.

L’uragano è salito verso la costa statunitense dopo essere passato per i Caraibi, dove il bilancio delle devastazioni per il momento parla di oltre trecento morti e migliaia di feriti. La maggior parte delle vittime si trovavano nei villaggi di pescatori (dove le case sono per lo più capanne) lungo la costa a sud-est di Haiti – la penisola Tiburon. Molte persone sono state uccise dalla caduta di alberi e dall’esondazione dei corsi d’acqua ingrossati dalle precipitazioni: solo nel dipartimento meridionale di Roche-a-Bateau sono morti in almeno 50. In tutta l’area sarebbero oltre trentamila le abitazioni distrutte.

Il reporter della BBC Tony Brown, che si trova proprio nel sud di Haiti, ha raccontato di aver visto immagini di persone che cercavano scavavano tra le macerie lasciate dalla tempesta a mani nude, senza l’aiuto dei soccorsi che non erano riusciti ad arrivare a causa del crollo di ponti e dei detriti che hanno bloccato alcune strade e reso inaccessibili diversi villaggi. Si pensa che il bilancio definitivo sia destinato a salire: secondo il delegato speciale per Haiti delle Nazioni Unite, Mourad Wahb, ci sarebbero circa 350 mila persone che hanno necessità di aiuto nell’isola, e ad aumentare le difficoltà dei soccorritori c’è anche l’isolamento dovuto all’interruzione della corrente elettrica e delle comunicazioni telefoniche in vaste aree, con gli impianti distrutti dai venti.

Il picco della tempesta, che oltre su Haiti ha scaricato la propria energia su Cuba prima e Bahamas poi, dovrebbe arrivare negli Stati Uniti intorno alle 14 ora italiana (le 8 del mattino sul fuso della East Coast). I media americani riportano che durante la notte le piogge sono state violentissime, mosse da venti che hanno superato i 200 km/h: oltre 1400 voli aerei sono stati cancellati giovedì e altri 1200 venerdì, si teme per le strutture della Nasa a Cape Canaveral, che sarà uno dei punti in cui la forza del fenomeno atmosferico si abbatterà per primo (sebbene gli esperti evidenziano che gli impianti sono progettati per resistere a questo genere di evenienze).

Anche Georgia e South Carolina sono in allarme, perché si trovano sul percorso che l’uragano dovrebbe seguire prima di dissolversi sopra all’Atlantico: una traiettoria teorica che investe aree occupate da diversi milioni di persone. Centinaia di migliaia di evacuazioni sono state imposte anche in alcune contee costiere di questi due stati; Nikki Haley, governatrice repubblicana del South Carolina ha detto: “Ora è il momento di pregare”.

(articolo aggiornato alle ore 11,30)


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