Abbiamo letto, con interesse, nei giorni scorsi, dichiarazioni ed articoli di prestigiosi personaggi dedicati sia alla relazione della Corte dei Conti sul Bilancio consuntivo Inps 2015 (e previsioni per il 2016) che al 4° rapporto di Itinerari previdenziali sullo stesso bilancio Inps 2015. La Corte dei Conti ha parlato di azzeramento del patrimonio del’Istituto, passato da 41,2 mld nel 2011 a -7,8 mld a fine 2017. In dettaglio, gli ultimi risultati di esercizio sono risultati costantemente negativi, attestandosi a – 12,48 mld nel 2014 ed a -16,30 mld nel 2015. Secondo Marro (Corriere della Sera, 16/02/17) “dai tempi del Superinps (ossia dall’inglobamento dell’Inps di Indap ed Enpals) il patrimonio era sempre stato in attivo, ma si è ridotto progressivamente a causa dei deficit del conto economico che si scaricano sul conto patrimoniale, assottigliandolo ed infine mandandolo in rosso”.
Nei fatti, si conferma quanto ripetutamente affermato da vari esperti (a partire da Alberto Brambilla) e cioè che mentre le spese previdenziali “vere” sono totalmente coperte da contributi, invece, le spese assistenziali sono largamente “in rosso” perché lo Stato non le finanzia correttamente e tempestivamente. Si tratta di spese che – talora – figurano come prestiti all’Inps e non come doverosi contributi assistenziali. Cazzola ha ricordato che, nel 1998, Ciampi ha azzerato il debito che lo Stato aveva verso l’Inps, pari a circa 80 mld di euro attuali: il patrimonio tornò allora in attivo. Reazioni di Poletti:”Il sistema pensionistico è sostenibile!”. Reazioni di Boeri:” Si tratta di una questione contabile, le prestazioni sono garantite dallo Stato e ciò che conta non è il bilancio Inps ma quello statale!”.
Poiché di tanti soldi si tratta e poiché le pensioni sono un elemento essenziale del welfare, non ci si poteva limitare ad accettare le opinioni di questi illustri esperti, compresa quella del bocconiano presidente dell’Inps. Ossia di colui che, in questi due tronconi, nonostante le ripetute invocazioni di quasi tutte le organizzazioni dei pensionati, incluse quelle Federspev, Confedir, Dirstat, Cisal. Boeri non ha voluto fare chiarezza, mentre solo scindendo le due tipologie di bilancio avrebbe potuto mettere al muro le inefficienze della politica, che assegna in modo crescente compiti assistenziali all’Inps (che invece dovrebbe fare “solo” previdenza sociale), senza pagarne integralmente il relativo conto. A quanto ammontano, oggi, i crediti dell’Inps verso lo Stato? E non è questo un bel giochetto contabile per evitare ulteriori ampliamenti del deficit statale, perseguibili dall’Ue?
Comunque sia, proprio per questi strani concetti contabili, i pensionati sono stati ripetutamente taglieggiati negli ultimi 15 anni, quasi che la colpa dei deficit Inps fosse loro mentre era legata alla mancata copertura delle spese assistenziali, da parte di quegli stessi governi che obbligavano i cittadini pensionati a versare contributi di solidarietà e che non rivalutavano le pensioni.
(1. Continua)