Oggi è un giorno lieto. I metalmeccanici nei luoghi di lavoro si sono espressi sull’ipotesi di rinnovo contrattuale siglata a Roma da Fim, Fiom e Uilm con Federmeccanica-Assistal lo scorso 26 novembre. Il risultato dimostra come l’intesa in questione sia stata apprezzata dagli addetti interessati , anche al di là di ogni rosea previsione. I metalmeccanici nei tre giorni in cui si è svolto il referendum hanno detto Sì e sancito in modo netto e deciso la bontà di un accordo contrattuale che si estende, con una durata quadriennale dal 2016 al 2019. Si tratta di un rinnovo del Ccnl determinato in modo unitario che, come abbiamo più volte messo in risalto, mette al centro il primo livello di contrattazione e rafforza quello aziendale. Per paradosso, la novità di questo contratto è che il livello nazionale prefigura il futuro della contrattazione stessa.
Abbiamo compiuto una scelta che dimostra come i metalmeccanici,ogni volta che ci mettono mano, siano capaci di innalzare il livello delle relazioni industriali, esistente in questo Paese, e di porle in modo avanzato e moderno all’attenzione di chi lavora in ambito confederale per la riforma del sistema contrattuale. E’ cambiato il sistema di difesa del potere di acquisto dei salari, che non si basa più su scommesse ex ante, ma su verifiche ex post. Ed è cambiato il rapporto con il welfare contrattuale, che diventa l’asse portante delle conquiste contrattuali. Il contratto in sé non fissa quindi una cifra media di aumento delle retribuzioni, sia pure scadenzato in un dato periodo, ma un nuovo rapporto tra i due livelli della contrattazione. Al primo livello, quello del contratto nazionale, viene assegnato il compito di difendere il potere d’acquisto delle retribuzioni, mentre quello aziendale, potrà far crescere tale potere, determinando quindi un eventuale arricchimento reale dei lavoratori. L’accordo stabilisce infatti che ogni anno, a partire dal mese di giugno, i minimi contrattuali cresceranno proporzionalmente alla crescita dell’inflazione verificatasi nell’anno precedente. Si tratterà dunque di un recupero ex-post, che impedirà il verificarsi di scostamenti in alto o in basso rispetto all’andamento dell’inflazione reale.
Nel nuovo sistema, quindi, una eventuale crescita del potere d’acquisto dei metalmeccanici è demandata solo alla contrattazione aziendale. Contrattazione che dovrà definire, peraltro, solo premi di risultato interamente variabili. Altrimenti, tali premi potranno essere assorbiti, ad eccezione della parte eventualmente eccedente, dalla crescita dei minimi contrattuali. Per i sindacati, l’esistenza dei due livelli è decisiva perché sanno che, come attesta Federmeccanica, la contrattazione aziendale si esercita, di fatto, solo nelle aziende medio-grandi, cioè in quelle in cui è impiegato il 70 per cento della categoria. Senza la protezione del contratto nazionale, le buste paga di un terzo dei metalmeccanici sarebbero destinate a subire nel tempo un sicuro assottigliamento. C’è, poi, ilwelfare nel contratto nazionale. In questo senso si determina la crescita dall’1,6 al 2 per cento della retribuzione del contributo che le imprese versano per ogni dipendente al fondo Cometa. Inoltre, c’è l’ estensione a tutti i metalmeccanici, e ai loro familiari (anche conviventi), delle prestazioni di sanità integrativa fornite da Meta Salute. Infine, si afferma il diritto soggettivo dei lavoratori alla formazione professionale. A tale fine, le imprese che non dovessero organizzare propri corsi di formazione dovranno mettere a disposizione dei propri dipendenti fino a 300 euro nel triennio affinché essi possano provvedere scegliendo dei corsi gestiti al di fuori dell’azienda.
Oltre al welfare contrattuale, c’è quello aziendale.Si tratta di forme di welfare assunte, e quindi diversificate, a livello aziendale, ma in base a quantità definite dal contratto nazionale. Si chiamano flexible benefits, buoni detassati che saranno messi a disposizione dei dipendenti per sostenere spese specifiche (rette di asili nido, libri scolastici, spese di trasporto compresi buoni benzina, etc.). Buoni che dovranno essere pari a un importo di 100 euro nel 2017, 150 euro nel 2018 e 200 euro nel 2019. Per quanto riguarda l’inquadramento professionale, il nuovo contratto demanda alla contrattazione aziendale la facoltà di sperimentare nuovi schemi; questi ultimi dovranno poi costituire la base per una proposta, elaborata da un’apposita commissione, che dovrà poi essere la base di un nuovo inquadramento da inserire nel prossimo contratto nazionale. A ciò si aggiunga che il nuovo contratto nazionale assegna ruoli particolarmente significativi, a livello aziendale, alle Rsu (Rappresentanze sindacali unitarie) per ciò che riguarda la gestione degli orari flessibili e agli Rls (Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza) per costruire misure di prevenzione rispetto alla nocività e alla rischiosità degli ambienti di lavoro.
Ebbene, i lavoratori hanno apprezzato questo impianto contrattuale votando a favore dell’accordo in questione. Se in quello che si realizza nel mondo del lavoro sovente si registrano reazioni positive, altrettanto non si può dire per quel che accade nella vita del Paese. Il referendum confermativo sulle proposte di ammodernamento costituzionale promosse dal governo di Matteo Renzi è stato bocciato dai cittadini che si sono espressi lo scorso 4 dicembre. Il risultato ha determinato le dimissioni del governo in carica e la nascita di un nuovo esecutivo guidato dal premier Paolo Gentiloni. E’ evidente che, una volta armonizzata la legge elettorale tra il sistema in vigore per l’elezione della Camera dei Deputati e quello elettivo per il Senato della Repubblica, ogni giorno sarà buono per una nuova crisi di governo. Questa volta, però, non ci sarà una ricomposizione attraverso le consultazioni del Presidente della Repubblica, ma potrebbe determinarsi lo scioglimento anticipato delle camere e nuove elezioni. Tradotto significa che dalla prossima primavera saremo di nuovo in campagna elettorale in vista delle imminenti elezioni politiche. Tutto questo discorso per dire che il risultato contrattuale determinato tra i metalmeccanici acquisisce ancor più valore. Se la trattativa si fosse protratta dopo l’esito referendario sulla riforma istituzionale, difficilmente avrebbe potuto avere un esito positivo. Ora la nostra attenzione si concentra sulla Conferenza di organizzazione che svolgeremo a Pesaro dal 21 al 22 febbraio. Un’assise in cui prefigureremo l’assetto del nostro sindacato negli anni a venire. All’Undicesima Conferenza in questione prenderanno parte 250 nostri delegati sindacali. Contribuiremo così al dibattito sindacale con la capacità di cui siamo capaci di pensare, esporre idee, indicare soluzioni. Mai come ora è necessario andare avanti nella valorizzazione delle presenza Uilm sui luoghi di lavoro e sul territorio e occorre ricercare sinergie con tutte le categorie della Uil che operano nel settore industriale per una maggior condivisione dell’azione sindacale.I lavori saranno improntati sul buon contratto basato su Lavoro e Salute. Ma proprio il clima di difficoltà esistente tra le forze politiche in questo momento, caratterizzato da un Paese diviso a metà, determina ancor di più il ruolo centrale che deve svolgere il sindacato in ambito nazionale, quasi per determinare le condizioni di una riappacificazione sociale. Si può ritrovare l’equilibrio se il Paese riprende a crescere, anziché rimanere bloccato su ragionamenti determinati da alchimie politiche.
ol contratto dei metalmeccanici abbiamo offerto il nostro contributo alla ripresa, liberando risorse per le famiglie dei lavoratori interessati che possono incrementare il livello dei consumi domestici. Ma questo risultato è importante, ma non sufficiente. Occorre ora incrementare il livello produttivo del settore industriale, in particolare di quello manifatturiero, innalzando il livello degli investimenti privati e pubblici verso le infrastrutture materiali ed immateriali. La giusta sinergia tra quanto potranno fare sindacati ed imprese a favore di Industria 4.0 può rivelarsi determinante. Se le imprese investono sulla persona e gli impianti aziendali; se il sindacato si fa carico responsabilmente dell’andamento imprenditoriale garantendo lavoro e perseguimento dei fini comuni, si realizza il principio sovrano della partecipazione. Il Paese può realizzare uno scatto in avanti ed il sindacato può essere determinante a realizzare questo obiettivo. A Pesaro lo diremo con franchezza: puntiamo a salvaguardare il lavoro, considerando l’azienda come uno dei beni primari da tutelare: rinnovare il contratto per noi ha significato proprio la conseguenza del lavoro prodotto, teso a garantire i giusti incrementi salariali ai lavoratori attraverso la contrattazione nazionale e quella aziendale.
La sfida che vogliamo concretizzare è quella basata su un nuovo modello di sviluppo fondato su salari e produttività crescenti, nonché su merito e responsabilità; i presupposti sono il posizionamento su settori ad alto valore aggiunto e l’investimento in ricerca e sviluppo, per l’innovazione del prodotto. E se questo vuol dire partecipazione in prospettiva, quella basata a breve e medio termine si determinerà proprio sulla gestione contrattuale da qui al 2019. Abbiamo realizzato davvero un buon contratto, ma non saremmo riusciti a muovere un passo senza lo sforzo corale del popolo metalmeccanici che ci ha sostenuto nel corso della trattativa e che ci ha confermato il sostegno con l’esito del referendum del 21 dicembre. Grazie di cuore. Continuiamo così!