La guerra interna al credito cooperativo è finita, con i vincitori e i vinti del caso. E nella corsa verso la costituzione di un gruppo autonomo dalla Federcasse presieduta da Alessandro Azzi (nella foto), che martedì si è riunita in assemblea dichiarando fallito l’obiettivo di creare un gruppo unico, la Cassa centrale banca di Trento (Ccb) ha potuto contare (e potrà continuare a farlo) sull’appoggio di un importante partner industriale: Dz Bank, terza banca tedesca e azionista al 25% di Cassa centrale dal 2007. Una sponda preziosa, per stessa ammissione del presidente di Cassa Giorgio Fracalossi (qui l’intervista a Formiche.net) nella delicata operazione di ricapitalizzazione (600 milioni) propedeutica al progetto scissionista con cui Ccb punta a riunire Bcc e casse rurali del Nord est in un unico soggetto dotato di un patrimonio vicino agli 1,4 miliardi, candidato a diventare il sesto gruppo bancario italiano.
TUTTI GLI UOMINI DI DZ BANK
Chi c’è sul ponte di comando della banca teutonica quotata alla Borsa di Francoforte e che spalleggia Trento? Alla guida del gruppo figura il ceo Wolfgang Kirsch, classe 1955 con un trascorso (25 anni) in Deutsche Bank. Braccio destro di Kirsch è Hans-Bernd Wolberg, che in Dz Bank ricopre la carica di deputy ceo. Nato nel 1952 deve gran parte della sua esperienza alle banche popolari (volksbank), dove ha trascorso circa 15 anni. A capo della divisione corporate c’è invece Uwe Berghaus, nato nel 1963 a Bensberg, mentre la struttura locale (territori) è affidata a Frank Westhoff. Tra gli altri membri del board, Henning Deneke-Jöhrens e Ulrich Birkenstock.
DAL MATTONE ALLE ASSICURAZIONI (PASSANDO PER IL RETAIL)
Il core business del gruppo cooperativo tedesco, cui fanno capo circa 900 bcc ma ben radicato in Asia e Stati Uniti, è rappresentato dall’anima commerciale, ovvero la raccolta e il prestito di denaro. Il grosso della clientela è dunque rappresentato dal retail. La banca ha inoltre un robusto ramo nel real estate (Immobilien), attraverso due strutture in house cui finora si sono rivolti circa 6 milioni di clienti nel mondo: la Schwabish Hall e la Dg Hyp. Un’ultima banch è quella assicurativa, dove Dz è attiva attraverso la controllata Versicherung.
LA STRUTTURA AZIONARIA
Per quanto riguarda l’assetto proprietario del gigante tedesco, il 94% del capitale è in mano alle banche cooperative locali, mentre un altro 4,9% lo detengono alcune cooperative tedesche. Più interessanti le partecipazioni di Dz Bank presso altre banche o imprese. Oltre al 25% di Cassa centrale, la banca è attiva anche nelle costruzioni, attraverso la Ceskomoravska stavebni sporitelnadi Praga, la più grande società di costruzioni della Repubblica ceca, di cui Dz detiene il 51%. Ancora, l’istituto tedesco detiene il 33% della Raiffeisen Banca Pentru Locuinte di Bucarest, in Romania nonchè il 38,5% della Magyar Takarékszövetkezeti Bank Zártkörüen Müködö Részvénytársaság, di Budapest, tra le maggiori casse di risparmio ungheresi.
QUANTO MACINA IL PARTNER DI CCB
In una recente lettera agli azionisti il ceo Kirsch sottolineava come il 2015 si fosse chiuso con profitti ante-imposte per 2,4 miliardi di euro. In un’altra missiva il manager di Dz annunciava invece come nella prima parte del 2016 la banca tedesca avesse accumulato profitti per 1,5 miliardi, staccando una cedola da 62 milioni di euro. Nel dettaglio, stando ai risultati comunicati lo scorso giugno dall’istituto, l’utile netto del gruppo è salito dai 913 milioni di giugno 2015 agli 1,1 miliardi dell’anno successivo, mentre i depositi dei clienti sono saliti dai 96 miliardi del 30 giugno 2015 ai 127 del primo semestre 2016. Quanto al numero di dipendenti, si è passati dai quasi 30 mila del 2015, ai 28 mila del 2016. Il tutto mantenendo la AA- di S&P e di un Core Tier 1 al 13,3% (13% nel 2015). Ma forse, come spiegato dal ceo di Dz nelle sua ultima lettera alle bcc azioniste, sui risultati in crescita del 2016 ha influito la maxi-fusione con un altro gigante cooperativo con sede a Dusseldorf e a capo di tutte le bcc della Renania e della Westfalia, Wgz Bank, annunciata dai rispettivi board a novembre 2015.
LA FUSIONE CON WGZ BANK
Il 2016 ha infatti portato in dote una delle operazioni di M&A più importanti dell’anno, ovvero il matrimonio con l’istituto Wgz bank. La fusione, annunciata nell’autunno del 2015 e completata il 29 luglio di quest’anno, ha portato Dz Bank sul podio delle banche tedesche, elevandola a terzo gruppo in Germania. Kirsch, già ceo di Dz è rimasto alla guida del nuovo colosso bancario, mentre al suo fianco è subentrato il ceo di Wgz, Wolberg. La sede inoltre è rimasta quella storica di Dz, a Francoforte . Nel dettaglio, i due partner hanno indicato che tramite l’operazione le attività di Wgz Bank sono state trasferite a Dz. In cambio gli azionisti di Wgz hanno ottenuto otterranno azioni Dz nell’ambito di un aumento di capitale. A fine marzo l’Antitrust tedesco aveva già dato il via libera alla fusione tra i due istituti di credito.
LA BANCA CON LA PASSIONE PER L’ARTE
Dz ha una passione tutta particolare, quella per la fotografia. L’istituto tedesco vanti una collezione di oltre 6.000 scatti, opera di 550 artisti. La Dz Bank colleziona infatti arte legata al mondo della fotografia da vent’anni di attività, istituendo periodicamente premi in denaro per gli artisti emergenti.
IL SOSTEGNO A CASSA E IL COMING OUT DI CHIANTIBANCA
Tornando al rush finale verso l’ultimo atto della riforma del credito cooperativo, i tedeschi di Dz Bank hanno già ufficializzato il loro appoggio alla ricapitalizzazione e, dunque, all’intero progetto autonomista di Cassa, lo scorso ottobre a Verona, in occasione della presentazione del piano a un’ottantina di Bcc. Non è certa però la quota precisa della partecipazione all’aumento. Da alcuni ambienti vicini a Cassa centrale infatti, filtra l’intenzione di Dz di fare un po’ di spazio ad altre Bcc italiane aderenti, riducendo così la propria quota di aumento. Un’accelerazione in questa direzione l’avrebbe data, due giorni fa, la decisione dell’assemblea di Chiantibanca, di aderire al progetto di Trento a discapito di quello targato Federcasse.
COSI’ FEDERCASSE HA ALAZATO BANDIERA BIANCA
Intanto, come da previsioni della vigilia, Federcasse ha certificato l’impossibilità di riunire tutte le Bcc in un unico soggetto. “L’Assemblea”, si legge in una nota, “dopo aver ascoltato la relazione del presidente Alessandro Azzi (nella foto), ha preso atto della non praticabilità di tale soluzione. Il presidente Azzi ha tuttavia sottolineato il ruolo di Federcasse nell’assolvimento dei compiti a lei assegnati – in primo luogo la rappresentanza degli interessi del credito cooperativo nel lungo e complesso progetto di riforma e di averlo fatto con risultati soddisfacenti – ricordando il ruolo cardine della Federazione italiana “in questa fase costituente verso il nuovo assetto del Sistema”. Lo stesso Azzi, che in molti volevano dimissionario, ha deciso per il momento di rimanere alla guida dell’associazione. “La questione non era all’ordine del giorno” ha spiegato una fonte.