Non solo Mps, ma anche Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Carige e altre ancora. Non è solo riservato potenzialmente al Monte dei Paschi di Siena il cosiddetto scudo che il governo si appresta a varare per garantire il futuro agli istituti di credito più in ambasce tra svalutazioni di crediti in sofferenza, aumenti di capitale tribolati e operazioni di fusioni in cantiere.
GLI OBIETTIVI DEL GOVERNO
Il governo prepara le munizioni nel caso di qui a venerdì venga chiamato a farsi carico del salvataggio del Monte dei Paschi. Ieri sera il consiglio dei ministri, al termine di una riunione lampo, ha infatti approvato una relazione in cui chiede al Parlamento la possibilità di modificare i saldi di bilancio relativi al 2017 per aumentare di 20 miliardi il debito pubblico. Il premier Paolo Gentiloni l’ha chiamata «operazione salva-risparmio». Il governo non entra nel merito della situazione delle singole banche perché «ci sono operazioni di mercato aperte» e per bocca del ministro dell’Economia Piercarlo Padoan parla semplicemente di «operazione precauzionale».
IL DOSSIER MPS
Dopo il via libera parlamentare, il governo è pronto a varare il provvedimento per mettere di fatto in sicurezza non solo l’istituto di credito retto dall’amministratore delegato Marco Morelli (nella foto) alle prese con una delicata operazione che prevede da un lato la conversione in azioni delle obbligazioni subordinate, dall’altro la vendita di uno stock rilevante di sofferenze bancarie e infine una ricapitalizzazione, di fatto necessaria – come svelato da Formiche.net – a coprire in particolare i costi della misura sugli Npl. Se l’aumento di capitale privato e l’intervento del fondo Atlante sulle sofferenze non andranno in porto, così come la conversione dei bond subordinati non centrasse gli obiettivi prefissati, sarà il Tesoro a salire nel capitale di Mps, in cui ora detiene circa il 4%..
IL CASO ATLANTE
Ma lo scudo governativo non coprirà solo il Monte dei Paschi di Siena ma potenzialmente potrà interessare anche altre banche. A dimostrazione che l’operazione frutto di una scelta sistemica e concordata tra pubblico e privato come il Fondo Atlante non è stata ritenuta all’altezza di risolvere i problemi strutturali del sistema creditizio dopo gli interventi della Bce che hanno imposto una rilevante ricapitalizzazione patrimoniale alle banche, anche per effetto del peso dei crediti incagliati.
IL NODO VENETO
Infatti le due banche venete che hanno in corso una fusione – ossia Popolare di Vicenza e Veneto Banca – pur avendo come azionista il fondo Atlante presieduto da Alessandro Penati potranno aver bisogno di un aumento di capitale che sarà appannaggio, nel caso, del Tesoro. La cessione dell’imponente pacchetto di sofferenze presenti nei bilanci dei due istituti produrranno perdite che eroderanno parte del patrimonio, ricostituito peraltro pochi mesi fa proprio dal fondo Atlante. “Occorreranno – stima il Sole 24 Ore – altri 2 miliardi di nuovo capitale per la futura nuova banca che nascerà dalla fusione”, operazione alla quale è al lavoro il nuovo amministratore delegato della Popolare di Vicenza, Fabrizio Viola, già alla testa del Monte dei Paschi di Siena.
EFFETTO CARIGE?
Ma in una mappa ideale delle banche che potranno essere ricomprese dall’intervento del governo c’è anche Carige: “Il mercato – scrive Fabio Pavesi del Sole 24 Ore di oggi – propende per un fabbisogno fra i 300 e i 500 milioni di euro”. Inoltre c’è il nodo delle cosiddette good banks. Se Ubi le acquisirà a un prezzo simbolico dovendo scontare il nuovo flusso di sofferenze, allora – aggiunge Pavesi – “si aprirà un buco da 1,8 miliardi nel Fondo di Tutela che aveva ricapitalizzato le nuove banche poco più di un anno fa”.