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Monti sposa il modello alla danese di Ichino per riformare la riforma Fornero

Più flessibilità e insieme più tutele: è questo il progetto di modifica delle norme sul lavoro a cui starebbe lavorando Mario Monti insieme a esperti come il giuslavorista ed ex senatore del Pd, Pietro Ichino. Di fatto si tratterebbe di un aggiornamento dell’Agenda che il premier pone al centro della sua campagna elettorale. Sul progetto, scrive il quotidiano, si sarebbe raggiunta una “intesa di massima”.

La “pietra angolare” sarebbe un contratto “sperimentale”: “Obiettivo, cancellare – scrive Repubblica – le varie forme di precariato, varando uno schema contrattuale a tempo indeterminato più flessibile, meno costoso e con maggiori tutele in caso di licenziamento”.

“Nei primi due anni dopo l’assunzione, secondo la bozza, il datore di lavoro – continua il quotidiano – potrà in ogni caso licenziare il dipendente pagando un indennizzo proporzionato ai mesi di impiego. Oltre i due anni il contratto sarà rafforzato offrendo, in caso di licenziamento, un crescente sussidio di disoccupazione. Almeno in una prima fase, come ovvio, questa formula sarebbe opzionale e il rodaggio dovrebbe essere fatto entro un quadro identificato da accordi collettivi territoriali, settoriali o aziendali”. Lo schema è di fatto quello che da anni propone Ichino.

Il modello alla danese per l’outplacement

“Altro punto del programma – prosegue l’articolo – è l’outplacement: il dipendente rimasto senza lavoro avrà diritto a un servizio volto al suo reimpiego finanziato dalle aziende, che avranno così interesse ad agevolare il reinserimento dei lavoratori. Previsto anche un Fondo opportunità per i giovani – maturato a scuola e proporzionato al merito – che favorisca l’accesso a opportunità di studio o professionali che richiedono costi non sempre sostenibili da tutte le fasce di reddito. Per gli esodati, invece, sarebbe prevista (allo stato in fase embrionale) un’estensione dell’Aspi in grado di accompagnare il lavoratore fino alla pensione”.

La semplificazione alla francese

“A vantaggio delle imprenditorialità giovanile è prevista la cosiddetta semplificazione alla francese: per aziende al di sotto di un certo tetto di fatturato e guidate da imprenditori sotto un certo tetto di età saranno messe a punto agevolazioni fiscali (specie sull’Iva) e nella costituzione vera e propria e un sistema di contributi sociali snellito. Un ultimo capitolo di questa prima bozza in avanzato stato di elaborazione – conclude Repubblica – riguarda gli incentivi per il lavoro femminile. Il progetto di Scelta civica, in linea con la decisione simbolica gia’ adottata dal governo Monti del giorno di obbligo parentale paterno, introduce una serie di meccanismi per rendere economicamente conveniente che padre e madre di un neonato si assentino dal lavoro per un periodo molto simile ed equilibrato tra di loro. Come? Incentivando il congedo paterno e favorendo grazie alla leva fiscale i casi in cui uomo e donna condividono in modo equo la condivisione”.



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