La polizia ha diffuso maggiori informazioni su Anis Amri, il tunisino di 24 anni sospettato per l’attentato di lunedì sera a Berlino – le impronte sono state trovate all’interno del veicolo. Uno dei documenti dell’uomo è stato ritrovato nell’abitacolo del camion usato per la corsa omicida di sessanta metri tra le bancarelle e i clienti di un mercatino di Natale al centro della capitale tedesca. Dopo il gesto il tunisino è fuggito e per ora è ancora a piede libero, probabilmente armato di un coltello e di una pistola, con i quali ha ucciso il polacco autista del tir “dirottato”. Ci sono centomila euro di ricompensa della Bka, la polizia federale, per chi fornirà dritte alla polizia utili per la cattura. Diffuso anche un mandato d’arresto europeo: non è escluso infatti che possa aver lasciato il paese e sfruttato contatti esterni (è noto per esempio che la cellula che ha colpito lo scorso novembre a Parigi fosse in collegamento con elementi di Dusseldorf, e dunque possibile il viceversa).
È PASSATO PER L’ITALIA
Nel 2011, dopo la rivoluzione che ha portato alla caduta di Zine Bel Ali, è partito da Oueslatia, cittadina centrale della Tunisia, dove si vive ancora lontani dai successi democratici della rivolta, nel centro impoverito del Paese, bacino colturale per l’attecchimento delle istanze radicali tra i giovani arrabbiati (negli anni la Tunisia ha dato il maggior contributo di volontari partiti per unirsi alla corte del Califfo e alla sforzo jihadista della Jabhat al Nusra in Siria). Si imbarca per Lampedusa. Arriva al centro di accoglienza di Belpasso senza documenti ma si dichiara minorenne (in realtà non lo è) e per questo viene trattenuto, passano pochi mesi e insieme ad alcuni amici viene arrestato per gli scontri con la polizia che portarono all’incendio del centro (lesioni, minacce, appropriazione indebita). Sconta il carcere in Italia (si è radicalizzato nelle galere italiane?). Scontata la pena, quattro anni dopo è pronto un provvedimento di espulsione, ma senza documenti la Tunisia decide di non accettarlo e il procedimento decade – nel suo paese era stato arrestato più volte per abuso di sostanze stupefacenti, era una testa calda da tenere a distanza. L’Italia lo segnala nel database europeo, ma lui uscito a maggio dal carcere, a luglio ha già preso la strada della Germania (arriva a luglio 2015). Qui inizia a ruotare le identità: ogni volta che viene fermato ne cambia una, dice di essere marocchino, egiziano, libanese, sempre senza documenti. Vive a Berlino, ma ha una fissa dimora registrata all’ostello per profughi di Emmerich, in Nordreno-Westfalia. Da lì ha chiesto asilo, ma la domanda è stata respinta a giugno di quest’anno, perché nel frattempo, a gennaio, era stato inserito insieme a oltre 500 altri elementi considerati dalle intelligence “molto pericolosi” nella lista del GTAZ (il centro per la Difesa dal Terrorismo), il core della mappa jihadista tedesca: conversazioni monitorate e controlli serrati su di lui, divieto di volo alzato dagli Usa. Una fonte racconta al Guardian che l’uomo nei primi giorni del 2016 aveva cercato complici e armi (che avrebbe preso in Francia secondo altri media tedeschi) per un’azione terroristica, e questo avrebbe alzato l’attenzione su Amri. Vive sotto traccia, a luglio viene riconosciuto durante un fermo di routine su un pullman, gli viene notificato il provvedimento di espulsione, ma anche questa volta la Tunisia senza carta di identità non lo accetta indietro, non siamo sicuri sia un nostro concittadina dicono da Tunisi. Stand by con appresso il “Duldung”, il documento trovato sul camion che ne attesta lo stato di sospeso tra la Germania e il paese in cui sarà rimpatriato. Da novembre è un fantasma, sfuggito ai controlli a cui era sottoposto.
I CONTATTI COL RADICALISMO ESPLOSIVO
Gli inquirenti danno per certi i suoi contatti con Abu Walaa, nato in Iraq 32 anni fa, al secolo Ahmad Abdulaziz Abdullah, immigrato dal 2011 in Germania: vive a Hildesheim, in Bassa Sassonia, lo chiamano “il predicatore senza faccia”, è considerato il più importante dei reclutatori dello Stato islamico nel Paese (nota: Walaa ha sempre negato coinvolgimento con l’IS). È stato arrestato l’8 novembre poco distante da casa insieme ad altre quattro persone prese in Nordreno-Westfalia, la regione dove ha vissuto Amri prima di Berlino. Su di lui l’accusa di essere la guida di una cellula di reclutamento. L’operazione a tappeto condotta all’inizio di novembre che ha portato alla luce la figura di Walaa ha interessato tutto il territorio tedesco (la mappa è del Welt) e ha messo la censura sul gruppo di predicazione Die Wahre Religion (“La vera religione”), entità salafita dalla linea dura, “vietata e sciolta” come detto dal ministro dell’Interno Thomas de Maizière.
Non è ancora del tutto chiaro se esista una membrana osmotica che sfrutti le predicazioni salafite per passare estremizzazioni ulteriori da far attecchire tra i giovani tedeschi, però molti sono i segnali: diversi i minorenni indottrinati a compiere atti estremi (due settimane fa fermato addirittura un dodicenne che voleva far esplodere la bomba rudimentale messa nel suo zaini proprio in un mercato natalizio). Amri avrebbe avuto anche contatti con Hasan C, agente di viaggi di Duisburg-Reinhausen, da dove si crede abbia radicalizzato diversi giovani musulmani, e con Boban S, altro noto predicatore di odio di Dortmund. Quattro persone che hanno avuto rapporti con Amri sono state fermate nel frattempo.