A dicembre 2016 è stato pubblicato un working paper che misura per i paesi dell’Unione economica e monetaria se il rispetto dei criteri di convergenza, sanciti dal Trattato di Maastricht, abbiano un effetto positivo sulla crescita economica reale o meno.
I criteri di convergenza sono il rapporto tra debito e Pil al 60 per cento e il deficit dello Stato entro il 3 per cento del Pil. L’analisi empirica va dal 1970 al 2014; considera quindi un lungo periodo antecedente il Trattato di Maastricht e questo da un alto rende più robusto il risultato, evidenziando chiaramente una tendenza di lungo periodo, dall’altro lo limita perché prima del 1998 nessuno aveva chiaro in che modo fosse vincolante il meccanismo di adesione all’Unione, quanta sovranità sarebbe stata ceduta. Il risultato empirico della ricerca è che la relazione tra crescita reale dell’economia e debito pubblico nei paesi dell’Ue è forte, tranne che per i paesi che hanno debito maggiore del 60 per cento.
Quale è l’implicazione per i paesi che hanno un debito superiore al 60 per cento (es. Francia, Italia, Grecia)? Che i criteri di Maastricht ammazzano la crescita. Il risultato empirico per l’Italia indica che la perdita in termini di crescita causata dall’austerità di Maastricht si assesta a circa 0.21 punti percentuali l’anno, per la Francia il dato è molto simile (0.2), per la Grecia 0.19 punti percentuali l’anno. Questo risultato è disarmante, ma non certo inatteso. Forti sono, infatti, le critiche all’austerità prodotta dai criteri di Maastricht e dalla loro versione più aspra, il Fiscal Compact.
C’è di nuovo, invece, che questo studio è stato realizzato da economiste tedesche, Bettina Bökemeier e Christiane Clemens, e pubblicato da un prestigioso centro di ricerca con sede a Monaco di Baviera, il CesIFO.
Il vantaggio di essere membro dell’area euro è, quindi, importante per i paesi con un livello di debito pubblico inferiore al 60 per cento, che hanno un forte guadagno di crescita, bassa inflazione, cambio stabile e forte integrazione commerciale. L’austerità prodotta dai criteri di convergenza di Maastricht per i paesi con debito pubblico superiore al 60 per cento spiega i prolungati periodi di crescita zero, la bassa inflazione e la perdita di competitività.
La soluzione? Gli economisti tedeschi direbbero di abbattere il debito, manco fosse un elefante nella savana. Gli italiani riflettono sull’allentamento dei criteri di Maastricht, sulla realizzazione di un’Unione monetaria di tipo A e B con criteri differenziati, sulla svalutazione dell’euro, sull’economia sommersa.