A fine 2016 sfioravano gli 87 miliardi di euro. In calo rispetto al picco di novembre 2015 ma comunque sempre tante, troppe, le sofferenze nette in pancia alle banche italiane secondo gli ultimi dati ufficiali forniti dall’Abi. Per cercare una soluzione a questo problema, e più in generale per capire come intervenire sui crediti deteriorati, i cosiddetti Non Performing Loans (Npl), Maurizio Bernardo (nella foto), presidente della commissione Finanze di Montecitorio, ha deciso di istituire un osservatorio cui parteciperanno esperti del comparto bancario e operatori specializzati sul mercato, enti istituzionali, studi professionali e associazioni.
L’OSSERVATORIO
Secondo Bernardo, il passaggio preliminare per dar vita all’osservatorio sugli Npl consiste nell’organizzare un seminario riunendo i diversi attori pubblici e privati del settore finanziario e creditizio – tra cui Banca d’Italia, Abi, istituti di credito, università, esperti e associazioni – per comprendere obiettivi e perimetro di azione. Questo è il punto di partenza per poi gettare le basi per l’iniziativa, considerato che “la questione-Npl necessita di un lavoro strutturato e articolato nel tempo”. Per la nascita dell’osservatorio si prospettano diverse ipotesi, sia di tipo pubblico-istituzionale che privatistico.
L’INDAGINE SUL SISTEMA BANCARIO ITALIANO ALLA CAMERA
“L’idea – spiega Bernardo a Formiche.net – è maturata alla luce di quello che leggiamo e ascoltiamo quotidianamente. Alcuni mesi fa con la mia commissione ho svolto una indagine conoscitiva sul sistema bancario italiano: ebbene, tutti i soggetti che sono venuti in audizione mettevano in risalto proprio tale questione. Per questo ho pensato che fosse bene accendere un faro sull’argomento coinvolgendo le figure che sono la chiave portante del sistema creditizio”. Del resto, spiega Bernardo, “il problema delle sofferenze, e più in generale dell’entità degli Npl presenti nei bilanci delle nostre banche, è divenuto negli ultimi anni un argomento di grande interesse non solo per la rilevanza che assume per la stabilità del sistema finanziario ma anche per le indirette conseguenze sulla situazione macroeconomica del nostro Paese”. Peraltro circolano analisi dagli esiti differenti: in alcuni casi assicurano, in altri mettono in dubbio, che l’entità delle coperture e degli accantonamenti posti in essere siano adeguati alla luce degli strumenti a disposizione sul mercato per il loro smaltimento.
IL RICHIAMO DELL’OCSE E DELLA BCE
Solo pochi giorni fa è arrivato anche il richiamo dell’Ocse che nell’ultimo rapporto annuale sull’Italia rileva come il livello di incidenza dei crediti deteriorati in rapporto al capitale sia il più alto tra i Paesi dell’Unione europea. L’organizzazione guidata da Angel Gurria raccomanda di adottare un percorso a tappe, tarato banca per banca, in modo da procedere alla riduzione. Da non dimenticare che la stessa Vigilanza europea ha richiesto agli istituti di maggiori dimensioni di programmare un piano di interventi di medio periodo sugli Npl. Il presidente della commissione Finanze della Camera ritiene che la tematica vada trattata “nell’ambito dei singoli istituti perché il settore è ancora molto frammentato e segmentato tra banche di grandi, medie e piccole dimensioni, con conseguenti elevate diversità negli impieghi erogati dal momento che i vari intermediari operano in contesti economici molto diversi per tipologia di attività economiche svolte e per territori di intervento”. L’importante, sottolinea Bernardo, è agire “considerando pure che la Banca centrale europea preme perché si faccia qualcosa su questo fronte e che ad agosto scadono le garanzie dello Stato”, cui finora hanno fatto ricorso solo poche banche. “Io sono favorevole a rinnovarle però occorre una fotografia reale di come stanno le cose: ritengo che se ambisci ad avere la garanzia dello Stato devi raccontare lo stato di salute della tua banca”.