Le barricate di Goro contro l’arrivo nella cittadina del ferrarese di dodici donne con i loro 8 bambini, i muri che vengono alzati in Europa orientale, il dramma che si ripete ininterrotto nel Mediterraneo. L’emergenza migranti diventa ogni giorno più grave tra arrivi di massa e proteste inarrestabili, mentre l’Unione Europea continua a sfoggiare la sua ormai conclamata incapacità di decidere e incidere sul tema. Una situazione di caos che presto potrebbe chiamare agli straordinari la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, l’organo internazionale – non facente parte dell’Ue – che vigila sul rispetto dei diritti umani da parte dei 47 Paesi aderenti alla convenzione del 1950 sulla salvaguardia delle libertà fondamentali.
Non tutti lo sanno ma dal settembre del 2015 la guida un nostro connazionale, il magistrato Guido Raimondi, secondo italiano nella storia a ricoprire questo incarico. Formiche.net lo ha incontrato ieri a Roma nel corso di un appuntamento promosso dall’Istituto di Studi Politici San Pio V cui hanno partecipato, oltre al presidente dell’organizzazione Antonio Iodice, anche l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Gianni Letta e il presidente emerito della Corte Costituzionale Giuseppe Tesauro.
“Per l’Europa non dare una risposta all’altezza – in un momento drammatico come questo – equivarrebbe a mancare un compito storico“, ha osservato Raimondi, che poi, con un filo di ottimismo, ha aggiunto: “Finora nessuno ci è riuscito ma l’obiettivo rimane quello di trasformare questo problema epocale in un’opportunità di sviluppo e di benessere per tutti“. “Come Corte siamo consapevoli di trovarci in prima linea in questa crisi migratoria che non ha precedenti nella storia“.
Una crisi che inevitabilmente porterà nei prossimi mesi a una valanga di ricorsi: “Finora non c’è stata, ma sono ancora in corso nei vari Paesi le procedure di asilo. Quando termineranno, è assai probabile che riceveremo moltissimi ricorsi ma siamo ben attrezzati a farvi fronte grazie ai principi elaborati nel corso degli anni”. Il primo e fondamentale è il rispetto della dignità umana “che si deve anche ai clandestini: vanno sempre sempre trattati in modo adeguato, la loro accoglienza richiede la predisposizione di strutture che gli offrano conforto“. Gli insediamenti abusivi – stile “Giungla” di Calais – non sembra affatto che rispondano a questi requisiti. Non a caso proprio in questi giorni è in corso lo sgombero da parte delle autorità francesi, sul quale Raimondi ha detto di non avere ancora aperto fascicoli: “La Corte è un organismo reattivo: non può agire se non è adita con un ricorso. Per ora non ci sono ma inevitabilmente ne avremo“.
L’altro principio inderogabile cui la Corte fa riferimento nelle sue pronunce è la non discriminazione: “Dobbiamo essere molto chiari su questo: i migranti non devono essere trattati in modo diverso senza che vi sia una ragione di diritto che lo giustifichi“. Il tema che, però, fa più discutere è quello della cosiddetta retenzione amministrativa, ossia il diritto degli Stati di privare i migranti della loro libertà personale. A tal proposito – ha sottolineato Raimondi – “la Convenzione europea legittima i Paesi aderenti a una decisione del genere“. Ma con diversi però: “Gli Stati hanno questo diritto ma possono privare i migranti della libertà personale solo per il tempo strettamente necessario. Inoltre la Corte impone un rispetto assoluto della diligenza: la persona privata della libertà non deve essere trattenuta un minuto in più del necessario. E naturalmente occorrono un base legale chiara e una garanzia giurisdizionale“.
E i muri anti-migranti che hanno costruito alcuni Paesi dell’Europa Orientale come Ungheria e Slovenia? Sono in linea oppure no con i diritti e le libertà sancite dalla Convenzione del 1950? “In linea di principio la Corte ha sempre affermato che gli Stati sono liberi di regolare i flussi migratori. Ma costruire un muro da cui possono derivare gravi violazioni dei diritti umani, è naturalmente un altro discorso“. Insomma, i muri anti-migranti potrebbero essere sanzionati dalla Corte soprattutto per le conseguenze che creano, tra cui la nascita ai loro piedi di insediamenti di disperati nei quali è difficile credere sia rispettata la dignità umana.