Skip to main content

L’ira dei britannici per il quadrupede ingoiato

Sulla tavola del Regno Unito il cavallo era stato bandito fin dagli anni quaranta e la notizia della scoperta di tracce di dna equino all’interno degli hamburger in vendita in alcuni supermercati ha disgustato in tanti. Così come ha fatto infuriare la comunità musulmana la notizia della presenza di maiale, in alcuni casi anche al 75% del campione.

Adesso compare una possibile giustificazione: “Le tracce di Dna di cavallo riscontrate negli hamburger messi in vendita in alcune grandi catene britanniche potrebbe provenire dagli additivi aggiunti al prodotto piuttosto che da carne fresca. Si tratterebbe di polveri ad alto contenuto proteico aggiunte al macinato”.

Non si può certamente ignorare il fatto che tale ipotesi sia stata avanzata dal quotidiano Guardian che cita fonti interne alla Tesco, la catena in cui il caso è stato registrato ai livelli più inquietanti (con una percentuale del 29% di presenza di Dna equino). Negli hamburger in vendita nei supermercati Tesco la presenza di carne fresca è limitata al 63% mentre il 37% viene da altri elementi.

E non mancano le scuse: “Noi e i nostri fornitori vi abbiamo deluso e vi chiediamo scusa”. Con queste parole la catena di supermercati britannica Tesco si è scusata con i clienti per la presenza di carne di cavallo in hamburger venduti nei suoi negozi. Le scuse sono state pubblicate tramite l’acquisto di pagine all’interno di alcuni giornali britannici.

Un altro quotidiano britannico, The Independent, mette in evidenza invece che casi simili potrebbero ripresentarsi considerati i tagli nel settore degli ‘analisti’ incaricati di sovrintendere alle qualità dei cibi messi sul mercato dalle grandi catene di distribuzione . Dal 2000 a oggi i laboratori specializzati, nota il quotidiano, sono scesi da 31 a 17.



×

Iscriviti alla newsletter