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Tutti i numeri del “Rapporto Immigrazione e Imprenditoria 2016” di MoneyGram e Idos

MoneyGram

Sono più di 550mila le aziende a guida immigrata registrate in Italia alla fine del 2015, il 9,1% del totale, e producono 96 miliardi di euro di valore aggiunto, il 6,7% della ricchezza complessiva. Lo rivelano i dati del Rapporto annuale “Immigrazione e imprenditoria”, curato dal Centro Studi e Ricerche Idos, in collaborazione con MoneyGram e Cna, e presentato martedì a Roma nella sede di Unioncamere.

LE PERFORMANCE DELL’IMPRENDITORIA STRANIERA

In particolare, tra il 2011 e il 2015 le aziende con titolare straniero sono aumentate di oltre il 21% (+97mila). Le imprese immigrate hanno fatto segnare andamenti positivi per tutte le forme giuridiche, con incrementi particolarmente sostenuti delle stesse società di capitale (+44,2% e +10,8% solo nell’ultimo anno). Mentre nello stesso periodo il numero delle imprese registrate nel Paese ha fatto rilevare un calo complessivo dello 0,9%. Sono soprattutto ditte individuali: in 8 casi su 10 (79,9% vs il 50,9% delle imprese guidate da nati in Italia).

STRADA ANCORA IN SALITA SUL FRONTE INNOVAZIONE

Sono ancora relativamente poche, d’altra parte, le esperienze che si caratterizzano fin da subito per una preponderante vocazione innovativa e ad alto valore tecnologico. A fine 2015, su 5.143 start-up iscritte nell’apposita sezione del Registro delle imprese, sono 112 quelle con una compagine societaria a prevalenza immigrata, il 2,1% del totale, e 629 quelle con almeno un componente immigrato (12,2%).

I SETTORI DI ATTIVITÀ

Per quanto riguarda i settori di attività, il commercio resta il principale ambito di attività (200mila aziende), segue l’edilizia (129mila). Forte anche il comparto manifatturiero (oltre 43mila imprese), caratterizzato come l’edilizia da una prevalente dimensione artigiana. Dai dati Unioncamere risulta inoltre che alla forte presenza immigrata tra imbianchini e carpentieri o nel trasporto merci e nella confezione di abbigliamento, si affianca oggi una crescente partecipazione alle aziende di sartoria, giardinaggio, pulizie, come pure nella panetteria o nella ristorazione take away.

LA NAZIONALITÀ DEGLI IMPRENDITORI

Tra gli imprenditori, i più numerosi sono i marocchini (14,9%), seguiti da cinesi (11,1%) e romeni (10,8%) e, quindi, da albanesi (7,0%), bangladesi (6,5%) e senegalesi (4,4%): sei collettività che da sole raccolgono più della metà del totale. Non solo. Ciascun gruppo si concentra in specifici comparti. Qualche esempio: è cinese la metà di tutti gli immigrati responsabili di ditte manifatturiere, come pure un quarto di quelli dediti al comparto ristorativo-alberghiero. Quasi la metà di quelli attivi in edilizia, invece, sono romeni o albanesi.

IN CHE REGIONI OPERANO

Quasi un terzo delle imprese immigrate opera in Lombardia (19,1%) e nel Lazio (12,8%). Seguono la Toscana (9,5%), l’Emilia Romagna (8,9%), il Veneto (8,4%) e il Piemonte (7,4%) e, quindi, la Campania (6,8%).

LA FASE DI MATURITÀ DELL’IMPRENDITORIA IMMIGRATA

“Questi dati consentono di concludere”, afferma il sottosegretario al Lavoro e alle Politiche Sociali, Luigi Bobba, che “è possibile passare dall’imponente crescita dell’imprenditorialità immigrata a una fase di piena maturità, con grande beneficio per il “Sistema Italia”. Una fase che includa non solo l’aumento delle imprese, ma anche la crescita dell’innovazione e della dimensione transnazionale. La stabilità del soggiorno, come ha evidenziato una indagine dell’Ocse, favorisce questo sviluppo”.

IMMIGRATI: SOLIDA BASE DEL TESSUTO ECONOMICO

Per Massimo Canovi, MoneyGram vice presidente per il Sud Europa e il Mediterraneo, “Con oltre mezzo milione di PMI, gli imprenditori immigrati rappresentano ormai una solida base del tessuto economico nazionale”. Il problematico scenario che ha caratterizzato l’economia italiana dal 2008 ad oggi è stato in parte reso meno aspro dall’impegno imprenditoriale degli stranieri residenti in Italia.

IL DINAMISMO DEGLI IMPRENDITORI STRANIERI

Questo, sottolinea Ugo Melchionda, presidente di Idos, “porta ad apprezzare maggiormente il dinamismo espresso dagli imprenditori nati all’estero. In Italia il percorso ascensionale degli imprenditori immigrati non si è lasciato scoraggiare dall’inflazione delle norme e delle disposizioni applicative, dalla burocrazia eccessiva, dal credito difficoltoso e da altri molteplici fattori frenanti. Ora si tratta di valorizzare al meglio questo apporto”.


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