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Vi racconto come funziona Uber in Argentina, Brasile e Messico

Di Emiliano Guanella
uber

Vivo in Sudamerica da 17 anni. Da due anni uso Uber. A Rio de Janeiro, dopo un primo periodo di forti resistenze dei tassiti, oggi il servizio è “tollerato” dalle autorità e molto diffuso, anche perché è diventato un’ancora di salvataggio per molte persone espulse dal mondo del lavoro formale a causa della grave crisi economica che attraversa il paese.

Ho anche intervistato degli autisti di Uber per dei servizi; lavorano fino a 12 ore al giorno, sanno che devono essere gentili e disponibili con i clienti perché il sistema di valutazione dopo ogni corsa può penalizzarli. Le loro auto sono pulite, il servizio quasi sempre è ottimo. Unica pecca: molto spesso non trattandosi di autisti di professione si muovono solo con il Gps e in una città complicata e pericolosa come Rio ciò può essere un serio problema. Stanno già iniziando le prime cause di autisti di Uber che chiedono all’impresa la formalizzazione del vincolo di lavoro, per ora i giudici sono contrari.

A Buenos Aires le cose sono diverse. La giustizia ha dichiarato illegale Uber, le banche locali non accettano di abilitare la carta di credito per Uber ai propri clienti, il sindacato dei tassisti, una vera e propria mafia (qualche anno fa il fratello del segretario del sindacato venne trovato morto in un auto, fu un regolamento di conti interni) si organizza per attaccare o far cadere in imboscate i malcapitati autisti di Uber. Violenze e intimidazioni e i passeggeri hanno paura. A Città del Messico, invece, Uber paga una tassa al governo locale ed è ormai accettato; ne ho preso recentemente uno all’aeroporto senza nessun problema.

A Berlino, dove sono stato recentemente, Uber lavora “in coppia” con i taxi; se non c’è un Uber nei paraggi, arriva un taxi e la tariffa resta quella del servizio di trasporto automobilistico privato. Scrivo tutto ciò solo per dire che il mondo progredisce e che la guerra di fazioni contro servizi che indubbiamente migliorano la qualità di vita delle persone è una cosa arcaica e obsoleta. Il taxi può essere un servizio pubblico sempre e quando dia un servizio buono, a prezzi ragionevoli (e in Italia non è così) e senza minacciare con metodi fascisti e mafiosi le altre categorie. Se comuni e governo facessero pagare una tassa a Uber, garantendo però che il servizio funzioni regolarmente, i cittadini ne avrebbero solo da guadagnare. E magari i tassisti farebbero meglio, e a prezzi ragionevoli, il loro mestiere.

(Post tratto da Facebook)


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