Aggiornamento delle 18:35. La polizia ha diffuso un primo identikit del sospettato. Sì chiam Amri Anis, su di lui c’è una taglia da 100mila euro.
Già nel primo pomeriggio lo Spiegel e altri giornali tedeschi avevano scritto che un tunisino di 24 anni sarebbe l’uomo che la polizia tedesca sta cercando come sospettato responsabile per l’attentato di Berlino – dove lunedì sera un camion ha investito diverse persone in un mercatino di Natale, uccidendone 12. Il camion ha percorso una sessantina di metri e poi si è bloccato uccidendo 12 persone e ferendone una cinquantina: l’azione è stata rivendicata dallo Stato islamico nella serata di martedì. Pochi minuti prima l’unico sospettato fino a quel momento, un rifugiato pakistano di 23 anni arrestato subito dopo la strage, era stato liberato dalla polizia perché non c’erano prove sufficienti contro di lui – l’uomo si era sempre dichiarato innocente, e secondo quanto appreso dal Guardian non è vero che è stato seguito per due chilometri da un testimone, ma era stato perso quasi subito, e la polizia avrebbe proceduto all’arresto sulla base di un identikit fornitogli.
Da quanto riportano i media tedeschi un documento dell’attentatore è stato trovato all’interno del camion (una circostanza che indubbiamente ricorda ancora quello successo a Nizza, dove in un attacco simile il terrorista lasciò la propria patente all’interno dell’abitacolo del tir, tanto che si può pensare a un modo scelto per firmarsi — al netto dei complottisti). Era stata diffusa anche un’identità parziale del tunisino, Anis A. (ma è stato chiamato anche Ahmed A. e pare che abbia già usato otto identità diverse). Da quanto riportato, già intorno a mezzogiorno di oggi, mercoledì 21 dicembre, le squadre speciali della polizia tedesca erano in preparazione per una missione in Renania Settentrionale-Vestfalia, regione di nord-ovest al confine con i Paesi Bassi (l’informazione è stata diffusa dall’agenzia Dpa) dove Anis A. avrebbe vissuto per un periodo prima di trasferirsi a Berlino. L’azione è scattata in serata, poco prima della diffusione dell’identikit. Pare, ma anche in questo caso sono le prime informazioni, che Anis A. durante la sua permanenza iniziale in Germania abbia avuto contatti con una cellula guidata da un iracheno di nome Abu Walaa, arrestato nell’ambito di un’operazione di polizia l’8 novembre e considerato uno dei principali reclutatori dell’IS attivi nel paese, dove le istanze radicali seguono un’ampia diffusione geografica.
Die Polizei fahndet nach Anis A. Er suchte Mittäter für einen Anschlag. https://t.co/cJpdkcItQL pic.twitter.com/73xPHR0xSp
— BILD (@BILD) 21 dicembre 2016
Non ci sono ancora dati più precisi sul ricercato e mancano le dichiarazioni ufficiali se non quelle di Ralf Jäger, loquace ministro degli Interni della Renania Settentrionale-Vestfalia protagonista di un appello alla calma mentre si parlava di possibili attacchi ai mercati di Natale una mesata fa. Jager conferma in parte quello raccontato da alcune fonti alle Tv tedesche: “Il giovane tunisino sospettato di essere l’autore dell’attentato di Berlino era gia’ nel mirino delle forze dell’ordine tedesche ed era indagato per la preparazione di un altro attentato”. A novembre c’era stata una segnalazione all’antiterrorismo. L’uomo sarebbe arrivato per richiedere asilo in Germania nel 2015, dove però pare gli sia stato rifiutato (pare sia passato per l’Italia). Il documento ritrovato nel tir sarebbe quello che viene chiamato “Duldung”: in pratica una atto che mette in stand by la richiesta di asilo e blocca il provvedimento di espulsione – Anis A. doveva essere rimpatriato, ma un anno fa la Tunisia non ne ha riconosciuto la cittadinanza e ha potuto farlo perché l’uomo era senza documenti di identità validi ha spiegato il ministro regionale. Si pensa che sia armato: da ieri questa supposizione ha preso corpo perché l’autista che avrebbe dovuto guidare il camion per conto di una società di trasporti polacca a cui è intestato, è stato trovato ucciso da un colpo d’arma da fuoco all’interno del camion. L’uomo si chiama Lukasz Urban e lavorava per la ditta di suo cugino: trasportava barre di acciaio, doveva consegnare lunedì pomeriggio, ma lo scarico era saltato per motivi logistici e rinviato alla mattina seguente, così avrebbe trascorso la notte a Berlino. Dalle 16 di lunedì pomeriggio si sono persi i contatti con lui: probabile che l’attentatore lo abbia aggredito, ucciso, e rubato il camion. Alcune ricostruzioni parlano invece di una sorta di dirottamento: l’attentatore ha ferito con diverse coltellate Urban, ma lo ha ucciso solo finita la sua azione omicida.
Sia Jager, che il ministro dell’Interno federale Thomas de Maiziere hanno ricordato che le ricerche di Anis A. sono incentrate sul fatto che sia “un sospettato”, ma questo non vuol dire che sia per forza il responsabile.