“Se non ci si vuol separare bisogna saper ascoltare. Ci aspettavamo alcune aperture da Renzi e invece siamo stati solo bastonati dall’inizio alla fine. Restituirò la tessera dove l’ho presa (a Pontedera, ndr)”. Il giorno dopo l’assemblea del Pd che ha dato avvio al congresso del partito, il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi spiega così le ragioni del suo addio.
Intervista di Andrea Lattanzi.
I Graffi di Damato su Michele Emiliano
“Ora che l’assemblea nazionale del Pd è stata sciolta e bisognerà attendere la nuova, che sarà eletta da un congresso di “rito abbreviato”, come lo hanno definito gli avversari di Matteo Renzi adottando il linguaggio del magistrato in aspettativa Michele Emiliano, resta solo da sapere se e quando si potranno misurare le dimensioni della scissione lungamente minacciata.
Ma soprattutto resta da capire se alla quantità finale della scissione avranno contribuito più le sette ore scarse di discussione svoltesi nella vecchia assemblea nazionale o le due ore, contate dal nostro Bruno Guarini, che hanno impiegato i tre concorrenti delle minoranze alla segreteria – lo stesso Emiliano, Roberto Speranza ed Enrico Rossi, in ordine rigorosamente alfabetico – per emettere un comunicato congiunto di rinnovata ostilità a Renzi.
Due ore, con la rapidità dei mezzi di comunicazione oggi per fortuna esistenti, sono tante. Come tanta era stata la confusione creata fra gli avversari di Renzi dall’intervento a sorpresa pronunciato verso la fine del dibattito nell’assemblea nazionale proprio dal governatore pugliese Emiliano. Di cui a sentirlo, anche noi che ce ne siamo stati tranquilli a casa godendoci – si fa per dire – la maratona televisiva di Enrico Mentana su la 7 – non sapevamo ad un certo punto se cogliere di più l’inusuale mitezza o la disinvoltura”.
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