Skip to main content

Le nuove frontiere della terapia genica

Di Andrew Witty
Lucia Monaco, Alessandro Aiuti e Andrew Witty

Inventare nuovi trattamenti è qualcosa di estremamente difficile e complesso, ma inventare una classe terapeutica completamente nuova è decisamente molto raro, e credo che tutti nel mondo guardino con ammirazione ai progressi fatti qui in Italia negli ultimi quindici o vent’anni. Immaginare dove questi nuovi trattamenti potranno portarci nel prossimo decennio in termini di potenziale trasformazione della salute umana e di possibilità di curare malattie altamente debilitanti come l’Ada-Scid, è a dir poco entusiasmante.

In GSK siamo molto orgogliosi di essere parte di tutto questo. E siamo molto orgogliosi di Strimvelis, una scoperta fatta a Milano, in Italia. Da molti anni GSK ha una sede in Italia, siamo la più grande azienda farmaceutica del Paese, e quasi un dipendente su dieci che opera nel settore farmaceutico in Italia è un collega Gsk. In Italia abbiamo una grande ricerca ed è stato scoperto anche il vaccino per la meningite B. E Strimvelis è un altro grande primato per la nostra azienda.

Nella mia esperienza, i grandi progressi della scienza sono quasi sempre il risultato di grandi competenze scientifiche, grandi intelligenze e fortuna. E, tipicamente, la fortuna interviene quando due o tre persone, ciascuna con il proprio pezzo di equazione, si incontrano e stabiliscono una connessione. Solo l’incontro fa sì che l’equazione possa essere completa. In questo senso, la scoperta di Strimvelis sarebbe stata impossibile senza le spinte organizzative e di contatto che hanno contraddistinto il suo percorso. Nessuna singola organizzazione avrebbe potuto raggiungere simili risultati, se non in sinergia con le altre parti. Ma per creare un team bisogna lavorare insieme e creare il giusto ambiente. Questo è il motivo principale per cui i governi, come in questo caso il governo italiano, hanno ragione quando decidono di dare priorità agli investimenti in ricerca. Puntare sul finanziamento della ricerca basata in Italia permetterà lo sviluppo di ulteriori nuove scoperte come Strimvelis.

Siamo orgogliosi di aver collaborato a una scoperta da primato come questa ed è stato naturale assicurarci che il prezzo deciso per questa terapia seguisse la logica della massima sostenibilità e accessibilità per garantirne il più ampio accesso. Stimiamo che ogni paziente trattato con Strimvelis permetterà al sistema sanitario di risparmiare nell’arco di dieci anni fino a 2,5 milioni di euro per paziente.

Sono la capacità di lavorare insieme per risolvere problemi complessi e la volontà di individuare il modo migliore per garantire ampio accesso alle cure che innescano una spirale di ottimismo per il futuro dei nostri settori altamente tecnologici. Elementi imprescindibili sono il lavoro di squadra e la necessità di garantire l’accesso e GSK è totalmente impegnata lungo questa linea. Importante è poi sottolineare che in Italia non solo è stato stato scoperto un nuovo farmaco o un nuovo trattamento. Possiamo, credo, ragionevolmente affermare che è stato forse scoperto un nuovo settore industriale. Tuttavia, quello di cui c’è bisogno ora, affinché gli sforzi non siano vani, è far sì che si crei una catena di fornitura e distribuzione che permetta a queste nuove tecnologie di entrare nel mercato in modo diffuso, rendendole disponibili al maggior numero di pazienti. Ora c’è l’opportunità, per l’Italia e per i soggetti coinvolti in questo sviluppo, di scrivere il prossimo capitolo non di un business farmaceutico, ma di un nuovo settore, quello genetico, con potenzialità non solo di estendere l’aspettativa di vita, ma di curare le malattie.

Vorrei davvero incoraggiare il governo italiano a trasformare l’ottimismo di oggi nell’ambizione di domani, un’ambizione di respiro internazionale. Perchè intelligenza e cuore sono presenti insieme in questo Paese. Il prototipo è stato messo a punto: si tratta ora di capire se il Paese vorrà o meno cogliere appieno questa opportunità. Alla fine degli anni 60 francesi e britannici lavorarono insieme per creare il primo aereo supersonico civile, la più incredibile opera ingegneristica di questa era. Ma furono incapaci di convertire questo sforzo in una piattaforma industriale in grado di trasferire al genere umano le sue positive conseguenze. Quello che ora dobbiamo chiederci è se siamo in grado, insieme, di industrializzare questo prototipo affinché ne possano beneficiare decine di migliaia di persone in tutto il mondo. Questo percorso potrebbe dare, a Paesi come l’Italia, l’energia e l’impulso necessario per rilanciare la tanto ricercata crescita economica.

L’immagine di un bambino guarito può essere quindi associata all’immagine degli straordinari avanzamenti scientifici che potenzialmente sono in grado di portare al Paese un contributo eccezionale anche dal punto di vista economico e industriale.

Andrew Witty (Ceo di GSK)

×

Iscriviti alla newsletter