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Beppe Grillo, le bufale giornalistiche e il bizzarro garantismo a 5 stelle

Allora, Beppe Grillo ha impresso o no una svolta garantista ai Cinque Stelle? Si parla naturalmente del nuovo codice etico scritto dal Capo, Garante e Padrone del movimento e poi approvato via web da un numero esiguo di iscritti, circa 30mila su 135mila, significativamente in calo rispetto pure agli 87mila che a settembre si espressero sul Non Statuto che aboliva (finalmente) le espulsioni on line dei militanti dissidenti, sgraditi o poco coerenti per lasciare a Grillo l’ultima parola. I media tanto odiati da Grillo, hanno parlato appunto di nuovo garantismo; lui s’è affrettato a definirla l’ennesima bufala dopo che la solita rete era insorta indignata: niente svolta.

Per capire come davvero stanno le cose, è utile confrontare il nuovo codice con quello in vigore in occasione delle ultime amministrative che hanno eletto sindache Virginia Raggi e Chiara Appendino. Ieri si diceva (Sanzioni, punto 9) che sindaco, assessori, consiglieri hanno l’obbligo di dimettersi non solo in caso di condanna penale di primo grado, ma anche qualora il loro nome sia iscritto nel registro degli indagati per fatti penalmente rilevanti, e la rete o i garanti del Movimento decidano in tal senso. Insomma, per capirci, fuori Paola Muraro, assessora all’Ambiente indagata per reati ambientali (e comunque ce n’è voluta per convincere lei e la sindaca a rispettare il diktat), ma domani anche la Raggi qualora venisse raggiunta, come da un po’ si sussurra, da avviso di garanzia.

Il nuovo codice, invece, è meno drastico e più completo. Tutto uguale (Presunzione di gravità, punto 4) per la condanna in primo grado: dimissioni, anche in caso di patteggiamento o di prescrizione intervenuta dopo il rinvio a giudizio. Purché si tratti di reato commesso con dolo, e con l’eccezione dei reati d’opinione e di diffamazione sui quali può però decidere in senso contrario, a sua discrezione, il Garante (Grillo) o il collegio dei probiviri. E ricevere un avviso di garanzia? “Non comporta alcuna automatica valutazione di gravità”, recita il nuovo codice, che però anche in questo caso lascia a Grillo la discrezionalità di comminare la sanzione.

Per molti commentatori, le nuove norme sono state scritte solo ed esclusivamente per mettere in sicurezza Virginia Raggi sulla quale potrebbero abbattersi nuovi provvedimenti giudiziari. Tra i tanti, originale l’intervento di Marco Taradash sul “Foglio”: fa notare che Grillo, condannato in primo grado per omicidio colposo (un incidente stradale di molti anni fa) e più volte per diffamazione, ora potrebbe candidarsi alle prossime elezioni: il nuovo codice del Movimento glielo consentirebbe.

Ora, al di là delle illazioni e delle post verità, resta la realtà di un regolamento che non condanna più alle dimissioni obbligate chi riceva un avviso di garanzia (era ora, aggiungo io), ma nello stesso tempo regala al capo del movimento sempre più potere discrezionale: alla fine sarà lui a decidere se quella comunicazione giudiziaria debba tradursi nelle dimissioni.

Non so come la vedete voi, ma un sistema in cui decide uno solo, un movimento in cui “uno vale uno” ma – peggio che tra gli animali di Orwell – uno solo comanda, a me sembra assai poco garantista. E più che la democrazia mi ricorda qualche dittatorello da repubblica delle banane. Forse cominciano a pensarlo anche i fan del movimento, visto il numero risibile di chi ha votato il codice. Ma quest’ultima per Grillo sarà certamente l’ennesima bufala giornalistica…

(Post pubblicato su Facebook)


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