C’è il serio pericolo che si torni alla guerra fredda tra Usa e Russia. E non ce n’è alcun bisogno. Il rischio, tra l’altro, è che l’escalation sia mossa da motivazioni elettorali della politica Usa. Trump usa i russi per delegittimare Hilary, Obama lo copia e usa le spie per delegittimare Putin. Le Presidenziali Usa somigliano, sempre di più, alla politica italiana del ventennio trascorso, quando berlusconismo e antiberlusconismo si combattevano con mezzi pre-politici e senza esclusioni di colpo. Contribuendo a delegittimare la politica nel suo complesso.
E’ il segno di uno scadimento, di un imbarbarimento e di un impoverimento della politica Usa: due contendenti scadenti, senza visione che si combattono in modo da procurare la rovina comune. E guai per il mondo. Obama, per favorire Hillary, diventa olio sul fuoco. Lui vuole dimostrare che il pericolo russo sopravanza quello islamico. Che l’Ucraina sopravanza l’Isis. Che Assad vale una guerra. Che la linea di demarcazione tra guerra e pace passi in Europa e non in Medio-Oriente.
La uscita di scena di Obama rischia di coincidere con un bilancio drammatico della sua Presidenza: non solo la pace è stata sconfitta in Medio-Oriente negli anni di Obama ma si è aggiunta la guerra fredda in Europa. Davvero un bilancio catastrofico. Inutile dire che, in tutto questo, brilla l’assenza dell’Europa. La Cina lontana sta a guardare. La sua politica è stata sempre fregarsi le mani e aspettare che Usa e Urss si facessero la guerra (fredda).
Ma l’Europa è incomprensibile: ha interesse a evitare la guerra fredda, deve dialogare necessariamente con la Russia per sacrosante ragioni economiche, deve collaborare con la Russia per combattere il terrorismo. E invece assiste impotente allo squasso. Si divide sui decimali della crescita, su meschini interessi nazionali e trascura il pericolo della guerra fredda. Davvero un brutto momento.